DOMENICO DE VANNA   maestro della pittura
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  • Domenico De Vanna, Autoritratto, pittura ad olio, 1969

    Autoritratto

    Domenico De Vanna, pittura ad olio, 1969

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    Domenico De Vanna, pittura ad olio, senza data

    Natura silente

    Domenico De Vanna, pittura ad olio, senza data

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    Domenico De Vanna, pittura ad olio, 1925

    Paesaggio invernale

    pittura ad olio, 1925

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    Massaro Cristofaro, pittura ad olio, 1941

    Massaro Cristofaro

    pittura ad olio, 1941

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    Nudo femminile, pittura ad olio, 1920

    Nudo femminile

    pittura ad olio, 1920

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    Il ritorno dai campi, pittura ad olio, 1960

    Il ritorno dai campi

    pittura ad olio, 1960

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    Domenico De Vanna, Solo i pastori si accorsero del miracoloso evento che quella sera si compiva a Betlemme, pittura ad olio, 1962-64

    Betlemme

    pittura ad olio, 1962-64

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    Domenico De Vanna, L'ultima buona massaia, pittura ad olio, 1950

    Massaia

    L'ultima buona massaia, pittura ad olio, 1950

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    Domenico De Vanna, pittura ad olio,1968

    Dai campi

    Il ritorno dai campi, pittura ad olio,1968

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    Domenico De Vanna, Tra i salubri monti Alburni, pittura ad olio, 1972

    Monti Alburni

    Tra i salubri monti Alburni, pittura ad olio, 1972

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    Domenico De Vanna, Ritratto di fanciullo, pittura ad olio, s.d.

    Fanciullo

    Ritratto di fanciullo, pittura ad olio, s.d.

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    Domenico De Vanna, La lettura, pittura ad olio, s.d.

    La lettura

    pittura ad olio, s.d.

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    Domenico De Vanna, La famiglia del guardiano del faro, pittura ad olio, 1974

    Famiglia

    La famiglia del guardiano del faro, pittura ad olio, 1974

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    Domenico De Vanna, Processione delle vedove il Venerdì Santo con Cristo alla canna, pittura ad olio, 1971

    Processione

    Processione delle vedove il Venerdì Santo
    con Cristo alla canna, pittura ad olio, 1971

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    Domenico De Vanna, Il porto di Pozzuoli, pittura ad olio, 1971

    Il porto

    Il porto di Pozzuoli, pittura ad olio, 1971

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    Domenico De Vanna, Natura silente (vaso con fiori), pittura ad olio, 1961

    Natura silente

    (vaso con fiori), pittura ad olio, 1961

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    Domenico De Vanna, Amalfi, pittura ad olio, s.d

    Amalfi

    pittura ad olio, s.d

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    Domenico De Vanna, Testa di donna, pittura ad olio, s.d. (copertina del quaderno de 'Il Romitaggio' del 1965)

    Testa di donna

    pittura ad olio, s.d.
    (copertina del quaderno de 'Il Romitaggio' del 1965)

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    Domenico De Vanna, Autoritratto, pittura ad olio, 1968

    Autoritratto

    pittura ad olio, 1968

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    Domenico De Vanna, Mater dolorosa, pittura ad olio, 1940

    Mater dolorosa

    pittura ad olio, 1940

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  • Biografia

    Nasce a Terlizzi (Bari) il 18 agosto 1892, da Lorenzo, commerciante di pellame per calzature, e da Palmarosa, casalinga. Mostrò sin da ragazzo spiccata propensione per il disegno e i colori e dopo la licenza media tentò - invano - di ottenere una borsa di studio dagli enti locali che gli consentisse di intraprendere gli studi artistici a Napoli. Nonostante il rifiuto volle comunque seguire l'ardente vocazione e qualche tempo dopo (1910) partì per Napoli e si iscrisse all'Istituto di Belle Arti, mantenendosi con un lavoro da copista presso un notaio. Nel corso di figura e di paesaggio ebbe come insegnante Michele Cammarano. Nel 1912, con il permesso degli insegnanti, partecipò alla Promotrice Salvator Rosa col quadro "Memento", riscuotendo un inaspettato e significativo riscontro di critica, cosa che lo stimolò a prendere parte attivamente alla vita artistica italiana, esponendo in tutte le mostre dell'epoca e organizzando a Napoli, nel 1922, la sua prima mostra personale con trecento dipinti. E dopo... Londra, Parigi, Oslo, Stoccolma, in Baviera, in Carinzia, Tokio, Caracas... Ma il sogno dovette infrangersi: Il fascismo al potere si era trasformato in regime e aveva posto radici anche nel mondo dell'arte: chi voleva lavorare doveva iscriversi al PNF e al sindacato fascista degli artisti. Il nostro non accolse di buon grado l'imposizione: De Vanna era contro tutto ciò che offende la dignità dell'uomo... e così iniziò il periodo avverso, che durò molti e molti anni.
    Nel 1953 si ritirò in un luogo solitario della costiera amalfitana, Atrani, a lavorare e nell'estate organizzò una mostra personale ciclica, poi ripetuta ogni anno. Erano, quelli, gli anni che De Vanna definì "della incompetenza e del sopruso". Scriveva Michele Gargano: "Si scelse come posto di lotta Atrani, il candido paese della costiera amalfitana sospeso fra la montagna e il mare". E lo stesso De Vanna così ricordava il giorno della prima mostra estiva: "Il 4 agosto 1953 in Atrani, in questa perla incastrata tra i monti e il mare della fiabesca contrada della costa amalfitana, sulla rampa del Platamone, in quell'epoca deserta e solitaria, in un modesto locale dalle bianche pareti, odorose di fresco bianco di calce, su cui erano state amorevolmente allineate 34 nostre pitture, con l'intervento del sindaco pro-tempore, l'indimenticabile Gabriele di Benedetto, accompagnato da uno sparuto gruppo di suoi amici, a cui si accodava un altro esiguo gruppetto di curiosi locali, alle ore 11 precise, sotto un torrido e incombente solleone, innanzi al muto e solenne testimone, lo storico mare di queste leggendarie contrade, veniva inaugurata la nostra prima mostra ciclica in Atrani e nel piccolo summenzionato locale, che noi da quel momento denominammo col significativo nome de 'Il Romitaggio'". Nome che diede anche ad un periodico con il quale ancor più lottava contro coloro che, per subdoli interessi personali, attentavano alla cultura e in specie alle arti figurative, una "casta chiusa di esperti in manovre organizzative e speculative", che ogni artista subisce.

    Si spense a Napoli il 9 novembre 1980.

    Le sue opere figurano in gallerie pubbliche e private a Palermo, Napoli, Ravello, Bari, Salerno, Reggio Calabria, Roma, ecc. e all'estero.

    Ritratto del Maestro Domenico De Vanna

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  • Recensioni

    Dino Fienga, Domenico De Vanna, in Il Giornale del Mattino, novembre 1923
    (...) "Le opere di De Vanna mi ricordano con robustezza il Cézanne... partito dal desiderio di scoprire un momento della natura.... non è andato per la china della disgregazione delle cose e delle persone in un'incosistente vibrazione colorata, ma si è volto alla concretezza... un pò rassomigliante, che dà al dipinto quella immediata freschezza propria degli impressionisti... che appaga il desiderio e lascia adito al giovane artista di cercare altre vie per risolvere problemi che forse dormono in fondo al suo spirito inquieto e meditativo.

    Non bisogna però immaginarsi il De Vanna come un facitore di teorie, al contrario. Egli ha un'unica preoccupazione: dipingere, dipingere, dipingere vivendo il soggetto, sviscerando, penetrando senza mai privarlo della freschezza e della spontaneità della prima impressione del particolare momento che ha eccitato la sua sensibilità. Qui è il nocciolo della sua arte, qui la differenza, qui la sua individualità. L'impressionista vede la natura quale è, vale a dire unicamente in vibrazioni colorate, - disse Laforgue nei suoi Melanges - ed è così che la natura è per gli occhi, un'orchestra di vibrazioni luminose; ma oltre agli occhi, gli altri sensi concorrono all'intendimento dell'opera d'arte ed essi reclamano il loro intervento se non si vuole lasciare in chi osserva un certo vuoto dopo il primo voluttuoso vellicamento delle giostre dei colori.

    Questo ha ben compreso il De Vanna e perciò,più che a Monet, Sisley, Manet egli si accosta a Pissarro, Renoir, Cézanne, Degas, specie ai due ultimi di cui ha in corpo la sobrietà e la potenza d'interpretazione. Così in "Tristezza" (un angolo di parco con un vecchio pozzo, in un tramonto triste, con un cielo luminoso ed una figura che si delinea sullo sfondo), notevole per immediatezza di effetto pittorico e volume anatomico, donde parte un palpito potente di vita. E per afferrare un momento della vita e fermarlo sulla tela, nessuna tecnica più appropriata di quella del nostro: decise pennellate che si sovrappongono, si tagliano, piccoli tocchi che sembrano gli occhi del sentimento, notazioni rapide, tratti nervosi, chiazze forti e nette come corpi estranei conficcati nella tela nella foga della creazione e poi la luce... il gran mistero che egli sa fermare sulle sue tele e costringere a dar voce alla natura, a comunicare, l'anima delle cose che rivelano tutti i suoi paesaggi: "Il Vomero", "Soleggiata", "Novembre"... in cui piante, case, figure non sono secondo la solita ricetta, ma ma rivelano il paesista nato che sa ritornare alla natura, intenderne con spirito moderno il linguaggio, rivelarne la bellezza semplice e potente assieme, penetrare con l'anima sua l'anima della terra, del mare, delle rocce, delle nuvole, delle cose in una parola afferrare l'espressione passeggera, l'impalpabile spirito, l'atmosfera, come tutti i grandi maestri di questo genere di pittura, che è stata la forza pittorica del XIX secolo.

    L'anima del paesaggio, ecco il punto, giacché purtroppo se il secolo XIX è stato in pittura il secolo del paesaggio, il paesaggio è stato anche e continua ad esserlo il calvario della moderna pittura, dal momento che tutti si credono abili a stare all'aria aperta, senza pensare che disegnare quel che si vede non è, poniamo, copiare un torso al museo... ma disegnare "quel che è" intendere la realtà che ci si offre, sviscerarla, penetrarla: condizione indispensabile per dare carattere al paesaggio, per rendere il carattere particolare del luogo, della stagione, del momento, in una parola per rendere la natura capace, attraverso la tela, di iniziare un colloquio con l'osservatore e riservare nell'anima di lui pensiero, sentimento, stato.
    Nè minore penetrazione rivelano le sue figure ed i suoi ritratti, a cominciare da quel piccolo lavoro di analisi psicologica che è "Ultima prova", un autoritratto che tra i numerosi a carbone, a pastello, ad olio, è senza dubbio il più forte. Vi è in questa piccola tela, orribilmente rassomigliante, tutto il carattere dell'uomo e del particolare momento psicologico: l'artista mentre è per dare l'addio alla vita, se non precisamente fisica, certo pensante, mentre è per sfuggirgli il dono grandioso e terribile di guardare per entro agli esseri e alle cose e mostrarne l'anima.

    Domenico De Vanna non è un rivoluzionario, ma un vivificatore selvaggio, il quale dipingendo alla maniera moderna, riesce a ricollegarsi agli antichi pur restando personale. La sua arte accoppia perciò in sé il carattere della modernità e nella tecnica e nell'espressione e la sodezza composta degli antichi."(...)

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  • TESTIMONIANZE

    Matilde Serao, su "Il Giorno", scrive che "Il De Vanna si annuncia con un'originalità ed una possente personalità. Le sue pitture sono dense di un lirismo e di un affascinante senso nuovo del colore e della forma che avvolge un contenuto di profonda umanità".

    T. Viola, corrispondente di 'La Revue du Vrai et du Beau', 10/11/1923 : "Ora classico, ora romantico, ora pittore di avanguardia, egli è uno dei più accattivanti artisti che conosca.
    A Napoli, Venezia, Milano, Firenze, Monaco, Parigi ha esposto delle opere di differente carattere ma sempre stupende per intensità. (...) Paesaggi, ritratti, composizioni ad olio, acquerello, guazzo, inchiostro di china, non importa il soggetto o il procedimento tecnico per un artista così ricco di doni.
    Lontano dalle manifestazioni accademiche e contrario ad ogni convenzionalismo rappresentativo, egli cerca sempre di tradurre nelle sue opere la realtà delle cose e delle persone.
    Libero da ogni formula, sa che l'opera è tutto ciò che, in generale riesce a fissare una particella di infinita verità. Considerando l'autoritratto degli artisti dagli occhi fondi e osservatori, mi spiego il carattere forte ed affascinante delle sue opere.
    "(...)

    Morro, da 'La Revue Moderne Illustrée', Parigi, 1923 : "(...) di una straordinaria virtuosità tecnica che non si acquista facilmente con l'insegnamento ufficiale. Di questo pittore ogni espressione è originale e immediata e sembra attingere all'ispirazione stessa del momento. In ciò, credo, sia la sua vera peculiarità.(...)"

    Alfredo Schettini, in Cronache d'Arte de Il Corriere di Napoli, 1966" : (....) negli anni Venti del ‘900 De Vanna era tra i giovani pittori napoletani più colti ed evoluti, desiderosi di rinnovarsi, ma non con idee rivoluzionarie che potessero offendere il passato, denegando o fraintendendo la bella tradizione ottocentesca. Egli si prefisse di svolgere in maniera organica e coerente la sua attività, con un progressivo perfezionamento della tecnica espressiva che meglio ne articolasse gli sviluppi, armonizzandola in un vasto arco di interessi culturali. Per lui, infatti, lo sviluppo dell’espressione era, allora come oggi, il ponte che sostiene l’opera d’arte… Si volge per solito ai soggetti familiari affettuosi, colti in ore confortevoli d’intimità espressiva, onde la curva della sua malinconia si delinea senza impedimenti d’indole cerebrale e problematica, trovando nei moti di tenerezza contemplativa la sua ragione d’essere senza compromessi culturali. C’è dunque un filone di continuità artistica in queste opere, individuabili per un sostanziale denominatore pur attraverso la varietà dei mezzi rappresentativi, i quali si estrinsecano a seconda delle sensazioni e dei temi suggeriti dall’immaginazione, che poggia su valide esperienze formative. La pennellata larga, pastosa, costruttiva è intrisa di luce. "
     

    Dino Fienga, in Note d'Arte de Il Mattino, 1960 : "(...) Pittore versatile, complesso, non melodico, con una tecnica leggera, sicura, una naturale robustezza di colore che a volte fa ricordare Cézanne. De Vanna è un solitario che accarezza la melanconia dei paesaggi vasti in cui è possibile dimostrare sentimento, abilità e un sintetismo pittorico assai pieno e virtuoso. Pittore di grande sensibilità, egli è rimasto un indipendente lontano dalle manifestazioni accademiche; alieno da ogni convenzionalismo, ha cercato sempre di tradurre nelle sue tele la realtà in quanto questa suscita nel suo spirito emozioni e sentimenti."

  • Nota Bene

    Questa pagina è un mio personale e gratuito omaggio alla memoria di Domenico De Vanna, uno dei più grandi Maestri della pittura meridionale italiana del XX secolo. Le immagini dei dipinti del Maestro Domenico De Vanna presentate in questa pagina sono state recuperate da cataloghi cartacei, così come pure i testi. Questo sito non è in grado di dare informazioni in merito alle opere tantomeno di mediare alcuna compra/vendita dei dipinti del De Vanna.
    Leonardo Basile

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