BIOGRAFIA
Francesco Speranza partecipò alle edizioni della Mostra
Nazionale Quadriennale di Roma, dalla prima, del 1931, alla VIII, del 1959 ed fu
presente alla mostra di arti figurative e di arti applicate dell'Italia
meridionale "L'arte nella vita del Mezzogiorno d'Italia", tenutasi al Palazzo
delle Esposizioni di Roma nel 1953. Prese parte alla XX edizione della
Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, nel 1936, con il dipinto
"La partenza del legionario" e fu presente alla XXI edizione, nel 1938, con
"Paesaggio" ed alla XXIV edizione, nel 1948, con il dipinto "Paesaggio".
La Pinacoteca Corrado Giaquinto di Bari conserva 5 suoi dipinti mentre tre sue
opere, tra le quali il dipinto "Piazza Cavour a Bitonto", del 1945, sono
conservate presso la Galleria Nazionale della Puglia "Girolamo e Rosaria Devanna"
a Bitonto.
Di parte dei suoi appunti disegnati (disegni, schizzi, che realizzava sovente en
plein air e su qualsiasi supporto cartaceo...anche il 'suo' Corriere) nel 1998
venne pubblicato un poderoso volume dalle Edizioni Raffaello di Bitonto, curato
da Emanuele Cazzolla, Aldo Citelli e Marina Speranza... un volume , a mio
avviso, che il buon estimatore della pittura del Nostro, dovrebbe avere sullo
scaffale: E' da quei bozzetti, e dagli appunti aggiunti su ognuno di essi, che
prendevano vita le opere di Speranza...delle quali ne son convinto se ne prende
compiutamente delizia conoscendone pure i 'vagiti'...
AUTOBIOGRAFIA
Appunto nel 1918, sono andato via dalla mia città natale per arrivare a Napoli e studiare presso quell’Istituto di Belle Arti, ove tutti i pugliesi di quel tempo si recavano. Non c'erano le accademie di Lecce e di Bari, c'era Napoli ove si andava a studiare. Per 4 anni ho studiato col maestro Migliaro, con il maestro Aprea e nel 1924 diplomato, all'Istituto di Belle Arti, partivo per Milano. A Milano, perché ero attirato dai premi dell’Accademia, che elargiva ai migliori allievi, si può dire. Ho avuto per maestro Ambrogio Alciati e per amici e condiscepoli i pittori Gianfilippo Usellini, Cesare Breveglieri, il pittore Gino Moro, De Amicis ed altri. Il maestro Alciati, il pittore della società brillante milanese, delle donne le più ricche, il pittore dei ritratti dei principi, dei ritratti insomma dell’aristocrazia. Era buono, era comprensivo, lasciava fare e difatti ognuno di noi ha dipinto come ha voluto e come ha potuto. Eravamo in 10 e a un certo punto, il maestro Alciati nel 1927, quando ci siamo diplomati non ha creduto ai suoi sentimenti, ai suoi occhi, perché una commissione, venuta espressamente da Roma, formata da artisti del Primo Novecento, ha voluto assegnare il massimo dei voti a Speranza e il Premio di Diploma. Dopo il 1927 sono stato, uno dei fortunati pittori trapiantati a Milano, perché Usellini che era signore nell'animo e pittore anche grande (perché molti si ricorderanno ancora oggi del pittore Gianfilippo Usellini, il pittore dei pretini, il pittore dei monsignori, dei cardinali, degli Angeli e delle lotte tra l'Angelo e il Diavolo). Egli ha voluto che io andassi a stare con lui e con lui, sono stato per 23 anni fino al 1947. Perché sono voluto andare con questo pittore? Perché pur essendo giovane e della stessa età, lui era diverso, viveva in una contemplazione, in un amore per tutto il rinascimento italiano specie per i quattrocentisti italiani. E così abbiamo studiato insieme, oltre all'amore per la cultura dei quattrocentisti, ovvero la pittura nell'ambiente come fosse uno spettacolo con le scene con un’architettura sobria. E, anche noi abbiamo detto: perché non dobbiamo fare nel nostro piccolo, come facevano quei grandi, ovvero su un cartone il disegno, la squadrettatura, il riporto sulla tela, e poi creare il quadro, l’atmosfera, creare il contenuto, solo per questo e per il resto, Usellini è diventato il pittore, ripeto, dell'ambiente ecclesiastico un tantino come dire, guardato con sarcasmo, ma buono, cattolico. Ed io nel ricordo delle luci, del colore della mia terra volevo iniziare a contemplare il paesaggio, la figura umana, sempre guardando i soggetti di fronte, in una prospettiva parallela, ma con i colori del sole, i colori della nostra Puglia della mia Puglia, anche stando a Milano.
(...) Ma veramente, non ho abbandonato la figura, ho come dire, continuato a comporre, ho continuato a dipingere i ritratti, ho continuato a partecipare alle mostre internazionali di Arte Sacra e ho fatto molte opere sacre e contemporaneamente non ho tralasciato di guardare, specialmente al mio ritorno in Puglia, il mio paesaggio, il paesaggio della mia terra, che osservavo sempre alla maniera classica, mi ponevo davanti a uno scenario, fosse di Bitonto, S. Spirito o Castellana o Ostuni o Andria e le piazze, le case, le copiavo frontalmente. Ecco il richiamo al quattrocento. Ma li dipingevo poi con la pittura a tempera grassa, tecnica usata — anche questa — nel ’400 italiano e che ancora oggi io tratto e di cui sono soddisfatto, nel senso che si frappone tra gli effetti della pittura ad olio e quelli della pittura ad affresco. Si pone nel bel mezzo, con una certa luminosità e nello stesso tempo solidità. Questa solidità mi viene non da quanto ho appreso i primi tempi a Napoli, ma da quanto ho appreso in Lombardia a Milano, laddove tutto il 400-500 sino all’800 è frutto di una pittura solida, soprattutto costruttiva e tonale e anche io, quando scendo in Puglia e rivedo i paesaggi della mia terra, anche se i colori sono solari, insisto per ottenere veramente che il muro sia un muro e una finestra sia una finestra, dipinta dentro una prospettiva normale, giusta.
(...) Be’ insomma può darsi questo, ma come io sono nato sul mare a S. Spirito, (che in quei tempi apparteneva a Bitonto) laddove c’è uno specchio d’acqua, laddove c’è un lago, come i laghi della Lombardia, la Liguria e Venezia, laddove c’è il respiro del mare, io mi fermo e dipingo, dipingo. Certo è un’altra cosa la Puglia da me dipinta, dalla Lombardia, dal Veneto, dalla Liguria.
(...) E per questo il Comune di Milano a mezzo dell’assessore alla cultura Lino Montagna ha voluto in quell'occasione darmi una medaglia d’oro, la medaglia d’oro del Comune di Milano. Alla mostra mia personale dell’anno scorso, alla «Nuova Sagittario» di Milano, lo stesso assessore, Lino Montagna, ha voluto dare al pittore pugliese che (parole sue), ha portato la luce, il mare della Puglia nella Milano nebbiosa, anche l’Ambrogino d’oro. E'di conseguenza il Comune di Bitonto ha voluto onorarmi a mezzo del «Centro di Ricerche di Cultura e Arti bitontine» un’antologica celebrativa in cui erano esposti un centinaio di opere. Anche in quell'occasione il sindaco e le autorità hanno voluto consegnarmi la medaglia d’oro della città. Anche Torino ha voluto una mia mostra antologica, tenuta alla galleria «Piemonte Artistico» nel 1969.
(...) Difatti, la galleria «Arte Spazio» diretta da Lietta Bellomo e collegata al periodico di cultura «nel Mese» di cui è editore il dott. Nicola Bellomo, ha voluto sin da qualche anno fa, la mia personale a Bari. E sono lieto e commosso dover dire che il pubblico ha affluito continuamente e mi ha voluto bene. Ho fatto la prima personale, la seconda e adesso si aspetta la terza. È stata come una piccola antologica quella dell’anno scorso, il giugno del ’74 e devo dire che anche Bari ha corrisposto pienamente all’affetto che io porto alla Puglia, all’affetto che io porto e che porterò sempre alla nostra grande Bari.
(Testo estrapolato dall'intervista-conversazione realizzata dall'artista/critico d'arte Manlio Chieppa, pubblicata sul periodico "Nel mese" - luglio/agosto 1976)
DIDASCALIE
(...)Una, due, più barche a vela in fila indiana s'allontanano
a notte fonda... È notte, lontana si profila tutta rivestita d'ombra una
striscia di terra che sottile s'addentra nel mare. Una torre spaccata e tozza si
leva sola e scura, poi la spiaggia con spacchi e crepe...Tutt'intorno è
fragranza!
FRANCESCO SPERANZA
... Si leva il sole e i primi raggi lo fanno vivo. Colorato da guizzi dorati,
Comincia lo sciacquio. È un richiamo festante:
le onde crespe per un olezzante zaffirello, corrono senza baciarsi, ma poi, come
anelanti a fondersi prima dello scoglio bruno, si danno la mano e giocano
contente
Santo Spirito, 1925
FRANCESCO SPERANZA
"Quando la sernità è una conquista ed è diventata poi questa bussola, questo
punto di riferimento, allora la serenità è incrollabile, è qualcosa che
l'artista può trasmetterci attraverso le sue opere. È questo in definitiva il
significato di quanto Speranza ci offre: un invito a valicare, a trascendere la
dispersione del quotidiano attraverso una tensione interna, alla conquista di
una superiore chiarezza, di una gioia interiore che sia punto d'approdo della
fatica e della conquista".
PETER ZELLER - "Nel Mese", Marzo 1983
FRANCESCO SPERANZA: La sua pittura entra immediatamente negli occhi e insieme
nel cuore. Una realtà fatta di città, paesi, case, in cui la presenza dell'uomo
è continua e perenne nella sua essenza più alta. È la Puglia di Francesco
Speranza... aspra e dolce, forte e gentile insieme; arcaica, civilissima,
intensa
e appassionata.
ENOTRIO MASTROLONARDO
...Dietro la facilità apparente della pittura di Francesco Speranza ci sono i
moduli culturali della sua carriera...una dimensione di liricità che dai dati
del naturalismo realistico ricava suggestioni e spinte per negarlo ed accettarlo
nello stesso tempo; un esercizio di riproposta poetica che, come tale, non solo
non può essere rigettata ma che va accettata e considerata in tutta la sua
vitalità espressiva e di contenuti...
MICHELE CAMPIONE - Dal Catalogo "Arte e Spazio", Bari, 1977.
Dipinge come se scrivesse un racconto: c'è il gusto della contemplazione, la
presenza della terra, la Puglia, ferma nel ricordo di quell'artista....
Una Puglia filtrata dalla memoria...
SEBASTIANO GRASSO - Corriere della sera, 13 novembre 1979.
.....Nelle cose migliori esprimeva una ingenuità decantata e filtrata dalla
sapienza tecnica in sospensione felice fra sogno e memoria di cose viste.
Merito, certamente, anche della Puglia ritrovata prima con frequenti viaggi, poi
con lunghi soggiorni a svernare come le rondini, infine con un operoso ritiro
proprio a Santo Spirito, che è come il balcone di Bitonto sul mare....
PIETRO MARINO - ("La Gazzetta del Mezzogiorno" 3 agosto 1984)
...Francesco Speranza: uno di quegli artisti, oggi divenuti piuttosto rari che
non hanno bisogno di aggiunte scritte e di spiegazioni a quanto producono ed
offrono. E' limpido, è chiaro come l'acqua di una sorgente in campagna, e come
quest'ac- qua mostra subito tutto di sè e seguita a parlare dolcemente ma
sicuramente in un discorrere sempre uguale che va e va lungo luoghi diversi e
pure ben conosciuti dal- l'occhio di noi tutti, dall'anima di noi tutti....
LEONARDO BORGESE - Dal Catalogo 1966 - Galleria "LA PAOLINA" ROMA - 1966
...Praticò più intensamente, per questa via, anche la grafica. L'opera sua più
recente, l'ultima, è stata esposta mesi fa a Bitonto nella sala consiliare del
Comune. Faceva parte della mostra e della cartella di incisioni preparate in
omaggio a papa Wojtyla e al sua incontro con la civiltà contadina di Puglia.
raffigura la cattedrale, con le insegne pastorali.
Ci lascia, Francesco, con questo ultimo incontro ideale fra lui, il suo paese,
la sua fede.
Una speranza che ci accompagnerà ancora, con i suoi quadri testimonianza di un
sogno di mondo pulito e semplice, che solo la poesia può vivere, oltre le
tensioni e le contraddizioni della realtà.
PIETRO MARINO - Dalla "Gazzetta del Mezzogiorno" del 3 agosto 1984
...Francesco Speranza, dicevano quei documenti, non era stato un riproduttore
su- pino della realtà. Non si portava col cavalletto sui luoghi da dipingere, ma
li visitava, li esplorava con gli occhi, si riempiva di umori e di colori e li
trasportava con sè, nello studio.
Aveva bisogno di reinventarli frapponendo tra gli occhi dell'osservatore e il
paesaggio raffigurato la propria lente colorata, a definire un proprio mondo, i
luoghi di un sogno infinito.
Le coordinate di quella pittura erano levità e fabulosità, erano una forza
straniante che trasferiva i paesaggi in una età altra, quella di passaggio dal
medioevo all'umanesimo, come mi racconta il grande disegno dell'Annunciazione
sistemato in capo al letto...
RAFFAELE NIGRO - Dal Catalogo (disegni) Aprile 1993
...La sua è una cronaca rivolta al futuro un racconto inesauribile di sè stesso,
dei ripetuti incontri con la gente del suo paese, della sua resistenza alla
mediocrità del mondo. I suoi spazi sono quelli delle vie - o vicoli - della sua
Bitonto, che egli ha coperto integralmente con la sua pittura. Ei come avesse
sempre viaggiato su una bella nave, in una meravigliosa crociera.
Tale è il suo stato d'animo, tale l'esterno dell'opera tanto che non si sa se
egli abbia veramente dipinto i suoi paesaggi dal vero o attinti da una
meravigliosa memoria...
RAFFAELE DE GRADA - Dal "Catalogo Biennale" Bitonto 1990
...Speranza imprime nelle sue tavole la realtà quotidiana che lo investa, come
la sensibilità del suo animo poetico gliela fa cantare interiormente. Lo si nota
soprattutto nel quadro "La sciala", dove l'azzurro del mare si identifica con
quello del cielo. Veramente qui palpita un senso di infinità, che solo può
comunicare chi ha data una sincera risposta ai problemi della vita. In una festa
di colori sapientemente dosati abbiamo un evidente rappresentazione della
continuità, senza dolore, dell'esistenza terrena con quella del cielo...
GIORGIO MASCHERPA - Da "L'Italia" - Brescia - 1963
Nei bozzetti, il maestro bitontino, manifestando tutta la sua bravura di
disegnatore secondo i canoni della vecchia scuola, non si discosta di una
virgola dalla realtà e dal verismo dei paesaggi, come documentano le didascalie,
attente, scrupolose, fedelissime, che li accompagnano. E queste didascalie non
fanno altro che 'illustrare', se così si può dire, gli stessi bozzetti
paesaggistici.
Insomma delle descrizioni precise, attente, scrupolose, a margine od a fianco di
ciascun bozzetto, fatte per sè stesso ma fatte anche per chi quei bozzetti
volesse trasferirli nella propria immaginazione.
PIETRO DE GIOSA - (Da "Puglia" Bari, dicembre 1980)
Accanito perlustratore di spazi, l'artista viaggiava nel tempo, percorrendo le
stra- dine di Bitonto, Santo Spirito, le campagne intorno S'inebriava di quelle
visioni, se ne colmava. La scrittura veloce annotava i dettagli, non solo quelli
oggettivi, ama le emozioni, i pensieri. Dopo, a distanza di mesi, nella penombra
dello studio mila- nese, quegli appunti si accendevano del sole, della luce del
Sud e il pennello veloce scorreva sulla tela, trasformando la memoria in
pittura.
ANNA D'ELIA - (Da "La Gazzetta del Mezzogiorno" Bari, aprile 1993)
...Occorre averlo frequentato per capirne appieno i lieti trasalimenti di fronte
alla natura o al sorriso di un bambino, dinanzi ad uno spettacolo, ad un
particolare che gli richiamavano sempre, con un ottimismo di consapevole
cristiano, la gioia della creazione, la letizia del vivere, la felicità di
esistere. Questa generosa e bene- detta accoglienza della vita di ogni momento,
si riversa nella distesa serenità della sua pittura e nei ritmi iconici dei suoi
disegni. Un animo francescano per una pittura in perfetta letizia. Come appunto
era quella di zio Franco...
MICHELE CAMPIONE - (dal volume "Disegni", edito dalle Edizioni Raffaello
di Bitonto, curato da Emanuele Cazzolla, Aldo Citelli e Marina Speranza - 1998)
A Speranza non è mai sfuggito dal cuore il calore e la luminosità del nostro
sole, nè egli si è mai dimenticato delle nostre case, dei nostri tetti, delle
nostre campagne. Speranza è e rimane il cantore degli affetti domestici e
l'esaltatore della vita semplice e umile di paese in un'epoca in cui il calore e
l'intimità del focolare si sperdono oltre le mura delle case e la famiglia
stenta a ritrovare la sua armonia.
Il nostro pittore ha portato nel cuore tutto della sua terra, ci ha detto, come
la Fede, la quale, se si ha, si porta dovunque
MICHELE GIORGIO - (da "Studi Bitontini" Bitonto - 1969)
È tutta una vita che scorre sotto gli occhi attraverso i quadri, da quello del
padre e della madre, ai soggetti sacri, alle visioni di Santo Spirito e Bitonto
dove il candore dei passaggio avvolge i personaggi e Bitonto dove il candore dei
paesaggi avvolge i personaggi che, tra casette rosa e azzurre, recitano la loro
vita, e cantano al cielo le canzoni di Puglia.
NICOLA BELLOMO - (Dalla rivista "Nel Mese" Bari, aprile 1971)
"Lo stile di Speranza può ben definirsi sintetico e asciutto,
a parte le non rare pagine di altissima poesia e di rara umanità. Un uomo si
conosce attraverso le sue opere, nel nostro caso attraverso la produzione
artistica, ma la sua verità profonda affiora più chiaramente nei suoi Diari."
R. BERARDI - "da Bitonto", maggio 2003
"Speranza è un pittore che con i suoi quadri getta sulle cose un incantesimo,
facendo il ritratto alle città o alle persone; in ogni caso, il suo ritorno al
rigore dello stile ispirato al primitismo (penso qui a Lionello Venturi) ricava
dagli oggetti l'essenzialità"
FRANCO DE FAVERI
Francesco Speranza, nelle periferie cerca i modesti e semplici angolini. Perchè
il nostro artista primitivo ha il cuore innocente dei fanciulli che vedono la
vita con candore ed ottimismo. Con un tal intimo amor del mondo e delle creature
sue, Speranza cura con paziente esecuzione la sua pittura e dà gentile aspetto
ai suoi quadri.
VINCENZO COSTANTINI - "Corriere Lombardo", Milano 1940
Speranza conosce ogni pietra, ogni luce, ogni sospiro. Sia
Lieto di questo completo possesso del suo campiello: non si lasci tentare dal
desiderio di mostrare che anche lui può fare della pittura "pura"...
ORIO VERGANI - (dal Catalogo "Galleria Gussoni" - Milano 1951)
Ora che ho la fortuna di possedere qualcuno dei preziosi ritagli di giornali su
cui Francesco Speranza "annotava" gli angoli più risposti della mia e sua Santo
Spirito, mi chiedo: quante volte - io adolescente - avrò incrociato il Maestro
per strada con il suo "Corsera" sotto braccio, sui cui lembi e nelle cui pieghe
avevano trovato momentaneamente rifugio scorci reconditi che aspettavano di
farsi magici nel chiuso del suo atelier?
... con il Maestro Speranza ci sarebbe stata assoluta sintonia, che molte cose
mi avrebbero fatto sentire vicino a lui: l'ho scoperto in anni successivi, con
l'appaga- mento spirituale provato tante volte dalla continua, ripetuta visione
delle sue opere...
EMANUELE CAZZOLA - (dal volume "Disegni", edito dalle Edizioni Raffaello di
Bitonto, curato da Emanuele Cazzolla, Aldo Citelli e Marina Speranza - 1998)
È una lode giusta dire che Speranza è un pittore importante, serio, coerente e
semplice, che trasmette serenità e fiducia. Un artista che non dimentica tutto
ciò che appartiene all'autenticità dei suoi sentimenti, alla purezza del suo
animo,
è un Artista che guarda alla realtà con occhio di fanciullo, assaporando le
bellezze del creato.
ALDO RABOLINI - (dal catalogo "Galleria Le Arcate", 1983)
Gli elementi illustrativi della scena sono parchi e sommari, quelli necessari a
significare l'eccezionalità dell'evento, lontano dai vizi del tempo. È un elogio
della virtù, dipinta nello stesso spirito di ricerca di quei valori genuini che,
con una grande fede negli uomini, gli faceva dipingere l'animazione di una
piazza di Bitonto o l'incorruttibile presenza del mare lungo la casta di S.
Spirito.
RAFFAELE DE GRADA - (dal Catalogo per la Biennale - Bitonto, 1990)
Nota Bene
Questa pagina è un mio personale e gratuito omaggio alla memoria di
Francesco Speranza, uno dei più grandi Maestri della pittura meridionale italiana del XX secolo. Le immagini dei
disegni del Maestro Francesco Speranza presentate in questa pagina sono state recuperate da cataloghi cartacei, così come pure i testi. Questo sito non è in grado di dare informazioni in merito alle opere tantomeno di mediare alcuna compra/vendita dei
disegni dell'artista.
Leonardo Basile
Nota Bene