il pittore della realtà sofferta
Andrea Alfano nasce a Castrovillari il 6 Aprile del 1879, da Giovanni, sarto di origine albanese, e da Rosa Bellizzi.
Nel 1902 la Provincia di Cosenza gli assegna il “Legato Pezzulli” per poter proseguire gli studi e frequentare l’Accademia di Belle Arti. Nel novembre dello stesso anno giunge a Roma ma l'anno successivo abbandona l’Accademia di Belle Arti perchè insofferente dei tradizionali metodi d’insegnamento.
Tiene la sua prima personale nella Capitale, nell'anno 1906: fu successo di pubblico e di critica.
Nal 1911 prese parte attiva alle polemiche sugli indirizzi dell’Arte moderna. Ė presente alla Mostra Internazionale del cinquantennio dell’Unità italiana, con lo pseudonimo di Albert Isvoski.
Nel 1922 rifiuta di partecipare a mostre organizzate da sindacati fascisti, come pure di fare il ritratto a Mussolini.
Nel 1933 la regina Elena di Savoia posa per lui al Quirinale. Pubblica nel 1936 il sup primo libro di poesie: Pars Parva.
Quando nel 1940 l'Italia entra in guerra Alfano si trova a Castrovillari. Nonostante la guerra il periodo è decisamente fecondo per la sua pittura: dipinge ritratti e paesaggi (L’uomo con la cannata, Petto d’acciaio,Vecchio col bastone, Dolcedorme , ecc.)
Nel 1944 , subito dopo lo sbarco alleato in Calabria, Alfano rientra a Roma ... a piedi e con mezzi di fortuna.
"Solitudini" e "Sillaba Eterna", due sue raccolte di poesie vedono la luce nel 1946.
Nel 1949 , con l’adesione e il patrocinio dello Stato e del Governo, vengono organizzate manifestazioni per l’anniversario del suo settantesimo compleanno.
Dal 1964 possiamo dire che prende inizio l’ultima fase dell’attività pittorica dell'artista. Alfano cerca soluzioni di sintesi più dinamiche nella pittura. Esegue tra l’atro un ritratto del Presidente della Repubblica, Antonio Segni, in bianco e nero.
Il 9 settembre del 1967 Andrea Alfano muore all’età di ottantotto anni, nella sua casa romana, in Via Eurialo, 9. Due mesi dopo la salma è traslata dal Verano a Castrovillari, dove riceve eccezionali onoranze.
Alla sua città di nascita Alfano lasciò con atto testamentario i quadri gelosamente custoditi nel suo studio, attualmente esposti nella pinacoteca comunale, a lui dedicata, presso il Protoconvento Francescano di Castrovillari.
" Si dice che sono nato a Castrovillari in Calabria il 6 aprile, la Domenica delle Palme... Mio nonno paterno, di origine albanese, portava gli orecchini e, per questo, sin da ragazzo mi sono soffermato sull'autoritratto di Rembrandt. Per tale mio continuo ricordare Rembrandt qualcuno faceva dei paragoni tra la mia arte, la prima maniera, e quella del grande olandese. Mia madre, per voto al santo calabrese, mi chiamava anche Francesco.
Amo la mia terra e devo alle montagne del mio paese
e a mia madre, ch'era ricca di gusto, le qualità
della mia vita e della mia arte. Ricordo quando mia
madre, con immagini visivi che ancora durano nel
cuore, mi raccontava le fiabe, ignote ai ragazzi di
oggi. La mia fanciullezza è stata pensosa e non ho
mai giuocato. Non ho mai voluto giocattoli.
Andavo, dilungando senza volerlo le mie passeggiate,
sino ai paesi vicini a piedi, per disegnare gli
uomini e gli aspetti della mia Calabria.
A vent'anni la mia provincia cosentina convertiva
per eccezione a me il Legato Pezzulli destinato agli universitari meritevoli. Quindi
potevo giungere a Roma.
Pensavo di trovare a Roma il
Portico di Atene
della pittura, pensavo di trovare veri
maestri. Entrato nell' Accademia di Belle Arti mi
accorgo invece che questa altro non era che un
baraccone della non-arte. E così quel medesimo
giorno abbandonai per sempre l'Accademia e ogni
sorta di scuola con professori. Per un anno sono
rimasto a Roma girovagando. E' stato l'anno mio più
bello e più saggio, perchè i miei veri professori
divennero i quadri dei grandi maestri. In quell'anno
ho conosciuto Mancini e Monteverde i quali mi
presentarono al Circolo Artistico. Vissi la mia
giovinezza accanto a Mancini, a Zuluaga, ad Anglada.
Erano questi a farmi i certificati che dovevano
documentare i miei studi presso la Prefettura di
Cosenza, al posto dell'Accademia per sempre
disertata.
Sin da allora ho partecipato a quasi tutte le mostre
nazionali ed estere.
Dichiaro che, trascorsi in appartato silenzio i
venti anni del fascismo, mi sento oggi
all'avanguardia dell'arte moderna. Sin dalla prima
guerra mondiale ho decisamente impostato il mio
personale problema artistico: '900/2000.
Ecco alcuni miei pensieri sull'arte:
- La pittura si palpa con la vista; la scultura si
guarda col tatto.
- L'opera d'arte vale, non costa; vale l'anima
stessa che l'ha generata. Tutte le altre fatiche
costano il loro prezzo materiale.
- Non dipingo gli angeli perchè mi ripugna tale
mostruosità che profana le divine proporzioni
dell'uomo e degli animali. Difatti, perchè alla
scapola umana attaccare un terzo paio di arti: le
ali?
- Dipingere e interpretare una testa e una mano è
tutto. Il resto è zero.
- Il vero genio è autodidatta. Egli è nato maestro,
e non può essere scolaro di nessuno.
-Tengo ad essere autodidatta: fonte e non secchio.
- Il mio canone pittorico: armonia degli opposti.
- L'artista per essere tale deve avere l'impronta
personale e l'impronta del tempo in cui vive.
- Una fonte nuova può scaturire soltanto laddove non
sono pregiudizi e premesse.
- La mia pittura è dinamica e sintetica: lo specchio
del tempo. E potrebbe dirsi oltreduemilista.
Alfano, lanterna, alla cui luce s'informano, quasi
apparizioni spiritiche, corpi in nere bende, crani,
pupille, volti infossati, tendini di mani ricercanti
il mistero della vita nell'ombra. (Nei "Fari", così
Baudelaire avrebbe fraternamente scritto di me)."