" Le ricerche astratto-cinetiche -
scrive il
curatore Paolo Bolpagni - nel loro pieno sviluppo e
nei pionieristici esperimenti che le anticipano, si
caratterizzano per alcuni elementi comuni:
l'adozione di un lessico formale perlopiù
geometrico, l'aspirazione, spesso, a indagare le
modalità della visione, il perseguire la resa
pittorica del dinamismo e dei fenomeni ottici e
della luce, il ricorso frequente a effetti di
modularità, pulsazione, permutazione, dissociazione
o distorsione, il superamento del concetto
tradizionale di arte come espressione, sopravanzato
dall'indagine dei meccanismi percettivi e
psicologici. Inoltre è stato essenziale, da parte
degli esponenti di questa corrente, il ritorno ai
fondamenti del linguaggio pittorico, spesso elevati
a fulcro dell'indagine o risignificati.
Accostare le opere di Luigi Veronesi, Franco
Grignani, Mario Ballocco, Lucia Di Luciano, Giovanni
Pizzo, Ennio L. Chiggio, Claudio D'Angelo e Marina
Apollonio serve anzitutto a misurare i rapporti
tra due generazioni (i primi tre nati all'inizio del
XX secolo, i restanti fra il 1933 e il 1940), e
anche, in maniera parimenti importante, a
riconoscere il valore e la varietà di ricerche che
da un lato mostrano tuttora la loro forza e
attualità, e dall'altro stupiscono per l'infinito
campo di possibilità schiuso dall'utilizzo, in
fondo, di pochi "ingredienti" di base. Di fatto, la
musica occidentale è quasi interamente costruita su
dodici semitoni: soltanto sette note e cinque
alterazioni, da cui però è stato tratto quello che,
da Bach a Mahler, è forse il più straordinario
frutto creativo della civiltà umana.
Così, per l'occasione della mostra organizzata da 10 A.M. ART, ci si è concentrati sulle facoltà generative della linea, peraltro in riferimento a un arco cronologico limitato a un ventennio, dai Contrasti simultanei di Mario Ballocco del 1956 al trittico Progetto di spazio di Claudio D'Angelo del 1976, con il solo sforamento temporale rappresentato dal ciclo unitario di dieci dipinti realizzato da Lucia Di Luciano nel 2003 Verticalità dalla 2 alla 11. In totale si tratta di venti opere, selezionate per i due livelli della galleria: al pian terreno quattro dipinti di Luigi Veronesi degli anni Settanta (Composizione Q12 del 1973, Composizione T2 del 1974 e, entrambe del 1975, Costruzione Epsilon Variante 4 e Costruzione Sigma 6 ), nei quali la linea è soprattutto lo strumento per acquisire la cognizione del trascorrere figurale del tempo interno all'infinito spaziale del piano, conquistandosi la capacità di fissarlo in una realtà ritmica, cosicché il singolo pezzo non è il traguardo conclusivo, bensì un istante "bloccato" nel fluire di una durata illimitata.
Affiancate a questi lavori sono le vertiginose variazioni curve di Marina Apollonio (Verde + Blu 8N del 1966-1971, N. 44 Gradazione 8+8P nero bianco su nero del 1966-1972 e Dinamica circolare Cratere N del 1968 ), che mettono alla prova i meccanismi del nostro cervello, e i rarefatti Progetto di spazio di Claudio D'Angelo, "affioramenti visivi" in cui sono applicati con originalità e sagacia i princìpi gestaltici della continuità e del "destino comune". La scelta delle tre opere di Mario Ballocco è esemplare proprio nell'esplorazione dell'"etimo" e delle ricadute percettive – per citare e parafrasare il titolo di una tela del 1975 – della linea retta e della curva, sia in relazione al colore (come in Contrasti simultanei del 1956), sia nell'essenzialità del bianco e nero, fino alla reductio ad unum dell'acrilico Effetto bidimensionale del cerchio , che torna simbolicamente all'aneddoto che Vasari narrò a proposito di Giotto giovinetto, ovvero alla purezza "magica" e misteriosa di una semplice circonferenza. Franco Grignani, tanto nella Vibrazione induttiva del 1965, quanto nell'Interlinea 18A del 1963, fa interagire e alternare la retta e la curva, producendo variazioni virtuosistiche che solleticano le facoltà visive. Ennio L. Chiggio è forse il più optical degli artisti proposti in questa mostra: in Interferenza Lineare 8 del 1966 sovrappone una doppia lastra di plexiglass aerografato, che distorce la percezione e genera l'illusione del movimento; nel Dispositivo A+B del 1964 lavora invece su forme sequenziali e ripetitive, sviluppando la componente fenomenica dell'atto pittorico.
Giovanni Pizzo e Lucia Di Luciano, con le loro
opere, si dispongono tra il pian terreno e quello
sottostante della galleria (al pari di Apollonio, Grignani e Chiggio): il primo con due Sign-Gestalt
(del 1964 e del 1965) che alludono alla nozione di
un "segno-forma", articolato alternativamente
secondo progressioni e strutturazioni ritmiche di
moduli geometrici prodotti da linee, quadrati e
rettangoli, che annullano ogni distinzione tra
"figura" e "sfondo", suscitando un'instabilità
percettiva tra "positivo" e "negativo"; Lucia Di
Luciano – reduce, come Marina Apollonio, dalla
trionfale presenza nel Padiglione Centrale della
Biennale di Venezia del 2022 – con due lavori
distanti nel tempo, ossia Discontinuità ritmica in
orizzontale e successione in verticale del 1965 e le
già menzionate Verticalità dalla 2 alla 11 del 2003.
Si passa dal rigore del severo bianco e nero
all'esplorazione delle dinamiche cromatiche, ma
ferma restando la maestria nel maneggiare le
molteplici possibilità combinatorie della linea,
protagonista assoluta della sua ricerca come di
quelle degli altri artisti qui rappresentati.
Curva e retta. La linea nelle ricerche
astratto-cinetiche italiane
Milano, Galleria 10 A.M. ART (Corso San Gottardo, 5)
27 ottobre 2022 – 27 gennaio 2023
Inaugurazione: Giovedì 27 ottobre 2022, ore 17:00
Orari: Dal martedì al venerdì, dalle 10:00 alle
12:30 e dalle 14:30 alle 18:00
Tutti gli altri giorni, solo su appuntamento
Ingresso libero
tel. 02.92889164; info@10amart.it; www.10amart.it