Copertina del volume

Francesco Speranza - Pittore del Novecento

«Per me la pittura è andare incontro al prossimo. E sempre con l’aiuto di Dio perché altrimenti nessuna opera d’arte può essere vera. Io mi umilio di fronte al creato e dipingo con semplicità, proprio per andare incontro al prossimo». - Francesco Speranza

Francesco Speranza (Bitonto, 1902 - Santo Spirito, 1984) di cui si propone qui la prima biografia completa con l’analisi delle sue opere, mette d’accordo tutti. " La sua pittura - scrive l'autore, Emanuele Cazzolla - ha il dono di piacere sia ai puristi che a coloro adusi a storcere il naso di fronte alle espressioni figurative. Ritrovarsi intorno alle sue opere tonifica lo spirito per forza d’inerzia: esse introducono un colloquio con discrezione e piano piano lo trasferiscono dal livello reale a quello fiabesco e metafisico, senza infingimenti. Vale per lui l’aforisma di Tolstoj quando scrive: «L'arte è un'attività umana che possiede come fine la trasmissione alle altre persone dei più alti e migliori sentimenti a cui gli uomini siano mai arrivati». Incalliti esteti della bella pittura e modernisti frequentatori del cosiddetto circuito del contemporaneo, sia come artefici che come visitatori, non lesinano apprezzamenti quando c'è Speranza di mezzo. Lui abbatte le barriere fra conservatori e progressisti dell’arte seducendo sia gli uni che gli altri. Prende per mano l’osservatore, quale che sia, e lo accompagna verso la dimensione del sogno. Uno dei segreti che determinano tale unanimità di consensi sta nel fatto che le sue opere trasmettono schiettezza e verità; per cui l'osservatore percepisce che, alla apparente semplicità di una facile fruizione consentita a tutti, è sotteso un raffinato magistero artistico e una profondità di pensiero. Questo conta molto quando si è spesso circondati da estetiche astruse dettate da elucubrazioni dialettiche. Un esempio del candore disarmante e tuttavia profondo che caratterizza Speranza. Gli si chiede: «In che senso la sua si può definire pittura popolare?» Risposta: «Nel senso che non si può fare opera d’arte senza farsi capire dal popolo che, in ogni caso, è il protagonista della vita di tutti i giorni».
 

Altrettanto chiara la intelligibilità della sua pittura: lo ribadisce verso la fine della propria esistenza terrena (era oltre gli ottanta anni): «Per me la pittura è andare incontro al prossimo. E sempre con l’aiuto di Dio perché altrimenti nessuna opera d’arte può essere vera. Io mi umilio di fronte al creato e dipingo con semplicità, proprio per andare incontro al prossimo»?. Ricordo il Maestro durante le estati degli anni ‘70 nella sua (e mia) Santo Spirito che in lui, al pari di Bitonto, ha avuto il più intenso cantore di sempre. Lo rivedo in un crocevia appostato a schizzare — stavolta su un blocco da disegno, non sul lembo dell’immancabile Corriere della Sera sottobraccio — il Negozio giallo, ovvero la tabaccheria nota come quella di Michelangelo, il titolare, rivestita all’esterno di mattoncini gialli, per l'appunto. Ancora, come assorto in atteggiamento di contemplazione, sull’uscio della bottega di mio padre calzolaio, prima di ritirare le scarpe testé riparate: immagino, un soggetto ideale per lui, mio padre seduto al banchetto di lavoro (chissà che non l’abbia mai disegnato!).

«Papà, chi era quel signore?» chiesi una delle prime volte che ricordo di averlo visto. «Eh, quello... Quello è il professor Speranza!» era la risposta colma della enfasi deferente che si deve alle persone importanti. Già, doveva essere proprio importante quell'uomo minuto ed emaciato, sempre vestito in maniera impeccabile, eppure pronto alla risata e avvezzo agli scherzi alla stregua di un ragazzino. Francesco Speranza, il professore bassino e gioviale, aveva un carisma palpabile; sì, aveva quella che si definisce l’aura. (...)"

Editore ‏ : ‎ Claudio Grenzi Editore (24 maggio 2023)
Copertina flessibile ‏ : ‎ 524 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8884318459
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8884318459
Peso articolo ‏ : ‎ 871 g
Dimensioni ‏ : ‎ 15.24 x 3.33 x 22.86 cm