Mostra retrospettiva di Giuseppe Ferretti a cura di Fabrizio Migliorati dal 10 febbraio al 7 aprile 2024 presso il Museo Lechi in Montichiari (Brescia).
Giuseppe Ferretti - Forsennare il materico Il Museo Lechi nasce nel 2012 per ospitare le
collezioni donate nel 2005 al Comune di Montichiari dai conti Luigi e Piero
Lechi. La raccolta è composta da 365 numeri inventariali tra dipinti, disegni,
stampe e porcellane. La provenienza antica delle opere da quadrerie di nobili
famiglie bresciane come i Lechi, gli Avogadro, i Fenaroli, i Martinengo, i
Valotti, permette un ampio sguardo sulla storia del collezionismo lombardo tra
Sette e Ottocento. Il percorso permanente è allestito al primo piano di Palazzo
De Tabaris con una selezione di circa cinquanta dipinti distribuiti in 13 sale
secondo un ordinamento cronologico e tematico che va dal Quattro all’Ottocento.
Ogni opera è accompagnata da un pannello descrittivo con informazioni aggiuntive
e approfondimenti. Tra gli autori più significativi si distinguono alcuni
maestri della pittura lombarda, veneta e romana come Alessandro Bonvicino detto
il Moretto, Giulio Campi, Giulio Cesare Procaccini, Giovan Battista Gaulli detto
il Baciccio, Giovanni Battista Pittoni, Alessandro Magnasco, Pietro Bellotti,
Luigi Basiletti, mentre un’intera sala è dedicata a un gruppo di importanti
opere di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, tra le quali spicca La donna che
fa la calza considerato uno dei suoi capolavori pauperistici. Nel salone
dedicato alle conferenze è infine allestito un deposito visitabile su richiesta,
con circa 40 dipinti disposti a quadreria.
Comunicato stampa
A poco più di un anno dalla scomparsa, il Museo
Lechi omaggia la figura di Giuseppe Ferretti
con una mostra retrospettiva che ne ripercorre i
quarant’anni di ininterrotta attività artistica. Dal
10 febbraio al 7 aprile, le sale del museo
monteclarense evocheranno, attraverso una quarantina
di dipinti, il multiforme e radicale percorso di un
artista discreto, autore di una ricerca affascinante
costantemente attraversata dall’interrogazione del
rapporto tra autore e opera.
Nato nel 1941 a Montichiari, Ferretti si forma
all’arte negli anni Settanta, misurandosi tanto con
la pittura che con la scultura. Il suo
autodidattismo, accompagnato in seguito da un
intenso dialogo con l’amico Guido Tedoldi, è
nutrito da un indefesso studio delle grandi figure
della storia dell’arte, da Masaccio fino alla
propria contemporaneità. Alla fine del decennio,
dopo una prima fase formativa, Ferretti rompe gli
indugi e inizia ad esporre le proprie creazioni,
imponendosi rapidamente in numerosi premi e concorsi
nazionali.
Gli esordi sono marcati da un linguaggio che mescola
Realismo, Post-Impressionismo ed Espressionismo in
grado di tradurre la propria realtà attraverso una
sensibilità immediatamente comprensibile. Nel 1988
Ferretti incontra Richard Pagán, artista
portoricano che lo introduce all’Informale: negli
anni successivi questo linguaggio scatena la sua
visione tormentata della materia. Se la figura tende
progressivamente a scomparire nelle sue opere
pittoriche, quello che emerge appare essere il corpo
a corpo con il mezzo artistico. L’Espressionismo
Astratto offre a Ferretti gli strumenti per
un’interrogazione ineffabile con il segreto nascosto
nell’epitelio superficiale: un materico che non si
lascia cogliere o definire. La tela o la tavola
divengono così contemporaneamente campo di battaglia
e sindone di un’invisibilità sempre sul punto di
rivelarsi. Le hautes pâtes di Fautrier, le
bruciature di Burri, gli stracci di Tàpies, le
aperture di Fontana si incontrano sulle sue opere
alimentando l’interrogazione sulla condizione umana,
sulla finitudine e sull’ecologia. L’artista ingaggia
in questo modo una lotta a mani nude con il materico
producendo opere sofferte in grado di custodire,
malgrado tutto, una speranza.
La graduale diminuzione dell’entusiasmo espositivo
che interviene all’inizio del nuovo millennio si
giustifica con volontà di dedicarsi al grande ciclo
degli Untitled, sinfonia misteriosa e coerente, che
occupa interamente la seconda parte della mostra. In
dodici anni Ferretti esplora un universo dominato
dal bianco e popolato da forme biologiche, scritture
asemiche, brecce enigmatiche, convocando
occasionalmente giardini edenici non convenzionali:
frammenti di un intestardirsi inquieto.
L’opera ultima tenta una ricapitolazione del suo
polimorfo percorso, congiurando la fine con un
autocitazionismo commovente, interrotto solamente
dalla scomparsa dell’artista, avvenuta nell’agosto
del 2022.
Profondamente legato alla sua terra e conscio
dell’importanza del collettivo, Ferretti fu
all’origine di numerosi incontri e sodalizi
culturali, il più importante dei quali fu senza
dubbio “Il Cenacolo degli Artisti” che per
diversi anni coltivò il legame tra ricerca e
convivialità nel cuore del borgo antico di
Montichiari, a due passi dal Museo che oggi lo
celebra.
Dal 10 febbraio al 7 aprile 2024
Museo Lechi
corso Martiri della Libertà, 33 - Montichiari (Brescia)
orari di apertura
mercoledì-sabato 10-13 e 14.30-18
domenica 15-19
(chiuso domenica 31 marzo)
info:
tel. 030 9650455
info@montichiarimusei.it
www.montichiarimusei.it