Mostra dal 10 settembre 2023 al 7 gennaio 2024 presso il Museo d’arte della Svizzera italiana che offre al pubblico l’occasione di scoprire 300 capolavori da una delle più importanti collezioni svizzere di stampe e disegni: la Graphische Sammlung ETH Zürich. A cura di Linda Schädler.
							
							 
							L’ETH Zürich è un'istituzione 
							molto nota e rinomata in Svizzera e all'estero, ciò 
							nonostante, non tutti conoscono la sua Collezione di 
							arte grafica: con la mostra “Da Albrecht Dürer a 
							Andy Warhol. Capolavori dalla Graphische Sammlung ETH 
							Zürich” il MASI offre al pubblico l’occasione di 
							scoprire 300 capolavori da una delle più importanti 
							collezioni svizzere di stampe e disegni. 
        GraphischeSammlung ETH Zürich venne fondata nel 1867 come classica 
		Collezione di studio e per l’insegnamento. Da allora si è sviluppata 
		come un’istituzione che gode di una reputazione a livello internazionale 
		e promuove attivamente la mediazione e la comprensione dell'arte su 
		carta - sia analogica che digitale. Circa 160.000 opere su carta, dal XV 
		secolo ad oggi, ne fanno una delle più grandi collezioni di arte grafica 
		della Svizzera. La Collezione offre una panoramica unica sulla storia 
		della stampa, dalla xilografia a foglio singolo alla stampa digitale. 
		Oltre ad un focus sugli antichi maestri, la Collezione presenta gruppi 
		più ampi di stampe e disegni svizzeri dal XIX al XXI secolo. Inoltre, 
		attraverso l'acquisizione mirata di opere d'arte contemporanea, essa 
		segue e presenta gli ultimi sviluppi nel campo dell'arte su carta. A 
		differenza di collezioni simili, che sono per lo più ancorate a 
		istituzioni museali, il punto di forza della GraphischeSammlung ETH 
		Zürich è l’appartenenza a un'università con un orientamento 
		prevalentemente scientifico e tecnico. Questo favorisce il confronto tra 
		arte e ricerca scientifica. Di conseguenza, la GraphischeSammlung ETH 
		Zürich organizza spesso mostre con un approccio interdisciplinare. Il 
		programma espositivo è accompagnato da un’ampia offerta di mediazione. 
		Inoltre, oltre 50.000 opere sono disponibili per ricerche online nel 
		catalogo della Collezione 
		sul sito web.
							 
							Tecniche, motivi, stili e concezioni dell’arte nei 
							secoli si susseguono in un percorso cronologico, in 
							cui le opere di esponenti di spicco della storia 
							dell’arte europea – da Albrecht Dürer a Rembrandt 
							van Rijn da Francisco Goya a Maria Sibylla Merian, 
							Pablo Picasso e Edvard Munch – sono presentate 
							accanto ai lavori di artiste e artisti viventi come 
							John M Armleder, Olivier Mosset, Candida Höfer, 
							Susan Hefuna, Shirana Shahbazi o Christiane 
							Baumgartner. Da questo raro ed eccezionale confronto 
							tra gli antichi maestri e le creazioni più 
							contemporanee emergono connessioni inaspettate e 
							sorprendenti: temi come il processo di creazione 
							dell’opera d’arte, il rapporto tra copia e 
							originale, la trasmissione di motivi e iconografie, 
							ma anche la collaborazione tra professionalità 
							diverse in campo artistico attraversano la storia 
							della grafica fin dalla sua nascita e toccano 
							aspetti oggi ancora attuali. 
							
							Oltre a mettere in luce l’ampio spettro delle 
							tecniche grafiche - dalla xilografia all’incisione a 
							bulino fino all’acquaforte e alla serigrafia – la 
							mostra presenta anche disegni, fotografie e 
							multipli. Il progetto espositivo propone inoltre 
							informazioni e curiosità sulle origini, le funzioni 
							e l’importanza delle opere attraverso i secoli.
							
							“La Graphische Sammlung ETH Zürich, fondata nel 1867 
							come Collezione universitaria a scopo di studio e 
							insegnamento, è una delle istituzioni svizzere più 
							importanti per le stampe e i disegni dal XV secolo 
							ai giorni nostri. Ogni volta che la visito, rimango 
							molto colpito dalla qualità e dall'attualità delle 
							opere. Sono quindi molto felice del fatto che 
							diversi capolavori di questa straordinaria 
							Collezione possano essere presentati per la prima 
							volta ad un vasto pubblico al MASI Lugano"- 
							sottolinea Joël Mesot, Presidente ETH Zürich.
							
							
							A tu per tu con secoli di storia dell’arte: il 
							percorso della mostra
							Il percorso espositivo si apre con una grande parete 
							su cui, secondo lo “stile Pietroburgo”, sono appesi 
							autoritratti o ritratti di artiste e artisti. In 
							questa suggestiva panoramica, che abbraccia epoche 
							diverse, chi visita la mostra si trova a tu per tu 
							con secoli di storia dell’arte: dallo sguardo 
							intenso dell’acquaforte di Rembrandt 
							nell’autoritratto con la moglie Saskia, a quelli più 
							celebrativi di Anton van Dyck o Maria Sibylla Merian; 
							dalle fotografie autoritratto in bianco e nero di 
							Urs Lüthi o di Fischli/ Weiss all’autoritratto 
							sintetico, di poche linee, di Max von Moos o, 
							ancora, alla semplice bocca di Meret Oppenheim 
							nell’incisione di Markus Raetz, solo per citarne 
							alcuni.
							
							La mostra prosegue con la presentazione di opere 
							storiche della Collezione dalla fine del XV secolo 
							ai giorni nostri, secondo un ordinamento 
							cronologico. In un momento in cui la fotografia non 
							era ancora stata inventata, dal XVI secolo la 
							cosiddetta “incisione di traduzione”, che 
							riproduceva dipinti e opere d’arte, era un mezzo 
							fondamentale per far conoscere i capolavori ad un 
							ampio pubblico. Capolavori che, attraverso la 
							stampa, venivano anche reinterpretati: in mostra, la 
							Caricatura della copia del Laooconte di Niccolò Boldrini è un esempio di come una stampa veneziana 
							del XVI secolo potesse adattare un motivo antico, 
							trasformandolo in un’immagine nuova e irriverente: 
							le figure antiche sono state infatti sostituite con 
							delle scimmie.
							
							La stampa veniva impiegata anche come strumento di 
							rappresentazione scientifica e naturalistica, come 
							testimonia in mostra la nota xilografia Rhinocerus 
							di Albrecht Dürer. Nonostante l’artista non avesse 
							mai visto l’esotico animale, ne fece una 
							raffigurazione che a lungo venne considerata 
							realistica e quindi ristampata in più edizioni. 
							Nasce dall’attenta osservazione degli insetti del 
							Suriname in Sud America il volume 
							Metamorphosis Insectorum Surinamensium pubblicato nel 
							1705 da Maria Sibylla Merian. Imprenditrice e 
							insegnante, Merian era annoverata tra i maggiori 
							studiosi di insetti del suo tempo e fu, tra l’altro, 
							anche la prima artista a ritrarre i diversi stadi di 
							sviluppo di un insetto, insieme alle piante che 
							fungevano da suo nutrimento. 
							
							Grazie all’ampio respiro cronologico della mostra è 
							possibile osservare la trasmissione delle tecniche 
							incisorie nel tempo, ma anche i diversi metodi di 
							lavoro delle artiste e degli artisti. In un grande 
							maestro come Rembrandt questo aspetto è evidente 
							nelle due versioni dell’incisione Ecce Homo, da cui 
							emerge come l’artista ritoccasse e perfezionasse le 
							sue opere di continuo. Questo era possibile anche 
							grazie alla tecnica della puntasecca, che permetteva 
							di incidere la lastra con uno strumento d’acciaio a 
							forma di ago appuntito, manovrato liberamente 
							proprio come fosse una matita. Nel tempo, la tecnica 
							storica della puntasecca verrà spesso ripresa e 
							rivisitata, per esempio da un’artista contemporanea 
							come Miriam Cahn, che nella sua serie soldaten, 
							frauen + tiere del 1995 interviene direttamente 
							sulla lastra con guanti ricoperti di carta 
							smerigliata, creando con i movimenti della mano 
							visi, sguardi e fisionomie di grande forza 
							espressiva.
							
							La trasmissione di soggetti iconografici nel corso 
							dei secoli ricorre in tantissimi esempi, e giunge 
							fino alle epoche più recenti, come nelle drammatiche 
							rappresentazioni della corrida del 1816 di Francisco 
							Goya, tema ripreso nelle svelte figure di Pablo 
							Picasso nella sua acquatinta Salto con la Garrocha 
							(Salto con la picca) dalla serie La tauromachia e, 
							quindi, in maniera più plastica e stilizzata nella 
							xilografia su tessuto di cotone di Bernhard 
							Luginbühl. Anche la rappresentazione della figura e 
							quindi del corpo è un tema che emerge, nel suo 
							sviluppo, attraverso tutta la mostra, 
							particolarmente condensato al volgere del XX secolo 
							negli espressionisti, nelle stampe di Edvard Munch
							e 
							Käthe Kollwitz, e nei disegni in filigrana di 
							Egon 
							Schiele e Ferdinand Hodler.
							
							Portano invece nelle pieghe più intime della 
							relazione uomo - donna le xilografie della 
							serie Intimités (1891) di Félix Vallotton. Questo 
							lavoro è un esempio interessante dell’evoluzione 
							della diffusione delle stampe d’arte, che vede, alla 
							fine dell’Ottocento, l’introduzione dell’edizione 
							limitata, un modello commerciale di successo. Nel 
							caso della serie di Vallotton, per esempio, dopo 
							aver terminato il processo di stampa, tutte le 
							matrici di legno utilizzate dall’artista furono 
							tagliate in piccole parti e stampate su un foglio 
							aggiuntivo per dare all’acquirente la certezza che 
							non venissero realizzate ulteriori edizioni. Diversi 
							esempi in mostra testimoniano l’evoluzione della 
							stampa anche come grafica d’autore nel secondo 
							Novecento, come la serie di dittici composti da 
							immagine e testo realizzati nel 1999 dell'artista 
							Louise Bourgeois. Attraverso la domanda Whatis the 
							shape of this problem?, posta sul frontespizio, 
							l’artista stimola il ragionamento di chi osserva 
							mediante risposte e contro domande possibili, 
							cercando di dare una forma visiva alle emozioni. 
							Nelle suggestive risografie dal tocco vintage 
							Camping The Two Shirana Shahbazi indaga invece il 
							genere classico della fotografia di viaggio, 
							tralasciando il carattere documentario per catturare 
							momenti passeggeri di situazioni quotidiane.
							Anche l’immagine della Campbell’s Soup di Andy Warhol
							nasceva da un’ispirazione tratta dalla vita 
							quotidiana. Emblema della cultura pop e della pop 
							art, la lattina bianca e rossa della zuppa in 
							lattina più famosa della storia dell’arte è 
							immortalata, in mostra, in una serigrafia dalla nota 
							serie realizzata da Warhol nel 1968.
							
							La mostra è a cura di Linda Schädler, Direttrice 
							della GraphischeSammlung ETH Zürich.
							
							In occasione della mostra verrà pubblicato un 
							catalogo in tre edizioni separate (italiano, inglese 
							e tedesco) edito da Scheidegger & Spiess ed Edizioni 
							Casagrande con un saggio introduttivo di Linda 
							Schädler, schede di approfondimento su una selezione 
							di opere di Linda Schädler e Patrizia Keller e testi 
							di John M Armleder, Stephanie Buck, Andreas Fichtner, 
							Pia Fries, Candida Höfer, Jane Munro, Nadine M. 
							Orenstein, Philip Ursprung, Lenny Winkel, oltre ad 
							un glossario delle tecniche grafiche di Saskia 
							Goldschmid.
							
							
       						
        
      
    
 
							
 							Da Albrecht Dürer a Andy Warhol
							Capolavori dalla Graphische Sammlung ETH Zürich
							
							10 settembre 2023 – 7 gennaio 2024
							Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano
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