Milano nelle opere di Marco Crippa - 50 anni di pittura di strada

Il Museo della Permanente presenta dal 30 novembre 2023 al 7 gennaio 2024 la mostra MILANO nelle opere di Marco Crippa. 50 anni di pittura per strada e rende così omaggio alla città e a uno degli artisti locali che l’hanno celebrata per oltre cinquant’anni di attività. L’esposizione, a cura di Mimmo Di Marzio, comprende una sessantina di opere, appartenenti a quasi sei decenni di attività di Marco Crippa, artista considerato l’ultimo pittore “en plein air” di Milano.

Milano nelle opere di Marco Crippa - 50 anni di pittura di strada

Dal 30 novembre 2023 al 7 gennaio 2024

 

Comunicato stampa

Una esposizione attesa, a oltre trent’anni dalla mostra che il Comune di Milano ha dedicato all’artista sulle grandi piazze lombarde (1989), che testimonia la passione di Marco Crippa per la sua città, sua unica modella. Una antologica che svela al pubblico una visione originale e inaspettata di luoghi noti e meno noti della città meneghina. Nonostante gli esordi dell’artista siano legati a molteplici viaggi (Spagna, Francia, Olanda, Svizzera), Milano, sua città natale, resterà sempre indiscussa protagonista delle sue opere e la sua grande officina. Una città fatta di scorci immortalati nelle sue opere, prosaica e al contempo onirica, nostalgica e struggente nella sua anima popolare piena di vivacità e mistero. Negli anni Sessanta, Milano era un mondo da scoprire, capitale italiana assoluta dell’arte europea. Crippa visse appieno il decennio magico che contraddistinse il panorama culturale e, in generale, della creatività all’ombra della Madonnina.
Da un certo punto di vista, quella di Crippa va vissuta come una narrazione pittorica che ha sempre (forse volutamente) viaggiato su un binario parallelo a quello della ricerca avanguardistica, con un linguaggio al guado tra pittura, cronaca e un fraseggio poetico che fotografa l’attimo fuggente, con un velo di nostalgia verso l’anima più intima e nascosta di una città che ha sempre amato, forse troppo afferma il curatore Mimmo Di Marzio nella sua recensione.

L’artista, outsider nel panorama artistico degli anni Sessanta - Settanta, dipinge in strada raffigurando ogni angolo della città, dai vicoli alle piazze più famose. La sera frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove il suo talento naturale trova presto sfogo in una pittura senza regole: istintiva, esuberante, gestuale. È affascinato dalle opere di impressionisti ed espressionisti, ammira l’arte del Rinascimento e in generale gli antichi maestri. La sua forte e complessa personalità rifugge scuole, gruppi e tendenze. Marco Crippa si pone da subito sulla scena artistica come un pittore solitario, un fenomeno isolato.


Quella di Crippa è una tecnica originale che nel tempo maturerà esiti sorprendenti, unita a un temperamento che non conoscerà crisi e incertezze, sempre sorretto da una immutata e meravigliosa ispirazione. Coloro che lo hanno osservato dipingere (di giorno, di notte, sotto la neve, in qualche città d’Italia o d’Europa), ricordano un pittore che spremeva tubi di colore direttamente sulla tela bianca, ricordano il gesto rapido, ampio e generoso della spatola e opere materiche dai forti contrasti cromatici; oli di fronte ai quali non è possibile parlare di impressionismo, poiché le impressioni soccombono sotto il linguaggio più urgente e vibrante delle emozioni.


I suoi soggetti, come è evidente dalle opere in mostra, sono: le vie, le piazze del centro, i luoghi della finanza e della moda, i monumenti, ma anche i vicoli della città vecchia, le aree diroccate, le case di ringhiera con i panni stesi, i bidoni allineati nei cortili; i navigli, Brera, Porta Venezia, ma anche quartieri come Greco, Garibaldi, Bovisa, le stazioni, i parchi cittadini. Tuttavia Marco Crippa non può essere considerato un pittore di architetture ma piuttosto un pittore dell’attimo, o meglio, di attimi di vita. Al visitatore non resta che lasciarsi accogliere, abbracciare, inebriare da questa città. L’artista non si pone davanti alla veduta, egli è piuttosto dentro l’opera, ne è avvolto, completamente immerso. Il suo gesto è sempre presente, visibile, magistrale. E allo stesso tempo lo spettatore ne viene attratto, coinvolto, ne diviene protagonista. Marco Crippa è un artista di grande immediatezza, di impulsi, e la sua ispirazione si riversa unicamente sulla resa, sulla materia pittorica; ne consegue una espressione che non necessita di filtri intellettuali, di istruzioni, che non fa sfoggio di cultura, di citazioni. Il suo segno rapido, essenziale, vitale, chiama l’occhio dello spettatore semplicemente a testimoniare la naturalità del suo processo pittorico. Le vedute di Crippa che eseguiva con il cavalletto, strategicamente piazzato agli angoli delle piazze o nei vicoli pedonali del centro storico, catturavano i passanti per l’istantaneità e il respiro di una pittura abbozzata, senza l’ausilio del disegno, ma appena tratteggiata dal colore poi steso e graffiato con le spatole o con i manici dei pennelli. Ogni opera è realizzata interamente dal vero, sulla strada, a contatto con il pubblico.


In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo edito da Prearo Editore con un saggio introduttivo di Mimmo Di Marzio.


MARCO CRIPPA nasce a Milano nel 1936. La famiglia abita in una casa di ringhiera nel cuore del quartiere Isola. Rimasto presto orfano di madre, dell’infanzia ricorda le madri degli altri che si passavano i vestiti usati e le minestre dai ballatoi, e l’estate del ’43 quando, con i fratelli in piedi sul vecchio ponte della Sorgente, guardava le bombe cadere su Milano.
La sera suo padre mette i bambini attorno al tavolo e li fa disegnare. Da questa semplice abitudine nascerà la sua grande passione per l’arte. Diventato ragazzo frequenta le serali all’Accademia di Brera dove i suoi maestri sono anziani paesaggisti da cui si lascia ispirare pur restando autodidatta.
A vent’anni fugge a Parigi e ne rientra con l’unica professione di una vita: “Dipingerò in strada nella città dove sono nato.
Negli anni ’60 affitta un piccolo studio in Via Paracelso da cui muove i primi passi nella zona che resterà per sempre nel suo cuore: Porta Venezia. Negli anni degli esordi partecipa a decine di esposizioni e a numerosi concorsi di pittura con quel suo stile inconfondibile che presto farà di lui un personaggio riconosciuto e amato da estimatori d’arte e dalla gente della strada.
Nel 1989 il Comune di Milano gli apre le porte del Museo di Milano (oggi Palazzo Morando): “Milano e le piazza lombarde” è l’esposizione che celebra i suoi primi trent’anni di attività.
Per oltre cinquant’anni Marco Crippa ha realizzato opere a olio su tela portando sulla strada gli attrezzi del suo mestiere: il cavalletto da pittore, una tela bianca e la sua tavolozza. Milano è sempre la sua indiscussa modella seppure rimanga innamorato di Parigi e di Venezia, città dove si è sempre sentito a casa ed è tornato a misurarsi costantemente.
Tutta la sua opera è frutto di una personalità originale, generosa e impulsiva che si è alimentata con l’energia di Milano e con l’osservazione dei grandi Maestri del passato, senza cercare una collocazione nelle avanguardie artistiche dei suoi contemporanei. Oggi è considerato l’ultimo pittore “en plein air” di Milano. Attualmente vive in Provincia di Milano con le limitazioni dell’età e il conforto della sua arte.
www.marcocrippapittore.it
IG: @marcocrippa_pittore

Milano nelle opere di Marco Crippa - 50 anni di pittura di strada
Mostra a cura di Mimmo Di Marzio
Museo della Permanente | Via Filippo Turati, 34 Milano
Dal 30 novembre 2023 al 7 gennaio 2024
Inaugurazione: mercoledì 29 novembre ore 18.00
Orari: lunedì / domenica 10.00 - 13.00 - 14.30 - 18.30
Giorni di chiusura: 24 - 25 - 26 - 31 dicembre e 1° gennaio.
Ingresso libero


Ufficio Stampa mostra
Laura Cometa
Lauracometa.press@gmail.com | + 39 327 1778443

 

«Era una delle tante giornate grigie di Milano, però senza la pioggia, con quel cielo incomprensibile che non si capiva se fossero nubi o soltanto nebbia al di là della quale il sole, forse. Oppure semplicemente caligine uscita dai camini, dagli sfiatatoi delle caldaie a nafta, dalle ciminiere delle raffinerie Coloradi, dai camion ruggenti, dalle fogne, dai cumuli di detriti immondi rovesciati sulle aree fabbricabili della periferia, dalla trachea dei milioni e milioni – erano tanti? – assembrati fra cemento, asfalto e rabbia intorno a lui». Così, nelle pagine di Un amore, pubblicato nel ’63, Dino Buzzati descriveva la sua città di adozione, quella Milano amata e anche un po’ odiata dallo scrittore-artista per quel suo essere «torbida e licenziosa con una sottile ironia che sfocia spesso in cinismo». Buzzati la descriveva spesso, nelle storie letterarie e pittoriche da lui ambientate e reinventate oniricamente quasi sempre nel perimetro della quotidianità; da Porta Venezia a via San Vittore, teatro dei racconti giornalistici racchiusi nella raccolta La Nera; alla stessa via Solferino, sede storica del Corsera (dove oggi gli hanno dedicato una sala, mentre allora – sic – i colleghi gli davano del «cretinetti»...); e ancora la Brera di corso Garibaldi ai numeri 72 e 73, dove oggi troviamo un passaggio sormontato da un arco, e dove i protagonisti di «Un amore» vivevano intensamente una città fatta di case ravvicinate, quasi addossate fra cumuli e tetti. Era questa, appunto, la Milano di Buzzati, una città fatta di scorci immortalati nelle sue opere, prosaica e al contempo onirica, nostalgica e struggente nella sua anima popolare piena di vivacità e mistero. (.... continua)