Mostra personale di Maurizio
Pellegrin a cura di Elisabetta Barisoni, dal 24 novembre
2023 al 1° aprile 2024 presso Ca’ Pesaro - Galleria
Internazionale d’Arte Moderna (Sale Dom Pérignon).
Comunicato stampa
Un artista che attraverso ensemble di oggetti
dismessi porta in scena “ciò che è stato”; un
passato non inteso come un reliquiario ma memoria
carica di nuova energia, ritratti legati alla
ricerca e alla costruzione dell'identità individuale
a partire da una collettività generatrice.
È questo Maurizio Pellegrin, artista veneziano
residente a New York, che con la personale MAURIZIO
PELLEGRIN. Me stesso e io nelle sale Dom Pérignon di
Ca’ Pesaro propone un dialogo ideale con la grande
mostra Il ritratto veneziano dell’Ottocento,
adiacente al secondo piano del museo; il ritratto
contemporaneo si confronta così con il ritratto
classico, ottocentesco, partendo dalla prima sala
con una serie di autoritratti dell’artista alternati
a rappresentazioni della città d’origine, memorie di
disegni e appunti del passato, 104 Eyes and 1 Block
Dot, 2011 e Drawings, 1984 - 2002, proseguendo nella
seconda sala con due opere monumentali: The
Others, ritratti del Settecento e Ottocento,
progetto site-specific realizzato appositamente per
interpretare la mostra inaugurata a Ca’ Pesaro lo
scorso 21 ottobre; e Memories (The Corsets),
reperti di umanità in cui il ritratto emerge come
assenza e la biancheria intima appesa di donne del
passato è messa a confronto con i preziosi indumenti
raffigurati nella mostra dell’Ottocento.
Pellegrin si pone come connettore tra una visione
contemporanea del ritratto, dunque documentazione di
un hic et nunc realmente accaduto, legato alla
realtà, e un’interpretazione ottocentesca per la
quale, il ritratto, è da intendersi come
celebrazione e consacrazione all’eternità; il
processo che conduce alla costruzione della propria
identità non raccoglie dunque volti dei suoi
contemporanei ma individui appartenenti al XVIII e
XIX secolo.
Venezia fa da cornice e lega ancora una volta le due
mostre, città di partenza di Maurizio Pellegrin e
destinazione di Nino Barbantini, primo
direttore di Ca’ Pesaro e curatore dell'esposizione
storica di riferimento per Il ritratto veneziano
dell’Ottocento del 1923, che arrivato da Ferrara,
scelse la città lagunare come sua dimora.
La mostra, curata da Elisabetta Barisoni
Responsabile di Ca’ Pesaro, nasce da una
collaborazione di Fondazione Musei Civici di
Venezia con Marignana Arte e Galleria Michela
Rizzo, con il sostegno di Banca PreAlpi.
MAURIZIO PELLEGRIN. Me stesso e io
The Others è un film del 2001 con protagonista Nicole Kidman: la trama è
semplice quanto geniale e tiene lo spettatore sul filo della suspence e
del mistero per 104 minuti. I protagonisti, che per tutta la pellicola
si pensa siano disturbati e ossessionati dai fantasmi e dalle creature
dell'aldilà, si scoprono alla fine essere loro i morti, i disturbatori
del mondo dei vivi, gli altri. Il titolo dell’opera site-specific che
Maurizio Pellegrin ha realizzato per Ca’ Pesaro, The Others, è non solo
efficace ma anche molto utile per interpretare l’intera rassegna che
presentiamo oggi a Venezia. Gli altri sono gli uno- nessuno - centomila
dell’impossibile autoritratto che egli cerca di portare a compimento,
circondandosi di volti e di vite, perlopiù appartenenti a figure anonime
della Storia.
24 novembre 2023 - 1° aprile 2024 - Ca’ Pesaro -
Galleria Internazionale d’Arte Moderna (Sale Dom
Pérignon)
Contatti per la stampa
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
L’esposizione è concepita in occasione e in dialogo con Il Ritratto
veneziano dell’Ottocento che abbiamo inaugurato lo scorso 21 ottobre
nelle sale del secondo piano del Museo. La rassegna ricostruisce
un’esposizione storica, realizzata nel 1923, un secolo fa, dal primo
direttore di Ca’ Pesaro, Nino Barbantini. Genere pittorico che, come
ricorda lo stesso Pellegrin, attraversa la storia dell'arte occidentale
fin dall’età greco- romana e attiene alla formazione del nostro universo
archetipico, il ritratto è legato al tema dell’identità ma si pone in
relazione anche con la collettività che lo genera. Il ritratto
nell’Ottocento parte da premesse molto diverse da quelle che abbiamo noi
oggi. Sempre legato al tema dell’identità, si accompagna tuttavia al
senso della morte, alla contiguità tra il mondo dei morti e dei vivi
ripresi sulla tela. Come per la fotografia, laddove alcuni autori si
specializzarono nel genere dello scatto post-mortem, così in pittura
sono numerosi i casi di coppie o gruppi familiari che prevedono e
comprendono persone già scomparse al tempo in cui l’opera venne
realizzata. Per l’Ottocento il ritratto non è la documentazione del qui
e ora che invece ha per i nostri tempi, testimonianza di qualcosa che
accade davvero, della perenne connessione con il mondo dell’attualità;
il ritratto nel XIX secolo è piuttosto una celebrazione, un atto di
amore che unisce le dinastie familiari, consacra all’eternità gli
appartenenti al nucleo di affetti, che siano questi i figli scomparsi
prematuramente o gli avi di cui si desidera mantenere viva la memoria.
Pellegrin instaura un dialogo con l'interpretazione ottocentesca del
ritratto e non a caso cerca di costruire la propria identità
raccogliendo, ed esponendo, non volti di suoi contemporanei ma di
persone del XVIII e XIX secolo. Sono dipinti collezionati e accumulati
in modo quasi ossessivo e ripetitivo, che lo accompagnano nella sua
ricerca del Sé. Non dialogano tra loro ma parlano in modo quasi
esclusivo con l’artista e rappresentano ai suoi occhi una moltitudine di
solitudini, di storie e vicende che si affiancano o si accavallano sulla
parete.
L’inesausta ricerca di Pellegrin per costruire la propria identità,
nello scollamento tra Sé reale e Sé ideale, passa anche attraverso le
immagini della testa e della testa- memoria dell’artista che è la città
di Venezia. Anche i numeri, i simboli e le cifre che accompagnano i suoi
autoritratti fanno parte di un alfabeto personale che diventa
geroglifico del presente e del futuro, sostanza archeologica delle
macerie su cui l’artista ragiona ogni giorno. Alle teste e alle immagini
di Venezia si affiancano i lacerti, reperti di un’umanità che ha
lasciato sul muro le tracce del proprio passaggio privato, nella serie
dei Corsets. Sono opere in cui emerge il tema del ritratto come assenza
mentre il cortocircuito tra presente e passato si vivifica attraverso il
confronto tra i corsetti e i bustini appesi a muro, biancheria intima di
donne del passato, e le delicate e preziose stoffe che abbigliano le
splendide immagini femminili nella contigua mostra dell'Ottocento.
Mi auguro che il pubblico, come noi adesso, possa giungere a riflessioni
e nuove questioni grazie al dialogo che si instaura tra le due
esposizioni, messe a disposizione di una contemporaneità che ha fatto
dell’iper-presenza e della ricerca identitaria la propria forza e al
contempo la propria dannazione; augurandoci di non capire, arrivati ai
titoli di coda, che in realtà eravamo già andati e che in fondo gli
altri eravamo noi.
Elisabetta Barisoni, curatrice della mostra
e Responsabile Museo di Ca’ Pesaro – Galleria d’Arte Moderna