Irrequieto, indipendente, 
						eclettico, avvocato prima, artista dopo, studente al 
						Bauhaus di Weimar, Peiffer Watenphul si muove nei 
						circoli d’avanguardia degli anni Venti. Fu un pittore di 
						città e paesaggi, un appassionato fotografo di soggetti 
						con identità queer e un viaggiatore incessante, 
						soprattutto dopo che uno dei suoi quadri fu esposto alla 
						mostra “Arte Degenerata” nel 1937.
							
							 
							
							Il Museo in Roma Casa di Goethe, in 
							collaborazione con le Kunstsammlungen di Chemnitz, 
							Museum Gunzenhauser, sta tenendo una mostra 
							retrospettiva dedicata a Max Peiffer Watenphul 
							(Weferlingen, 1896 – Roma, 1976), originale artista 
							del modernismo, descritto come "poeta lirico della 
							pittura".
							
							La mostra, che è a cura di di Gregor H. Lersch, 
							direttore del Museo, ripercorre con oltre 30 dipinti 
							e 15 fotografie la coerenza delle idee del Bauhaus 
							nel suo operare artistico, seguendone il percorso 
							dalla Germania all’Italia e contestualizzando il suo 
							lavoro nella "tradizione di pittori tedeschi 
							per i quali il paesaggio italiano rappresentava 
							l'Arcadia".
							
							Ecco quindi l’esposizione articolarsi con una serie 
							di dipinti che rappresentano il Bel Paese, con 
							paesaggi veneziani e romani, indicativi del suo 
							originale modo di lavorare, consistente nel 
							selezionare delle immagini spesso ristrette, ponendo 
							un elemento in primo piano, quasi un ostacolo per 
							aumentarne la dinamica e l’effetto di profondità.
							
							Lo stesso metodo l'artista utilizzava in fotografia, 
							in particolare per gli scatti di architettura, fatti 
							soprattutto durante il suo soggiorno a Roma nel 1931 
							e 1932. Accanto a questi troviamo pure alcune 
							fotografie di uomini mascolini e donne dissolute, 
							pesantemente truccate, agghindate di gioielli, 
							perline e tessuti, riferite a quello che è stato 
							recentemente definito "queer Bauhaus".
							
							La mostra include un’installazione site-specific di
							Ruth Beraha (Milano, 1986) ispirata al 
							dipinto Natura morta con fiori di Max Peiffer 
							Watenphul, esposto alla mostra “Arte Degenerata” 
							di Monaco del 1937 e andato perduto.
							
							A documentare i rapporti con gli artisti a lui 
							contemporanei sono esposti due dipinti di Otto 
							Dix, Alexej von Jawlensky e Oskar Schlemmer 
							provenienti dalla sua collezione personale. 
							
							La mostra, che è visibile sino al 10 marzo 2024, si 
							avvale di un catalogo pubblicato da ELECTA, in 
							lingue italiana e tedesca, e curato da Gregor H. 
							Lersch (direttore del Museo Casa di Goethe e 
							curatore della mostra), Frédéric Bußmann 
							(direttore generale delle Kunstsammlungen Chemnitz) 
							e Anja Richter, (curatrice e direttrice del 
							Museum Gunzenhauser, Chemnitz) con saggi di 
							Florian Korn, Anja Richter e Michael Semff.
							
 
INFOmostra:
							
							
							
							Max Peiffer Watenphul – dal Bauhaus all’Italia
							28 settembre 2023 – 10 marzo 2024
							Museo Casa di Goethe – via del Corso 18 
							00186 Roma, Italia
							Tel. +39 06 326 504 12 
							info@casadigoethe.it | www.casadigoethe.it
							
							Orari: martedì – domenica, ore 10.00 – 18.00, ultimo 
							ingresso ore 17.30; lunedì chiuso
							Biglietto: intero 6 euro | ridotto 5 euro
							Social: Instagram: @casadigoethe; Facebook: @casadigoetheroma