Sta per nascere una nuova
istituzione dedicata alla pittura bolognese
dell’Ottocento e del Novecento. È il Museo Ottocento
Bologna, che avrà sede in piazza San Michele 4/C,
davanti a Corte Isolani, su Strada Maggiore, asse che
collega il Museo internazionale e biblioteca
della Musica, il Museo Davia Bargellini,
Casa Morandi e il Museo Civico del Risorgimento.
Il nuovo Museo verrà ufficialmente inaugurato giovedì 20
aprile alle 18 e sarà costituito da 12 sezioni
espositive con una collezione permanente di 85 opere
divisa per nuclei tematici, tra dipinti a olio,
acquerelli, disegni e bozzetti, che documenta le
principali correnti stilistiche del “secolo lungo” visto
dagli artisti dell’area bolognese.
Museo Ottocento Bologna è patrocinato dal Comune di
Bologna e va ad arricchire il percorso espositivo
cittadino dedicato all’800 e al ‘900. La nuova
realtà si inserisce in un progetto di respiro
nazionale con l’obiettivo di dialogare con le
principali istituzioni italiane, aggiungendosi a
musei già affermati come il Museo Giovanni Boldini
e
il Museo dell’Ottocento di Ferrara, il Museo Civico
Giovanni Fattori di Livorno, il Museo Revoltella di
Trieste, la GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano,
il Divisionismo Pinacoteca Fondazione Cassa di
Risparmio di Tortona, nato nel 2001, e il Museo
dell’Ottocento Fondazione Di Persio-Pallotta di
Pescara, di recente apertura. Oltre alla collezione
permanente, Museo Ottocento Bologna organizzerà
incontri aperti al pubblico, conferenze, giornate di
studi e mostre temporanee.
Grazie ai già acquisiti Archivio Fabio Fabbi e
Archivio Emilio Oliviero Contini, Museo Ottocento
Bologna non sarà solo una sede espositiva ma anche
un centro di ricerca. Accoglierà specializzandi e
organizzerà studi sui fondi che detiene. Ogni anno,
con i ricavi del Museo verrà assegnata una borsa di
studio agli studiosi del settore per promuoverne
attività e ricerche. Il Museo, che non ha scopo di
lucro, perseguirà finalità civiche, solidaristiche e
di utilità sociale e il suo principale obiettivo
sarà quello di tutelare, conservare, valorizzare e
promuovere fondi artistici, librari, archivistici e
qualsiasi altra testimonianza sull’attività degli
artisti, specialmente felsinei, nati tra il XIX e il
XX secolo e facenti parte delle correnti artistiche
che si espressero tra l’Ottocento e il Novecento. Il
Museo attiverà tirocini formativi con l’Università
di Bologna per far conoscere il patrimonio artistico
dell’Ottocento e Novecento bolognese. Infine,
l’iniziativa Amici del Museo Ottocento Bologna
consentirà ai soggetti interessati di supportare le
attività artistiche e i programmi culturali
dell’istituzione.
Il percorso espositivo del Museo Ottocento Bologna
inizia intorno alla metà del secolo, scandagliando
gli sviluppi artistici del territorio attraverso
opere di artisti bolognesi come Giovanni Paolo Bedini, Luigi Busi, Fabio Fabbi, Mario De Maria,
Alfredo Protti e tanti altri.
La pittura di storia e di impostazione accademica è
ben rappresentata dal dipinto di Andrea Besteghi
(1817-1869) Cimabue e Giotto, esposto alla prima
edizione delle Esposizioni della Società Protettrice
di Belle Arti che illustra il famoso incontro tra i
due grandi artisti. Si passa al gusto per la
“pittura pompeiana”, così diffuso al tempo, che
trova il suo mirabile interprete in Luigi Bazzani
(1836-1927): l’artista visitò Pompei e ancora oggi è
celebre per i suoi acquerelli. Dell’autore sono
esposti due raffinati dipinti a olio: Il foro a
Pompei, scena romantica con una coppia a passeggio e
l’immancabile Vesuvio fumante sullo sfondo e Figura
pompeiana, caratterizzato da un malizioso
sensualismo. Il percorso prosegue con un accenno
alla moda dell’epoca per le scene ispirate al
Settecento, diffusa dal mercante francese Adolphe
Goupil. Questa tendenza di guardare al passato con
l’occhio del collezionismo, può ben essere riassunta
dall’opera di due artisti come Alfonso Savini (1836-
1908) e Giovanni Paolo Bedini (1844-1924), artisti
che hanno spesso ritratto personaggi “in costume”.
Ne sono un esempio il Bevitore oppure La veste nuova
di Bedini, dipinto, quest’ultimo, esposto alla
mostra della Società Protettrice di Belle Arti nel
1873, oppure La serenata, capolavoro di Savini.
Dalla pittura di storia alla rappresentazione dal
vero: i bolognesi protagonisti di questa svolta
furono Luigi Busi (1837-1884), Raffaele Faccioli
(1845-1916) e Luigi Serra (1846-1888), di cui
vengono presentate opere emblematiche. Ci sono i due
capolavori inediti di Busi, Il Paggio e la Duchessa,
esposto alla Società Protettrice di Belle Arti nel
1862, che vede una donna aristocratica in un interno
arricchito di dettagli sorprendenti: un vaso in
avorio con il bassorilievo di elefante, mazzi di
fiori, pappagallini… oppure l’acquerello de Le gioie
materne, bozzetto dell’omonimo famoso dipinto che
fece conoscere Busi ben fuori dai confini regionali.
Amico fraterno di Busi, e suo sodale durante il suo
periodo romano, fu Raffaele Faccioli, di cui è
esposto Concerie in via Capo di Lucca, dipinto
intriso di divertimento e ironia. Chiude la sezione
un raro olio di Luigi Serra di cui il Museo
conserva, peraltro, un fondo di quarantasette
disegni a documentare la produzione dell’artista.
Sulla scia di un inedito interesse per il
Naturalismo, coevo a quello dei toscani Macchiaioli,
a Bologna si affermano Coriolano Vighi (1845-1905),
Alessandro Scorzoni (1858-1933) e soprattutto
Luigi Bertelli (1833-1916), originario di San Lazzaro,
che, da autodidatta, rivoluzionò la pittura
bolognese da lì in poi. Coriolano Vighi non lavorò
mai en plein air, la sua fu una natura prettamente
immaginata e pensata nell’interno dello studio. La
sezione espone l’imponente Paesaggio ad olio e un
delicato Paesaggio a pastello – tecnica prediletta
dall’artista – realizzato nel 1899. Vighi fu
ammirato e conosciuto anche all’estero, realizzando
opere perfino per gli Zar di Russia.
Alessandro Scorzoni, che visse in povertà, è
presente con due opere centrali nella sua
produzione: Sul Greto del Savena del 1932 e La mia
famiglia. Protagonista del nuovo modo di sentire la
natura fu tuttavia Luigi Bertelli, di cui è esposta
la tela Alba in pineta.
Avvicinandoci alla fine del secolo (Fin de Siècle),
con la maturazione di nuovi gusti e sotto la spinta
di una poderosa rinascita economica, a Bologna
emergono artisti come Fabio Fabbi (1861-1945), il
budriese Augusto Majani (1867-1959), Alfredo Savini
(1868-1924) e altri. La sezione è composta da
numerosi capolavori che ben illustrano l’agio, le
possibilità e la spensieratezza di un’epoca. Tra
questi spicca un “cammeo”: il dipinto ad olio del
triestino Marcello Dudovich (1878-1972) che si
ritrasse nello studio di fronte a piazza San
Domenico insieme alla futura moglie Elisa Bucchi.
Un altro tema interessante è quello dell’Orientalismo,
che ebbe importanti echi sia nell’arredamento che
nella moda del tempo. Tra gli artisti che ben
intercettarono la tendenza ci furono Alberto Pasini
(1826-1899), Fausto Zonaro (1854-1929) e i fratelli
Alberto (1858-1906) e Fabio Fabbi (1861-1945) che
mutuarono la propria passione dai frequenti viaggi
in luoghi esotici. La sezione si apre con un
acquerello recentemente riscoperto di Alberto Fabbi,
La venditrice di fiori che reca curiosamente un
cartiglio dei magazzini “Abraham & Straus” di
Brooklyn, segno che l’artista, dall’Egitto, dove
risiedette per diversi anni, inviò opere in tutto il
mondo. C’è anche il grande dipinto La stanza del
piacere di Fabio Fabbi, che riprende volutamente
un’opera del pittore Hermann Fenner-Behmer (1866-
1913) dal titolo Nonchalance, esposta alla Grosse
Berliner Kunstausstellung del 1907. L’opera di Fabbi
è caratterizzata da potente esotismo e sensualità.
La sezione dedicata al Simbolismo comprende opere
fondamentali per lo sviluppo della corrente a
livello nazionale. L’alunna, di Mario De Maria,
opera che apre la sezione, rappresenta visivamente
una poesia di Gabriele D’Annunzio contenuta nella
raccolta Isaotta Guttadauro (1886). Il dipinto a
olio su seta nera a forma di ventaglio, con la
dedica a Vera Angeli, moglie del critico d’arte
Diego Angeli, rappresenta i Giardini di San Lorenzo,
sede della Biennale di Venezia, di cui De Maria fu
tra i fondatori. Mentre il dipinto Pomeriggio di un
fauno (Sinfonia bionda), esposto alla Biennale del
1909, si ispira al poema del simbolista Stéphane
Mallarmé Il pomeriggio di un fauno (1876) che fu uno
dei manifesti del Simbolismo mondiale oltre che
riecheggiare il Prélude à l’après-midi d’un faune
(1891-94) di Claude Debussy. Un altro importante
autore, soprattutto per Bologna, è Augusto Sezanne
(1856-1935), che ideò, nel 1888, l’effige
dell’Università in occasione dell’VIII Centenario
dell’Alma Mater, e di cui sono esposti tre
capolavori: Calle veneziana, Faro della Laguna e La
settimana della passione. Si segnalano anche le due
opere simboliste: Serenata, di Raffaele Faccioli
(1845-1916) e I sette vizi capitali, del già citato
Fabio Fabbi.
Una rappresentanza della Secessione (termine che
indicava una “rottura” con il passato: la prima fu a
Vienna nel 1897, poi a Monaco e così nelle maggiori
città europee, tra cui Roma: 4 edizioni tra il 1913
e il 1916) si può rintracciare nel lavoro degli
artisti bolognesi Carlo Corsi (1879-1966), Emma Bonazzi (1881-1959),
Alfredo Protti (1882-1949),
Guglielmo Pizzirani (1886-1971), Garzia Fioresi
(1888-1968), Giovanni Romagnoli (1893-1976). Nella
sezione sono presenti tre significativi autoritratti
di Alfredo Protti, Guglielmo Pizzirani e Giovanni
Romagnoli. Emma Bonazzi (1881-1959) fu tra le
artiste più importanti del “Déco bolognese”. A
rappresentare la sua arte, che fu influenzata da
Egon Schiele e Gustav Klimt è l’opera La giovinezza.
Trovano posto nel percorso di mostra anche alcune
opere a sfondo religioso, come l’Ecce Homo di Fabio
Fabbi, in cui il volto emaciato di Cristo emerge
potente dalle tenebre, e la sezione dedicata alla
ritrattistica, inaugurata dal Ritratto della moglie
di Alessandro Scorzoni (1858-1933). Degno di nota è
anche lo Zuavo di Alberto Fabbi (1858-1906), un
artista che si specializzò in ritrattistica
celebrativa, come nella serie dei Ritratti dei
Bolognesi illustri (1896-1900). La sezione è
arricchita da numerose altre opere, come il Ritratto
della Signora Clara Pasquini di Antonio Maria Nardi
(1897-1973) o la serie dedicata ai personaggi
dell’arte di Gino Marzocchi (1895-1981) che vede un
Giorgio Morandi sagacemente sottoposto a giudizio
dallo stato maggiore dell’arte degli ultimi secoli.
Tra le figure si riconoscono Leonardo Da Vinci,
Tiziano, Giorgione, Raffaello, Michelangelo,
Perugino e Caravaggio e gli autorevoli storici
dell’arte Giulio Carlo Argan, Lionello Venturi e
Roberto Longhi.
Museo Ottocento Bologna
Via San Michele 4/C Bologna
Inaugurazione
Giovedì 20 aprile ore 18
Orari di apertura
Martedì-domenica, 10-19
Ingressi
Biglietto intero 10 €, ridotto 7 €
Informazioni
info@mobologna.it
mobologna.it
Ufficio stampa
Sara Zolla | Tel. 346 8457982 | press@sarazolla.com