Mostra curata da Elena Pontiggia e organizzata da Collezione Poscio nello spazio espositivo di Casa De Rodis a Domodossola dal 26 maggio al 26 ottobre 2024 che indaga per la prima volta organicamente la figura di Peretti, il più misterioso e sconosciuto dei pittori vigezzini, inquadrandolo nel contesto del suo tempo.
LORENZO PERETTI (1871 – 1953) Lorenzo Peretti jr (Buttogno 1871-Toceno 1953)
nasce da una famiglia di artisti. Il nonno Lorenzo (1774-1851) era chiamato “il
Raffaello della Val Vigezzo”. Il padre, Bernardino, era anche lui pittore, ma
contrasta la vocazione artistica del figlio. Solo nel 1889, quando muore
lasciandogli una cospicua eredità, il giovane Lorenzo può dedicarsi alla
pittura.
La mostra comprende circa ottanta opere e ripercorre
tutta la breve vicenda di questo singolare artista
(“carattere misantropo e artista nel vero senso”
diceva di lui il suo maestro Enrico Cavalli),
che ha dipinto solo una dozzina d’anni, non ha mai
esposto in vita sua e nel suo studio non faceva
entrare nessuno, tanto che la sua figura di colto
intellettuale, pervaso di tensione religiosa, è
stata spesso scambiata per quella di un alchimista
in odore di stregoneria.
Lorenzo Peretti (1871 – 1953). Natura e mistero
presenta tutti i suoi principali lavori, tra cui il
visionario Bosco dei druidi, 1898 ca (una foresta
abitata da sacerdoti millenari, ispirata forse alla
Norma di Bellini), i suoi più importanti paesaggi
divisionisti della Val Vigezzo e i precoci,
anticipatori quadri non-finiti di inizio Novecento.
Il percorso espositivo inizia dal 1890, quando
Peretti frequenta la scuola Rossetti Valentini
di Santa Maria Maggiore, dove è allievo di Enrico
Cavalli e ha per compagno Carlo Fornara. Sono
esposti, tra l’altro, i tre suggestivi ritratti di
Carlaccin, un contadino vigezzino dipinto sia
da Cavalli, che da Fornara e Peretti. Le opere dei
suoi amici Ciolina, Rastellini, lo stesso
Fornara e Arturo Tosi (presente con uno
stupefacente Nudo alcoolico del 1895 che anticipa di
mezzo secolo la pittura informale) compongono la
seconda sezione della mostra.
Sono documentati anche il viaggio dell’artista a
Lione nel 1893-94 (dove vede la pittura
impressionista e postimpressionista e quella
materica di Monticelli) e le opere appena
successive, tra cui Ritratto di Bernardino Peretti,
prestato dai Musei Civici di Domodossola, toccante
documento umano in cui Peretti si riconcilia col
padre scomparso, che aveva avversato la sua
vocazione pittorica.
Viene poi analizzato il divisionismo irregolare e
carico di tensione di Peretti, di cui sono esposti i
massimi esempi (tra cui Oratorio e Lavandaie alla
lanca di Toceno e Paesaggio, tutti del 1895-97).
Apprezzato da Morbelli, che lo inserisce tra
i protagonisti della tendenza, il pittore vigezzino
rifiuta però di esporre coi divisionisti.
Vasto spazio è dedicato al suo Testamento spirituale
recentemente ritrovato, documento della sua volontà
di conciliare il cristianesimo con la teosofia, che
è un aspetto centrale della sua personalità. Per lui
la natura è un riflesso dell’infinito e nel mondo
non c’è nulla che non sia un riverbero di Dio.
Dopo un'ampia sezione di disegni, la mostra si
conclude con un'antologia delle sue opere
non-finite, tra cui Sottobosco e l'importante
Parigi, 1903.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da
SAGEP con un testo analitico di Elena Pontiggia
e uno scritto di Davide Brullo.
Natura e mistero
a cura di Elena Pontiggia
26 maggio – 26 ottobre 2024
Casa De Rodis
Piazza Mercato 8
Domodossola (VB)
Info e prenotazioni
Telefono: + 39 347 7140135
Email: info@collezioneposcio.it
www.collezioneposcio.it
Orari
Venerdì dalle 15 alle 19
Sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Ingresso
€ 5.00
gratuito: bambini e studenti con tesserino
Visite guidate per scolaresche durante la settimana su prenotazione
Ufficio stampa | Maria Chiara Salvanelli Press Office & Communication
Maria Chiara Salvanelli
Email mariachiara@salvanelli.it – Cell 333 4580190
Maria Grazia Fantini
Email mariagrazia@salvanelli.it – Cell 348 5444533
Nel 1890-92 studia con Carlo Giuseppe Cavalli e soprattutto con Enrico Cavalli
alla scuola Rossetti Valentini di S. Maria Maggiore, dove ha per compagno Carlo
Fornara, con cui stringe una viva amicizia.
Nel 1892 vede la mostra di Fontanesi a Torino, da cui è inizialmente
influenzato. Forse già nel 1893, e sicuramente nel 1894, compie un viaggio con
Fornara e Enrico Cavalli a Lione, dove studia la pittura materica di Monticelli
e la pittura francese da Delacroix e Courbet agli impressionisti, Seurat e
Cézanne. Alla fine del 1894 si appassiona al divisionismo, ma nel 1896 rifiuta
la proposta di Morbelli e Pellizza da Volpedo di esporre coi divisionisti l’anno
successivo. Crea in questo periodo, con Adolfo Papetti, una biblioteca esoterica
e teosofica, oggi purtroppo dispersa.
Nel 1897 compie un viaggio a Monaco di Baviera. Si avvicina intanto al
simbolismo e dipinge una natura abitata da visioni (Gli spiriti del male; Il
bosco dei druidi, 1898).
Agli inizi del nuovo secolo smette probabilmente di dipingere. Nel 1902 pubblica
su “L’Indipendente” l’articolo su Fornara Dell’Arte nella società. Nel 1903
compie un viaggio a Parigi, dove torna ancora nel 1906-1908, dividendosi fra la
capitale e la vicina Montrouge. Nel 1910 diventa redattore del “Popolo
dell’Ossola”.
Negli anni venti redige il suo testamento spirituale In suprema identità.
Invocazione metafisica, in cui concilia la religione cristiana con la teosofia
di Schuré e di Guénon.
Da questo momento non si sa più nulla dell’artista, che scompare a Toceno nel
1953.