Mostra personale di Pierpaolo Curti a cura di Antonello
Tolve dal 9 marzo al 28 aprile 2024 presso Tomav - Torre
Moresco Centro Arti Visive – (FM)
ARTISTA: Pierpaolo Curti
TITOLO: SuSpenSionS CURATORE: Antonello Tolve Nasce a Lodi il 23 febbraio del 1972, città in
cui vive e lavora. Si laurea presso l’Università Statale di Milano in Scienze
dei beni culturali. La sua ricerca, prevalentemente pittorica, propone una
dimensione metafisica, nella quale lo spettatore viene chiamato ad una
performance mentale attiva nel completamento dell’opera. L’impianto dei suoi
dipinti, svuotato dal superfluo, propone terre di confine, soglie, precipizi,
valichi, tutti dispositivi metaforici esistenziali, che l’artista posiziona per
stimolare nuovi passaggi dimensionali. Questa pratica neo-spirituale, ma lontana
dalle religioni tradizionali, è da praticarsi in solitudine, nel vuoto, che nei
dipinti dell’artista diventa un vuoto ospitale. Se i disegni aggiungono maggiori
dettagli narrativi, trovando una loro autonomia, nei video e nelle installazioni
la sospensione rimane simile all’impianto pittorico, offrendo allo spettatore
diverse possibilità di lettura. Oltre alla sua ricerca personale, nel 2019,
Pierpaolo Curti ha fondato l’Associazione 21 presso il suo studio d’arte, un’ex
fonderia che funge da contenitore trasversale e multidisciplinare per l’arte
contemporanea. «L’immaginazione non è il fiorire
dell’arbitrario, e molto meno dell’impreciso. Precisione realistica di contorni,
solidità di materia ben poggiata sul suolo e intorno come un’atmosfera di magia
che faccia sentire, traverso un’inquietudine intensa, quasi un’altra dimensione
in cui la nostra vita si proietta» . Massimo Bontempelli Depurata da ogni sorta di tensione, la sua pittura raggiunge una resa
dell’immagine che sfugge a ogni eventuale paesaggio per mostrare una forza
simbolica, dai tratti primordiali, capace di trasformare il paesaggio stesso in
un atto mentale, in panorama del pensiero che si muove con disinvoltura tra il
notturno e il mattutino, dove colori lattei o eburnei o ancora antelucani
sembrano accarezzare le cose, farle metafisicamente apparire in sorprendenti
quinte teatrali, cristallizzarle via via in fantastiche geometrie – che
definirei esistenziali – prese a prestito dal mondo dei videogames, di cui
l’artista è stato un grande cultore. Nel leggere più attentamente il percorso messo in campo dall’artista sin da
quando, giovanissimo, sul finire degli anni Novanta, espone i suoi primi lavori,
si avverte l’analisi di un mondo quasi postapocalittico dove l’uomo è costretto
a fare i conti con organismi geneticamente modificati o con la vita
neurosimulata sul modello di Matrix. Ad una serie di dispositivi visivi
realizzati tra il 2000 e il 2003 (tra questi Albero, Circuito, Uomo 547365,
Omologazione, Clone, Campo, L’uomo che accarezza i fiori), in cui si avverte tra
l’altro un confronto costruttivo con la materialità di Burri e con l’eleganza di
Giacomelli o di Magdalo Mussio, segue, a partire dal 2004 un programma in cui la
pittura si fa più densa e grumosa, legata a statuti grammaticali che riescono a
creare collegamenti magici tra le atmosfere di Kiefer – si pensi almeno a Lead
buildings o a Black road – e la cremosa gentilezza di Morandi. Curti ha una
eleganza tutta sua nel creare congegni dove la citazione è sempre indiretta e
mai scontata: l’artista guarda alla storia dell’arte del passato e del presente
– richiama a sé come compagni di viaggio Böcklin, Hopper, i più giovani Elger
Esser e Tim Eitel, a ritroso i Coretti di Giotto (nella Cappella degli
Scrovegni, a Padova) e in particolare l’impianto scenico orientale – per
metabolizzarla in un apparato visivo che produce continui blackout, shock,
disturbi in cui non c’è mai figura umana o animale. L’assenza di figura che
caratterizza con costanza tutta la sua opera a partire dal 2004 – dal 2006
l’artista lascia inoltre ogni forma di matericità per restituire fondali con
campiture piatte e disarmanti – è esplicito richiamo allo spettatore, non più
passivo lettore dell’opera, ma attore assoluto (solitario, responsabile) e
riflessivo, attivatore di un gioco inglobante: il protagonista reale del gioco –
lo ha ricordato Gadamer in tempi non sospetti – non è tuttavia il giocatore ma
«il gioco stesso che gioca includendo in sé i giocatori» . Accanto allo spazio perfetto della pittura da intendersi appunto sempre come un
meccanismo dialogico o anche un ingranaggio che mira a delineare un nuovo epos e
se vogliamo anche un nuovo sistema didattico fatto di cortocircuiti, di argute
indicazioni e sollecitazioni, c’è un lavoro installativo che assorbe il pubblico
e lo invita a ulteriori riflessioni sull’ottundimento della ragione – è il caso
di Coltivazione del 2001 (riproposta nel 2009 in occasione dell’Internazionale
di Ferrara), quasi un cimitero delle menti o una anomala fioritura di cavolfiori
realizzati non a caso in poliuretano – e sull’importanza di avere una cintura di
sicurezza culturale in un mondo ormai del tutto degradato, fatto di fantasie in
scatola, di sogni miniaturizzati, di nozioni a pacchetti, di grandi bellezze
liofilizzate, di idee surgelate dalle quali può nascere magari anche un genio in
serie: memorabili Scripta (2003) o anche il più recente Source (2016).
Il TOMAV EXPERIENCE – Torre di Moresco Centro Arti
Visive, con il titolo SuSpenSionS inaugura sabato 9
marzo 2024, ore 17:30, negli spazi della Torre di
Moresco (FM), la personale di Pierpaolo Curti a cura
di Antonello Tolve.
L’artista lodigiano, classe 1972, presenta al Tomav
di Moresco una serie di lavori - oli su tela e
disegni su carta di dimensioni varie, pensati e
realizzati per il sito - con i quali indaga il tema
del paesaggio in chiave originale, alternando
atmosfere diurne a quelle notturne, mescolando
elementi naturali e artificiali, muovendosi da
perfetto equilibrista sul crinale dell’ambiguità,
con l’intenzione di richiamare colui che guarda ad
un’interazione attiva con questi luoghi spiazzanti.
“Il tempo che si percepisce nel seguire le distanze
siderali proposte da Pierpaolo Curti in tutto il suo
tagliente lavoro di scavo nei labirinti del
linguaggio pittorico (ibrido, spregiudicato e
innovatore), è quello d’un gioco metodologicamente
legato a contrade sovrastoriche sovrageografiche
sovratemporali sovraspaziali dove ogni cosa sembra
incrociarsi o incastrarsi a ritmi cromatici (a
rimbalzi) che oscillano tra il naturale e
l’artificiale, tra l’ambiguità verosimigliante del
dato reale e la spettralità del dato virtuale, quasi
a creare paesaggi paralleli e sospesi in cui
oggetti, strutture e aste affilate si innestano a
scenari montuosi o collinari, a precipizi o a
interni alquanto scarni, per dar luogo a una sorta
di realismo magico, così come inteso da Massimo
Bontempelli”. (A. Tolve)
INAUGURAZIONE: sabato 9 marzo 2024 ore 17:30
PERIODO: 9 marzo - 28 aprile 2024
ORARI DI APERTURA: sab e dom ore 17.30-19.30 o su appuntamento
PARTNER:
Tomav Experience Ass. Cult
PATROCINIO:
Comune di Moresco
DIREZIONE ARTISTICA: Andrea GiustI
INFO:
3515199570_tomav.expe@gmail.com
Instagram | torre_moresco
https://www.facebook.com/TorreMorescoCentroArtiVisive
Il suo lavoro è stato esposto in vari contesti pubblici e privati, in Italia e
all’estero.
www.pierpaolocurti.com
Il tempo che si percepisce nel seguire le distanze siderali proposte da
Pierpaolo Curti in tutto il suo tagliente lavoro di scavo nei labirinti del
linguaggio pittorico (ibrido, spregiudicato e innovatore), è quello d’un gioco
metodologicamente legato a contrade sovrastoriche sovrageografiche
sovratemporali sovraspaziali dove ogni cosa sembra incrociarsi o incastrarsi a
ritmi cromatici (a rimbalzi) che oscillano tra il naturale e l’artificiale, tra
l’ambiguità verosimigliante del dato reale e la spettralità del dato virtuale,
quasi a creare paesaggi paralleli e sospesi in cui oggetti, strutture e aste
affilate si innestano a scenari montuosi o collinari, a precipizi o a interni
alquanto scarni, per dar luogo a una sorta di realismo magico, così come inteso
da Massimo Bontempelli. Curti pare infatti seguire con intelligenza una linea in
cui l’heimlich lascia il posto all’unheimlich e l’ordinario si fa straordinario
mediante una potente modalità espressiva che sa di natura selvatica, che si pone
all’occhio dello spettatore come qualcosa di argutamente terso: e con dettagli
realisticamente irreali tanto da rivelarsi inevitabilmente inquietanti,
stranianti, spiazzanti, vertiginosi, in alcuni momenti desolanti e sublimi.
Che realizzi opere context-specific, installazioni o lucidi lavori
bidimensionali, Pierpaolo Curti pone sempre al centro dell’attenzione un
processo che è prima di tutto spazio: spazio legato al vuoto orientale (sunyata,
il k’ung cinese, il mahyana, il grande veicolo di Nagarjuna più esattamente) che
sospende e che è ospitale, al potere del sapere, al valore educativo
dell’utopia, al pensiero divergente, capace di creare – e forse vale la pena
usare le parole chiare di Gianni Rodari – un passaggio obbligato
dall’accettazione passiva del mondo alla capacità di criticarlo, all’impegno per
trasformarlo.