Artra
Galleria di Milano e Galleria Studio Cenacchi
di Bologna presentano la mostra personale “Trame
Silenziose” dell’artista Zeno Bertozzi, una
mostra su due sedi a cura di Raffaele Quattrone.
Basata sull'idea che la
collaborazione tra gallerie è possibile ed è più
importante della competizione, l’esposizione è un
progetto culturale unitario che permette di
arricchire ed articolare la conoscenza di Bertozzi,
offrendo la possibilità a più persone, anche in aree
diverse d’Italia, di accedere alla mostra.
Per questo motivo, l’esposizione verrà allestita in
due spazi diversi quali Artra Galleria di Milano e
Galleria Studio Cenacchi di Bologna e inaugurerà in
due date distinte: il 16 gennaio a Milano e il 18
gennaio a Bologna.
“Trame silenziose” presenta 32 sculture realizzate
prevalentemente in gesso e ceramica. Bertozzi opera
su una sorta di tatuaggio plastico ottenendo effetti
che stanno tra la calcificazione ossea e concrezioni
della più diversa natura, dalle quali scaturisce una
riflessione su un tempo che può alterare e variare
superfici eterne per la loro classica bellezza.
Sotto il segno della metamorfosi, questo tipo di
intervento, minuziosamente eseguito con la punta
fine di un bulino, viene ripetuto su varie superfici
sempre di materiale ceramico e gesso.
Una ripetizione costante, che include sempre la
dimensione del tempo, attraverso una lenta
contemplazione che plasma la materia, creando
crateri e forme che si trasformano nell’unità di
misura dell’invisibile scorrere del tempo.
Queste opere evocano un’armonia nascosta, non
immediatamente percepibile, che invita il visitatore
a intraprendere un viaggio interiore verso un luogo
in cui la mente si calma e ritrova il suo
equilibrio. Il colore predominante delle sculture è
il bianco, simbolo di purezza e tranquillità, e
questo si sposa perfettamente con l’oro,
accompagnando il pubblico in un’esperienza visiva e
sensoriale di grande intensità.
In merito all’utilizzo del colore oro, Zeno Bertozzi
ha spiegato: “Un nido dorato mi porta a pensare
all’idea di riposo, di tranquillità e di rifugio dal
caos associato all’immagine di casa primordiale in
cui le pareti sono appunto di terra, un rifugio che
come un vestito si adatta al corpo dell’animale
proteggendolo, un qualcosa che si avvicina al corpo
della madre. L’oro in questa maniera dà ancora più
importanza a questo spazio protettivo, lo raddoppia
lo fortifica elevandolo al luogo naturale e primo
dell’abitare”.
Le sculture di Bertozzi parlano di una "melodia"
silenziosa, cui diversi titoli delle opere
rimandano, che diventa qualcosa di intangibile, ma
che esiste come una forza che ci guida o ci consola.
Un'invisibile danza di suoni e silenzi che
raccontano storie senza parole, ma con una forte
intensità emotiva dove il silenzio diventa una forma
di comunicazione profonda, spesso più potente del
suono.
“In questo senso mi ricordano la “Sinfonia del
Silenzio" di Giya Kancheli che esplora il concetto
di silenzio come una forma di musica” afferma il
curatore Raffaele Quattrone. “L'intera composizione
è costruita su pause, spazi vuoti e momenti di
quiete, creando un'atmosfera riflessiva che evoca
solitudine e allo stesso tempo protezione nel
silenzio”.
A tal proposito l’artista aggiunge: “Il concetto di
trama come quello di sinfonia è legato al concetto
di scrittura e segni ma può essere anche inteso come
un insieme di linee, spazi e volumi che si combinano
per creare una struttura visiva. Quindi una
relazione tra forme che nella loro semplicità
offrono varie possibilità interpretative”.
Nelle opere di Zeno Bertozzi l’invisibile diventa
una melodia segreta, ascoltata solo da chi è pronto
ad "ascoltare", una bellezza nascosta che trova nel
silenzio, uno spazio sicuro dove il mondo esterno si
attenua e dove l'arte e il pensiero possono fiorire
senza distrazioni. Un rifugio che non ha bisogno di
essere visto, un "guscio" che come i nidi di vespe
vasaie in alcune opere ci preserva dal caos esterno
custodendo ricordi e frammenti di un tempo che non è
mai del tutto perduto, ma che esiste
nell'invisibilità e nel silenzio.
La mostra sarà visitabile da Artra Galleria a Milano
fino al 21 febbraio 2025 e da Galleria Studio
Cenacchi a Bologna fino al 28 febbraio 2025.
Artra Galleria – 16 gennaio 2025 ore 18
Via Leopoldo Gasparotto, 4, 20124, Milano
Galleria Studio Cenacchi – 18 gennaio 2025 ore 17
Via Santo Stefano, 63, 40125, Bologna
Artra Galleria – fino al 21 febbraio 2025
Galleria Studio Cenacchi – fino al 28 febbraio 2025
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CULTURALIA DI NORMA WALTMANN
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Nato a Castel San Pietro Terme nel 1994. Nel 2015 frequenta l’Accademia di Belle
Arti di Bologna dove inizia ad elaborare e sperimentare in campo scultoreo,
avvicinandosi così alle prime esperienze scultoree, affiancando agli studi,
terminati nel 2020, l’attività lavorativa presso lo studio Bertozzi & Casoni,
dove tuttora collabora. Tra le occasioni espositive si ricordano: “Index”,
Opentour 2018, Labs Gallery Arte Contemporanea, Bologna 2018; “To be going to”,
Opentour, P420 Arte Contemporanea, Bologna 2019; “Tassellation”; “Con tatto”,
Galleria Claudio Poleschi Atre Contemporanea, Dogana, San Marino, 2021; “Verde
brillante. O delle probabilità interpretative del divenire forma”, Galleria
Antonio Verolino, Modena, 2022; “Per una nuova scultura. Sperimentazioni e
traiettorie lungo la Via Emilia”, Modena, 2022; “M’ARTE”, Zeit Gallery, Porcari
(LU), 2022; “Intermezzo”, Galleria di Villa Ferrari, Castelnuovo Rangone, 2023;
“Legami fragili” a cura di Raffaele Quattrone, Galleria Studio Cenacchi,
Bologna, Studio DBF, Roma, Spazio 21, Lodi, 2024.
RAFFAELE QUATTRONE: BIOGRAFIA
Raffaele Quattrone è un sociologo e curatore d'arte contemporanea italiano, noto
per il suo approccio critico e interdisciplinare nell'analisi dell'arte e della
società. Come curatore, Quattrone ha organizzato numerose mostre, lavorando sia
con artisti emergenti che affermati, in spazi pubblici e privati. Dal 2015
collabora con la Real Academia de España en Roma, dove ha curato progetti di
rilievo come la mostra Oltre ogni ragionevole dubbio (2017), L’ultimo Espaliù
(2019), l’installazione Michelangelo Pistoletto – Pozzo Specchio nel Tempietto
di Bramante (2023) e la mostra Michelangelo Pistoletto all’Accademia di Spagna
(2024). Tra le sue pubblicazioni si ricorda NewFaustianWorld. 17 pittori per
l’arte del XXI secolo, 24ORE Cultura (2018), che analizza le opere di 17 artisti
internazionali: Glenn Brown, Maurizio Cannavacciuolo, Andrea Chiesi, Tiffany
Chung, Njideka Akunyili Crosby, Alberto Di Fabio, Kepa Garraza, NS Harsha,
Songsong Li, Alessandro Moreschini, Mauro Pipani, Imran Qureshi, Terry Rodgers,
Raqib Shaw, Philip Taaffe, Josep Tornero, Jan Worst. Questo lavoro ispira due
mostre, a Rimini e Venezia, e un docufilm diretto da Piero Passaro, tradotto in
diverse lingue e premiato a livello internazionale. Nel 2023 scrive e presenta
la docuserie MASTERPIECE. Sulle tracce della meraviglia, un progetto innovativo
che combina cinema, televisione e documentario, in cui intervista figure
iconiche dell’arte contemporanea, come Shirin Neshat, Jeff Koons, Mona Hatoum,
Imran Qureshi e Marinella Senatore. La serie, trasmessa nel 2024 in anteprima su
Documentando.org, ha ottenuto grande attenzione mediatica. Da Ottobre 2024 è
editor-in-chief di tutte le pubblicazioni del gruppo americano Vincenzo Viva
Publisher.