Mostra d'arte sulla ritrattistica settecentesca e contemporanea, a cura di Elsa Barbieri, Massimo Francucci e Giuliana Pascucci, con oltre 60 opere che accostano maestri del passato e artisti del presente, italiani e internazionali.
Nell’ambito della mostra Vis-à-vis, i Musei
Civici di Palazzo Buonaccorsi presentano Buonaccorsi Rings Up, un’iniziativa
espositiva nata dalla collaborazione con le istituzioni del territorio
marchigiano. Il titolo prende giocosamente le mosse dall’atto quotidiano del
suonare il campanello, proprio il gesto che precede un incontro. Ed ecco dunque
che Buonaccorsi Rings Up permetterà, nella modalità di una sinergia espositiva e
collaborativa, di far incontrare «a viso a viso» le opere esposte, gli artisti
coinvolti, i visitatori partecipi e i territori circostanti. Voluto dalla famiglia Buonaccorsi in seguito al
conseguimento del patriziato cittadino ottenuto nel 1652 e all’investitura a
conte conferita a Simone Buonaccorsi nel 1701 da papa Clemente XI, Palazzo
Buonaccorsi oggi è sede del Museo della Carrozza, della Pinacoteca Civica e
Galleria dell’Eneide, nonché della Collezione del Novecento. I nuovi musei
civici, allestiti tra il 2009 e il 2014, vogliono essere la porta di accesso
alla conoscenza e alla promozione tanto del patrimonio storico quanto del
contemporaneo, fungendo da stimolo a una partecipazione culturale attiva,
creativa e innovativa. Con Vis-à-vis i Musei intendono proporre una mostra che
rinnovi la tradizionale modalità espositiva, offrendo al contempo la possibilità
sia di far conoscere il proprio patrimonio fuori dalle Marche sia di portare
nelle Marche lo sguardo contemporaneo di collezionisti, istituzioni, artisti,
stampa nazionale e internazionale. In questa prospettiva si inserisce anche il
ricco programma di interventi e relazioni con le istituzioni del territorio
promosso in concomitanza con la mostra.
Dal 29 giugno 2024 al 12 gennaio 2025 i Musei Civici
di Palazzo Buonaccorsi presentano la mostra
Vis-à-vis, una riflessione inedita sulla
ritrattistica settecentesca e contemporanea, a cura
di Elsa Barbieri, Massimo Francucci
e Giuliana Pascucci, con oltre 60 opere che accostano maestri
del passato e artisti del presente, italiani e
internazionali.
In mostra dialogano opere di autori settecenteschi -
Pier Leone Ghezzi, Sebastiano Ceccarini, Carlo
Magini -, artisti contemporanei - EvgenyAntufiev,
Eduardo Arroyo, Matthew Attard, Luigi Bartolini,
Joseph Beuys, Marco Cingolani, Michelangelo Consani,
Fabrizio Cotognini, Enzo Cucchi, Thomas De Falco,
Antony Gormley, Maggi Hambling, Diango Hernández,
LeikoIkemura, Jiri Kolar, Mark Manders, Annette
Messager, Fulvio Morella, Roman Opalka, Laura
Paoletti, Vettor Pisani, Carol Rama, David Reimondo,
Klaus Rinke, Kiki Smith -, insieme alle prestigiose
collezioni del museo, in particolare autori del ‘900
fra cui Nanda Vigo, Osvaldo Licini, Aligi Sassu,
attraverso un percorso espositivo che si snoda lungo
tutti i piani e le affascinanti sale di Palazzo
Buonaccorsi. Un originale incontro artistico
dalSettecento, il Secolo d’oro della ritrattistica
marchigiana, al Contemporaneo, che traccia le
traiettorie di studio di quanto la percezione visiva
- di un ritratto - sia frutto di un processo di
selezione, integrazione e intuizione in cui
intervengono, oltre alla facoltà visiva, il dato
reale, la coscienza, l’adesione affettiva, la
memoria individuale e la messa a fuoco morale.
Quando guardiamo un ritratto pensiamo di vedere un
individuo, sembra ovvio: il ritratto è, secondo una
definizione tanto corretta quanto semplice, la
rappresentazione di una persona considerata di per
sé stessa.
Ma quale connessione esiste fra le pratiche del
ritratto - sia esso autoritratto, maschera,
caricatura, finanche camuffamento - con la questione
della definizione dell’individuo?
Possiamo considerare il ritratto la rappresentazione
visiva di un nome proprio? C’è un rapporto di
identità tra il ritratto e l’individuo che
rappresenta?
«A viso a viso» - come scrisse Alessandro Manzoni -
uomini e donne si incontrano, e si scontrano anche,
scambiandosi sguardi, gesti e parole, osservati da
altri uomini e altre donne in una dimensione
pubblica e praticabile all’interno della quale
emerge la lotta al riconoscimento che anima la
pratica ritrattistica.
Secondo una fenomenologia che attraversa secoli,
periodi, avanguardie, canoni e culture differenti,
Vis-à-vis prende le mosse dalle diverse possibilità
della pratica figurativa a cui la ricerca del vero,
fin dal secolo dei lumi, diede impulso decisivo.
Cortocircuitando la tradizionale modalità percettiva
all’interno dello spazio espositivo, la mostra
favorisce l’interazione sociale e dei comportamenti
degli individui, ritratti e in visita, che si
incontrano a viso a viso e gli uni sotto lo sguardo
degli altri. Ne scaturisce un’indagine che tratta la
questione del ritratto in stretta reciprocità con
quella dell’individuo e con quella della
rappresentazione.
Guardando al passato, la ricerca del vero ha
caratterizzato una larga parte del Settecento dando
nuovo impulso a due generi che più degli altri
apparivano assecondare questo intendimento: il
ritratto e la natura morta. L’uso di far dipingere e
conservare gelosamente l’effigie dei propri cari si
estese dalle classi aristocratiche alla borghesia di
grande e media fortuna facendo sì che sempre più
artisti affrontassero il genere. I pittori
marchigiani non fecero eccezione a quanto detto e,
anzi, seppero dare nuova linfa e lustro al genere
proponendo alcuni dei modelli della ritrattistica
più avanzati del Secolo, almeno fino alla
decodificazione del ritratto da Gran Tour di Pompeo
Batoni.
Attraverso la selezione di opere esposte, la mostra
si propone di dare conto sia dell’evoluzione del
genere artistico del ritratto, sia di alcuni fra gli
esemplari settecenteschi più importanti, vividi e a
volte sorprendenti. Emergono così anche le diverse
possibilità all’epoca affidate al pittore stesso, di
caratterizzare la figura con l’ambiente circostante,
di inserire elementi che richiamassero il ruolo
sociale e le passioni del soggetto ritratto, tanto
quanto la profondità della lettura psicologica, che
dipendeva spesso anche dal livello di confidenza che
legava l’artista all’effigiato.
29 giugno 2024 -12 gennaio 2025
A cura di Elsa Barbieri, Massimo Francucci e Giuliana Pascucci
Musei Civici Palazzo Buonaccorsi, sale mostre
via Don Minzoni 24, Macerata
https://musei.macerata.it | Telefono: 0733 256361
Orari
Novembre/Marzo: da martedì a domenica, 10:00 – 13:00 / 15:00 – 17:30
Aprile, maggio e ottobre: da martedì a domenica, 10:00 – 13:00 / 14:30 –
18:30
Luglio/Agosto: 1-19 luglio: 10.00-13.00 / 15.00-19.00 | 19 luglio – 11
agosto: 10.00-19.00 | 13 agosto – 31 agosto: 10.00-13.00 / 15.00-19.00
Settembre: da martedì a domenica, 10:00 – 13:00 / 15:00 – 19:00
La biglietteria chiude 30 minuti prima dell’orario indicato.
Tariffe di ingresso
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