“Per
capire Maria Bonaduce, per ‘leggerne’ le opere, occorre
sgomberare il campo da vecchi luoghi comuni sul fare arte:
Ella coniuga le colorazioni possibili del quotidiano
apoetico all’indicativo presente.” ebbe a scrivere di
lei Mimmo Conenna, così come la stessa artista
conferma: “La mia ricerca non si è mai allontanata dalla
realtà perché per me ha rappresentato un’ ottima fonte di
studio e in essa ho percepito il fondamento di ogni
pensiero.
Non
rinnego quanto è avvenuto nell’arte del XX° secolo perché ne
faccio parte e ho studiato con interesse ognuna delle
correnti artistiche che lo hanno attraversato. Scopro in noi
artisti contemporanei molto individualismo e dico a me
stessa che non ci rendiamo conto che siamo dei semplici
esecutori a cui è stato concesso il dono di vedere un po’
più lontano per poter narrare agli altri che esistono nuovi
orizzonti inesplorati in cui avventurarsi e fare apprezzare
la bellezza che si cela nelle piccole cose.
Ci sono molti artisti di
talento che vivono in totale anonimato per una scelta etica
di coerenza nel rifiutare i meccanismi perversi del mercato
dell’arte oggi. Non so se essere del tutto d’accordo con
loro perché ritengo che l’arte sia una forma molto efficace
di linguaggio e bisogna comunicare e condividere se si vuole
renderlo efficace.”
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Maria
Bonaduce: Nulla sapientia sine cruce
Maria Bonaduce:
Le nozze di Cana |