Scrittura di
sogni
Vedere una mostra
è più che vedere un quadro. L'artista disvela nelle sue opere tutto
un suo modo di essere, una filosofia di vita che percorre le strade
della realtà spesso trasfigurandola. Il suo intervento in qualunque
caso non è mai pura e semplice riproduzione della realtà, che, in
ogni modo, passa attraverso l'artista e si fa specchio di lui stesso
in modo cosciente o incosciente.
L'astrattismo è di
per sé una strada di fuga dal reale, la ricerca di un altro dove che
rinnega qualcosa, che vuol sublimare l'io, renderlo creatore di una
utopia. Così l'artista crea, frammento per frammento, tassello per
tassello, tessera per tessera il mosaico di una realtà, che lo
libera, lo rende sovrano, lo purifica e l'esalta.
Il mondo del
nostro Epifania si rivela come impressioni di viaggio, in un canto
di luce e di colori. L'iride dell'arcobaleno si scinde in accordi di
note musicali, dove il tempo scandisce il ritmo delle forze della
materia magmatica.
Nella fisica
Democrito cercava l'atomo, l'elemento primario e indivisibile della
materia, di ogni cosa, ma ogni elemento della materia si rivela
matrice di altri elementi e l'uomo/scienziato del duemila è ancora
attanagliato da questa ricerca nel continuo nel continuo vuoto che
lo circonda.
Così questo vuoto mi suggerisce il vuoto di razionalità del mondo
circostante, una perdita di valori che l'uomo moderno si fa caso di
coscienza e di necessità l'artista trova l'altrove in un mondo dove
la fantasia, l'immaginazione associano gli attimi fuggenti
dell'universo.
Così vedere una mostra è sentire il palpito di vita dell'artista,
entrare nei suoi sogni, visitare la sua casa dei desideri e rivivere
con lui la gioia o il dramma d'esistere.
Per Epifania il colore e la linea costituiscono il suo linguaggio.
Egli parla con le sue opere. Egli cerca un dialogo non con lo
spettatore, egli interroga il mondo, interroga se stesso.
Nelle opere di questa mostra avverto un ricco mondo festoso, con le
luci avvolgenti delle insegne di Las Vegas, la geometria si fa
armonia e i colori si addensano in forme nuove, in agglomerati a
spirale nello spazio. L'impressione generale è quella di essere
proiettati nello spazio e di attraversarlo nella magia della luce e
dei colori come viaggio tra le stelle, tra mille arcobaleni sulla
scia del film 2001 Odissea nello spazio di Kubrik.
Triangoli,
quadrati e cerchi sono gli elementi geometrici costanti del nostro
artista. Il triangolo si fa forza vettoriale di distacco dalla terra
oppure modulo di una spirale avvolgente che ruota in lame di colori
o facce di piramidi su globi vaganti nello spazio oppure
segmentazione di piani proiettati oltre la terza dimensione o forse
lingue avvolgenti che rompono la sfericità dell'unità/matrice per
sprigionare il fuoco del desiderio o della vita come eruzioni del
sole incandescente. Il cerchio è l'altro elemento geometrico che si
ripete e si riflette in ogni possibile sfaccettatura come molecola
al microscopio in continua scissione. Ma assume anche prospettive
conturbanti di abissi che si contrappongono come forze
imperscrutabili di attrazione nel vuoto in un vortice di
affascinanti colori. Il quadrato o rettangolo è l'elemento
contenitore del tutto, che si fa finestra sul mondo che si crea o
che appare.
Così la geometria
del nostro Epifania rende materia viva quella che potrebbe essere
un'immagine visionaria. Nelle sue composizioni vibra la legge di una
logica, tra prospettive, contrasti, complementarietà, luce e colore.
Il pittore, come
da uno scritto di De Chirico, è l'uomo che si stacca dalla massa
sostituendo la visione o comprensione convenzionale del mondo
visibile, la visione corrente delle cose, con una visione propria a
lui soltanto, con una visione più perfetta, creata dalle sue
possibilità eccezionali.
Così la pittura si fa creazione e non pura rappresentazione del
reale, si fa utopia concreta, sia pure come visione, e vive oltre
l'attimo in dialogo con gli altri. Oronzo Maggio, 12/12/1998
Protagonista delle
sue composizioni diventa la civiltà contemporanea tesa e convulsa ,
la tecnica e l'universo insieme .Nell'allucinata e tesa irrealtà del
colore i segni si ergono in verticale , tracciano quadrati ,
triangoli , cerchi , volute tormentate e forti : la cromia si muta
in linguaggio dinanzi agli occhi di Luigi Epifania , si materializza
nello stesso tempo , sottolineando un senso di liberazione ,
testimoniando una sensibilità passante da trama a trama , da luce a
luce attraverso aneliti e sentimenti , permettendoci così di
penetrare in un tempo esprimente la sua attualità in una visione
interiore .
A. Oberti |
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