Sante
Monachesi (Macerata, 10 gennaio 1910 – Roma, 28 febbraio 1991) è
stato un artista, pittore e scultore italiano.
Dopo gli studi all'Istituto d'Arte di Macerata, si trasferisce a
Roma, dove frequenta il corso di scenografia al Centro Sperimentale
di Cinematografia. Il volume di Boccioni “Pittura e scultura
futuriste” ispira la sua produzione artistica degli anni trenta,
crea l'Extra Plastica Futurista Aerodinamica, con le strutture
“spiraliche” e “diagonali” in pittura e scultura.
Nel 1932 è tra i fondatori del Gruppo Futurista Marchigiano
Umberto Boccioni, Futuristi nelle Marche, con Bruno
Tano e altri artisti. Nel 1937 partecipa all'Esposizione
Universale di Parigi con l'opera “La gran luce”. Nel 1938
espone un'opera di aeropittura, ”La grande volta”
all'Esposizione nell'Art Department della Columbia University di New
York e nello stesso anno alla XXI Biennale di Venezia. Nel 1939
espone alla III Quadriennale di Roma, con la presentazione di
Filippo Tommaso Marinetti.[..]
Scrisse Aurelio
T. Prete in
una pubblicazione del 1963 edita da ERS Roma : "In
un catalogo di appunti sul futurismo là dove si legge che Monachesi
dichiarava nel 1932 " Non lasciamo all'artigiano la responsabilità di
creare le forme della nostra epoca" si evince come in queste parole
vi sia forte la volontà di precisare una netta distinzione fra arte e artigianato.
Questo, a detrimento delle cosiddette tendenze sfociate poi nella
banale accademia d'oggi e, certamente, a tutto vanto di quella
pittura o scultura che pur segnando un vertice d'avanguardia, un
imperativo NO al manierismo restava fondamentalmente pittorico o
scultoreo, meramente artistico, cioè. Finalmente oggi un bilancio
'equilibrato' e completo delle possibilità della 'Arte-Industria',
esaminando quanti volumi hanno trattato del problema, possiamo
effettivamente notare la considerevole 'presenza' di Monachesi, di
quanto cioé Sante Monachesi abbia prodotto negli anni 1930-33,
determinanti per la evoluzione delle macchine e dei prischi canoni
di 'Arte-Industria'. Ciò principalmente rispetto a quei
principi dinamici che lanciati da Boccioni, Balla e dallo
stesso Marinetti trovarono nell'allor giovane Monachesi un
vessillifero, un paladino, un valido ed appassionato assertore.
In questa seppur breve nostra pubblicazione ("Monachesi,
futurismo-agrà 1930-1967" , ERS edizioni, 1968 - n.d.r.)
vogliamo riportare - ed intendiamo chiaramente esporre - quanto
costituisce le strutture spiraliche e diagonali che hanno
determinato l'aerodinamismo del 1930.
Dopo il dinamismo plastico di Umberto Boccioni che costituì l'epoca
del dinamismo meccanico del 1910, se noi guardiamo l'arco di
sviluppo dell'Arte italiana vediamo quanto Monachesi abbia saputo
dare ed apportare alle 'ricerche' innovatrici.
Per quanto riguarda la nostra indagine storico-critica in rapporto
della forma della nostra epoca inerenti allo sviluppo
dell''industrial design' non possiamo fare a meno di tenere in
considerazione la tradizione dell'arte italiana, nel rapporto 'Arte-Vita'
in quanto in ogni epoca - come nella nostra - tutti i prodotti
artigianali ed industriali si sono giovati della creazione artistica
e giammai, di rimando, l'artigianato ha avuto nel campo estetico un
peso informativo. Dal che la coscienza della forma in senso
gestaltico come atto imperativo (dopo quell'arte antica, oltre i
motivetti di ogni genere degli Arcimboldi come 'Arte-Ludo' ecc.),
vediamo come Boccioni determini la nostra epoca del dinamismo
meccanico, creando la plastica dinamica e Giacomo Balla le strutture
della velocità meccanica-terrestre.
Con l'avvento dell'aeroplano e la nascita dell'epoca aerodinamica,
Monachesi determina nel 1930 con l'estraplastica nelle strutture
diagonali e spiraliche in scultura, quanto informa la nascita di
tutte quelle forme applicate poi alle automobili, alle lampade da
tavolo ai lavandini e persino ad elementi di architettura
costruttiva. Il tutto 'squadrato di prima' ha smussato ogni sua
angolosità per sfidare il vento ed inserirsi nella velocità.
Monachesi come atto imperativo, sceglieva i due coni plastici fra un
infinito di strutture dentro il quadrato. Così contrapponeva le sue
sfuggenti linee (in rapporto più che dinamico) allo statico quadrato
di Mondrian. Rompeva con le strutture spirali il cubo, creando la
scultura 'zero' e il precluso. Siamo nel 1930, in quell'epoca nella
quale Brancusi ed Arpe operavano in Europa, il primo con le
'Cariatidi animali', il secondo con il 'dechiré. In Italia solo
Monachesi, quindi, affrontava e risolveva tale problema, operando in
senso europeo.
Se noi osserviamo oggi, a distanza di tempo, queste 'ragioni'
vediamo come Brancusi sentì poi la necessità di creare le strutture
diagonali, ma le accennava (questo che Monachesi poneva come atto
imperativo con i suoi coni) mettendole per qualche base di sue
sculture (cariatidi animali), mentre Monachesi le imponeva come mera
forma del nostro tempo. E non si limitò alla materia, che andò oltre
dando colore alla sua opera plastica. Per quanto riguarda, infatti,
Monachesi rispetto alle sue sculture policrome, noi vediamo come in
esse si riscontrino i colori in funzione di timbro: un rosso è un
rosso, un verde è un verde ecc. E questa 'regola' la troviamo oggi
applicata in ogni paese del mondo sulle stazioni di benzina, sulle
auto come colore industriale, nella pittura sul piano dei suoi muri
ciechi ecc.
In quel tempo 1930-34 Monachesi aveva lanciato la 'cravatta di
latta', metà cromata e metà rossa, che i giovani futuristi di allora
portavano in sostituzione di quella serica, ed aveva, questa, forma
di aeroplano ed altro no n era che la ripetizione dell'ardito motivo
dei 'due coni'.
Si è pensato di fare un omaggio agli amici più cari che hanno visto
queste forme rivoluzionarie come contributo ad un modo comune
d'intendere la propria partecipazione ai problemi ed alle immagini
del tempo. Ci è parso ad un tratto necessario ritrovare il filo del
discorso tante volte sopraffatto dalla rissa, quasi come rievocare
gli slanci del tempo alla nostra memoria che ne ha viva la
immaginazione ma talvolta sbiadito il colore.
Oggi possiamo concludere che per preseguire in una collana di
specifiche pubblicazioni cercheremo di portare un contributo alla
critica ed allo storico che non ha potuto osservare de visu
quanto accadeva in quel tempo, non potendo allora liberamente e
serenamente esser presente alla vita artistica italiana.
Quando nel 1930 Hitler distrusse la Bau-Hause, Ivo
Pannaggi, fuggito dalla Germania, rientrando a Macerata visitò
lo studio di Monachesi. Fu allora che ebbe a dire a Monachesi:
Voialtri qui in Italia state più avanti di noi alla Bau-Hause; e
si riferiva al precluso e alla 'scultura zero'.
Dal catalogo "Appunti sul futurismo", recentemente sortito
per una specifica mostra a Macerata, bisognerebbe cominciare a
rivedere le cose di quegli anni nei quali si era distratti dal
fenomeno del 'Novecento' e 'Provinciale'. Noi in Italia non siamo
secondi ad alcuno nel cammino dell'arte moderna europea, nè per
involontaria ignoranza di molti dobbiamo essere relegati fra i paesi
sottosviluppati, poichè, giustamente come dicono Bruno Alfieri
ed Emilio Vila : "Tutto va addebitato a quei critici
italiani del tempo che non presero atto di quanto si andava operando
perchè distratti da altri argomenti e problemi". Questo,
orribile a considerarsi, ridusse Giacomo Balla a dipingere 'fiori'
per gallerie commerciali e Sante Monachesi a ricoverarsi 'd'urgenz'
in ospedale per creare i quadri da esporre all'Universale di Parigi
del 1937 e all'Universale di New York del 1939. Ma la resa dei conti
è arrivata oggi, quando Monachesi (e noi speriamo definitivamente) è
riuscito a rompere l'involucro del blocco psicologico, che gli
impediva mostrare novellamente i suoi vecchi e validissimi asserti,
affermando come quel filone innovatore non sia stato mai interrotto
ma che ora costituiva, di rimando, l'ossatura morale di una sua
esistenza.
Negli anni '30 e successivi non v'erano solo Scipione e Mafai in
questa Roma imperiale né l'arte poteva essere circoscritta nei
circoli torinesi e milanesi, no.
Monachesi operava lineare ai suoi principi sviluppando un incisivo
documento di una cultura figurativa che non era scomparsa dopo il
'Futurismo' e la 'Metafisica' e che ha poi dato i suoi frutti in un
ambiente culturale rinnovato e libero.
E' chiaro, però, che il disinteresse di quella parte della critica
sempre pronta a pretermettere la politica all'arte abbia volutamente
cercato di ignorare l'operato di Sante Monachesi, evitando di
collocare la sua prioristica opera in una sfera storica e critica
che ne puntualizzasse quell'importanza di rottura che ha appunto
determinato l'arte d'oggi.
Cerchiamo quindi di fare un punto della situazione : dare il giusto
posto a quest'arte singolare e magistrale ricordando che Monachesi
ha il suo posto nella storia dell'Arte Italiana ed europea, e non è
certo difficile individuarlo. Ché anzi possiamo ben catalogarlo tra
le grandi ombre amiche, in compagnia di Duchamp, come di Sonia
Delanoy, di Gorki, come di Mondrian, di Wolts, ed altri, come
giustamente scrive ed afferma Emilio Villa sulla rivista
d'arte ed architettura Aujourd'hui del gennaio del 1963, nella quale
puntualizza in una testimonianza biografica la vita e l'opera di
Sante Monachesi dal 1930 ad oggi : Monachesi Futur-agrà."
Della sua opera
hanno scritto critici e intellettuali tra i quali Filippo Tommaso
Marinetti, Antonio Marasco, Palma Bucarelli, Giorgio de Marchis,
Giulio Carlo Argan,,Giorgio Bassani, Cesare Vivaldi, Giuseppe
Marotta, Aldo Palazzesi, Giuseppe Marchiori, Elverio Maurizi, Franco
PassoniEmilio Villa, Franco Cagnetta e per ultimo, ma non ultimo,
Emilio T. Prete.
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Ultimo
aggiornamento:
01-02-22
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