L’esposizione Simple Future è centrata sull’omonimo lavoro di
Antonio Ottomanelli, un’installazione composta da quattro elementi
mobili che verrà assemblata nel corso della sua stessa durata,
facendone non soltanto un’occasione di studio e contemplazione, ma
anche di produzione attiva e concreta.
L'opera Simple Future è stata commissionata dalla fondazione VAF in
occasione del premio biennale a cui Antonio Ottomanelli è stato
invitato a partecipare. La premiazione si terrà a Kiel. Le opere
selezionate faranno poi parte della collezione permanente esposta al
Mart di Rovereto. L'opera è stata realizzata grazie alla
collaborazione con STIIMA - CNR, Institute of Industrial
Technologies and automation.
Progettata come un autentico cantiere di elaborazione artistica,
l’esposizione si sviluppa intorno al tema del rapporto tra spazio
pubblico (sicurezza) e spazio privato (libertà), questione
universale che ha assunto particolare rilevanza nel corso degli
ultimi anni con la penetrazione del conflitto all’interno del
tessuto della città in occasione di numerosi attentati terroristici
(Parigi, Bruxelles, Nizza, Londra, Barcellona, New York...) e con la
riduzione degli spostamenti individuali seguita allo scoppio della
pandemia.
L’opera Simple Future è formata da quattro parallelepipedi che
riproducono la struttura di base di un’abitazione secondo il modello
teorico dell’existenzminimum formulato dai maestri del razionalismo.
Colmati di asfalto, i parallelepipedi (casseformi) mettono subito in
crisi la distinzione tra spazio pubblico e privato: il pavimento
diventa una strada; la casa è anche città. Messi in moto da un
sistema di trazione, a partire da uno stato di calma iniziale i
quattro elementi di Simple Future si muovono nello spazio
circostante, invadendone alcune porzioni (lo spazio espositivo –
pubblico – e quello degli spettatori – privato – si invertono) e
generando diverse soluzioni planimetriche e urbanistiche. Sulla base
di una sorta di coreografia minima, Simple Future entra in relazione
con i visitatori, ne modifica gli spostamenti e la percezione, si
muove insieme a loro.
La mostra si completa con circa 16 opere fotografiche disposte
intorno all’installazione Simple Future su supporti che derivano da
scarti di cantiere, che sono degli sfridi di pannelli di alluminio
che descrivono una loro propria geometria dei pieni e dei vuoti.
Estratte dall’archivio di Antonio Ottomanelli, le fotografie non
appartengono a una singola serie, ma costituiscono una selezione di
singole immagini appartenenti a diversi progetti realizzati
dall’autore dall’inizio della sua carriera fino ad oggi. Si
evidenzia così la continuità di una ricerca che fino dagli esordi
aveva messo al centro i temi della sicurezza pubblica, del conflitto
urbano, della forma della città come traccia di tensioni e ferite
sociali, del controllo e della sorveglianza. Fotografie del Medio
Oriente (Baghdad, Kabul, Gaza...), territorio sul quale Ottomanelli
lavora estesamente da oltre un decennio rifiutando l’immaginario
della guerra per concentrarsi sulla documentazione dei segni di ciò
che la origina e la alimenta, si affiancano così a immagini riprese
a New York, in Europa e in Italia. Al di là delle specifiche
declinazioni locali, Ottomanelli investiga una serie di
inclinazioni, urgenze e problematiche globali in un percorso che qui
non solo mira a coinvolgere gli spettatori, ma li riguarda,
avvicinando tra loro geopolitica ed esperienza quotidiana.
La mostra è stata possibile grazie al prezioso contributo
professionale, tecnico e collaborativo di nostri sponsor tecnici:
- Digimedia Production
- Apermec
- STIIMA - CNR, Institute of Industrial Technologies and automation
“Ho sempre
guardato allo spazio pubblico come una sorta di indice
dell'evoluzione di alcuni fenomeni che riguardano tanto lo spazio
urbano quanto la nostra vita quotidiana e le nostre forme di
relazione. Oggi credo di osservarlo con una consapevolezza che è
maturata nel tempo. In questo senso è molto importante il fatto che
sia nato a Bari. Se non fossi nato qui non credo che mi sarei
concentrato con tanto interesse ai contesti del conflitto.” Antonio
Ottomanelli in conversazione con Francesco Zanot
Antonio Ottomanelli è nato a Bari. Architetto di formazione, indaga
attraverso gli strumenti dell’arte visiva le relazioni che
intercorrono tra l’evoluzione tecnologica, l’autorità, le
trasformazioni del paesaggio e la vita quotidiana. Lavori come
Mapping Identity e Big Eye Kabul sono realizzati in Iraq e
Afghanistan tra il 2011 e il 2014, fanno parte della collezione del
FOAM Fotografiemuseum in Amsterdam e della collezione del Columbia
Global Centers, Amman (JD) - Columbia University Graduate School of
Architecture, Planning and Preservation. Ha partecipato alla 14a e
alla 17a Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di
Venezia.
Francesco Zanot è un curatore, saggista e insegnante specializzato
in fotografia. Curatore di Camera – Centro Italiano di Fotografia,
Torino, dalla sua fondazione al 2017, ha successivamente curato le
mostre inaugurali dell’Osservatorio Fondazione Prada a Milano.
Direttore artistico della Biennale Foto/Industria organizzata dalla
Fondazione MAST a Bologna, è course leader del Master in Fotografia
di NABA, Milano. Ha tenuto corsi e seminari presso numerose
istituzioni e università, tra cui: IUAV, Venezia; ECAL, Losanna;
Universitat Politecnica, Valencia; Columbia University, New York.
La mostra sarà visitabile dal martedì al sabato dalle 10.00 alle
20.00
Ingresso con contributo libero minimo di 1 euro
L'accesso alla mostra è consentito esclusivamente ai possessori di
Super Green Pass, secondo la normativa vigente.
Partecipa all'inaugurazione, registra la tua presenza!
Tel. 0802055856
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Ultimo
aggiornamento:
22-03-22
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