Cross collection. Collezioni a confronto fa riferimento a una delle
tendenze più diffuse del collezionismo contemporaneo, ma già
presente anche in quello messo in pratica dal Cardinale Giacomo
Lercaro: andare al di là delle classificazioni, dei percorsi
convenzionali e delle relazioni di facile evidenza per ricercare,
attraverso l’accostamento inedito di opere apparentemente lontane,
nuovi e più profondi significati.
Ciò che deriva da questi dialoghi inusuali è un’intensa rete di
relazioni che si rivelano allo sguardo di chi osserva con modalità
più o meno esplicite, immediatamente o gradualmente, ma in ogni caso
capaci di allargare il respiro della riflessione aprendola a
molteplici suggestioni. È così che, rompendo gli schemi delle
classificazioni espositive e accostando opere diverse tra loro, si
generano incroci tematici, visivi e concettuali inaspettati: tanto
oggi, nella contemporanea collezione in mostra, quanto ieri, nel
modernissimo operato di Lercaro.
La mostra si articola in cinque sezioni principali che affrontano
tematiche specifiche: il corpo, il ritratto, la natura morta, i
linguaggi e alcune riflessioni che toccano la sfera etica e sociale,
con particolare riferimento al delicato aspetto delle migrazioni.
Il primo ambito – il corpo umano – si sviluppa a partire
dall’ingresso dove, in rapporto con lo specchio-installazione che
Nanda Vigo ha progettato per il museo nel 2016, il pubblico è
accolto dal bellissimo nido-utero in filo intrecciato di Sissi e,
poco oltre, dall’opera specchiante di Flavio Favelli, che
restituisce all’osservatore il riflesso della propria immagine
facendosi, al contempo, porta d’ingresso per un viaggio
introspettivo.
Sulla soglia tra fisico e psichico si pone poi il delicato lavoro di
Kiki Smith, Lying on Clouds, che su un grande, leggero velo
di carta delinea l’evanescenza di un corpo femminile assorto
nell’astrazione dei pensieri e simbolicamente galleggiante sulle
nuvole. Accanto, l’opera di Vanessa Beecroft riporta
l’accento sulla dimensione fisica, carnale, della vita umana,
osservata nel dettaglio degli elementi corporei restituiti in una
sintesi grafica che evoca suggestioni Art Brut e che trova relazione
con il grande Circo di Ilario Rossi. Chiude il cerchio
Adam Gordon: la sua sproporzionata figura femminile è accostata
al grande Calvario di Vittorio Tavernari, opera storica della
collezione Lercaro, e si fa interprete del dolore interiore,
alienante e solitario, che coinvolge l’uomo contemporaneo, deformato
e scavato interiormente da un dolore invisibile che, lentamente,
intacca tutto, corpo e anima. Corrode, così come l’acqua della
laguna di Venezia fa con i pali di ormeggio e di sostegno della
Città: è da lì che proviene il modello in legno da cui Giorgio
Andreotta Calò trae una fusione in bronzo che eterna la traccia
della drammatica precarietà della materia.
Dal corpo l’attenzione si orienta sempre più verso l’analisi di sé e
del proprio universo interiore, avvalendosi delle possibilità
offerte dal ritratto: Francesco Gennari, Vedovamazzei, Esko
Männikkö restituiscono visioni e percezioni differenti del sé
che si fanno portavoce delle diversità di pensiero e di approccio
alla vita, tutte ugualmente portatrici di significato.
Un ulteriore passaggio nella riflessione sulle potenzialità
espressive dell’uomo è offerto dal tema della comunicazione che,
implicitamente, racchiude quello centrale della relazione. Nïel
Beloufa lo affronta attraverso un’installazione che unifica e
coordina diversi linguaggi, dalla parola narrata e udita
all’immagine.
Rosa Barba utilizza migliaia di lettere tipografiche per
creare a stampa, sul candore del lino, un cerchio imperfetto che
simboleggia l’inesauribilità della conoscenza e si fa generatore di
nuove dimensioni semantiche riflettendo contemporaneamente sul
processo creativo che porta alla genesi dell’opera d’arte.
La stessa tematica, sebbene affrontata con modalità diverse,
appartiene anche alla grande opera di Giulio Paolini:
Vis-à-Vis (Amazzone) (2), il cui titolo si connette bene al concetto
di confronto/connessione alla base della mostra, propone una
riflessione sullo sguardo invitando ciascuno a interrogarsi sul
proprio modo di stare nella realtà e di vederla. Invito ripreso e
sviluppato dall’opera di Eva Marisaldi, centrata sulla
visione interpolata con gli elementi apportati da interferenze e
filtri, anche culturali. Mentre all’opera Tuono di Mario Airò
è affidata una sorta di magia visiva che, con delicata leggerezza,
proietta lo sguardo in una dimensione visiva fatta di pura
essenzialità e capace di dare origine a una nuova coscienza.
L’individuo, infine, cede il passo alla dimensione collettiva che
allarga il proprio respiro fino a comprendere lo sguardo sulla
natura.
La prima area tematica è affrontata attraverso le opere “sociali” di
Margherita Moscardini, Luca Vitone, Francis Offman, Mario
Dellavedova, Francesco Arena. Il filo rosso comune a tutti sono
i temi delle migrazioni e della sopraffazione dell’uomo sull’uomo,
ma l’opera di Francesco Arena presenta una dimensione semantica
ulteriore che la pone all’interno di una relazione speciale con la
città di Bologna. Attraverso un grande buco creato nel marmo
attraverso la costante, reiterata scrittura di nomi, racconta il
vuoto doloroso generato dall’assenza di tutti coloro che hanno perso
la vita il 2 agosto 1980 nella strage alla stazione dei treni di
Bologna. Un marmo apparentemente semplice ma esplosivo, carico di
significati assordanti.
Al centro della sala, poi, si apre il video di Adel Abdessemed
in cui un ragazzo di colore viene lavato con il latte: potentissima
immagine di sopraffazione e non accettazione delle diversità,
l’opera è posta simbolicamente in rapporto con la Croce di colore
creata nel 2010 da Ettore Spalletti per la Raccolta Lercaro.
Due immagini entrambe giocate sul colore che, in base alla capacità
di accoglienza del cuore, assume significati di esclusione o
inclusione: in Spalletti, infatti, le cromie si fanno mediatrici
della relazione tra lo sguardo di chi osserva e il Tu rappresentato
dalla Croce, mentre in Abdessemed divengono motivo di
discriminazione.
L’ultima sezione, infine, esplicita il rapporto con l’ambiente
circostante, difficilmente giocato solo sull’accoglienza e
sull’accettazione della natura, ma da sempre caratterizzato dal
desiderio dell’uomo di intervenire su di essa, interpolandola,
governandola, gestendola secondo il proprio sentire. Oggi,
attraverso le possibilità offerte dalla tecnologia, l’artista si fa
interprete espressivo di questo desiderio. Anna Franceschini
e Stefano Arienti ricorrono alle potenzialità della
fotografia: la prima per dare vita a una contemporanea surreale
natura morta, immersa in atmosfere ovattate e sospese; il secondo
per ricomporre l’immagine attraverso l’intervento umano, affidato
alla gestualità rituale compiuta dalla mano che muove ago e filo.
Monica Bonvicini attinge alla fotografia per tradurla, con la
liquidità potente dell’acquerello, in una grande opera capace di
raccontare allo sguardo come la violenza di un uragano possa
trasformare un paesaggio urbano in desolante natura morta. E a
sottolineare questo confine sottile tra i generi entrano in gioco le
opere di Giorgio Morandi, Filippo De Pisis e Giuseppe
Santomaso appartenenti alla Raccolta Lercaro.
Giuseppe Gabellone propone un’intermediazione tra il mondo
naturale e quello umano mediante l’uso della resina epossidica
mentre Nico Vascellari e Micol Assael giocano
sull’antropizzazione della natura, in buona parte rimodulata
attraverso l’ingegno umano. A rimarcare una volta di più come il
rapporto tra uomo e natura sia, da sempre, uno dei temi fondamentali
per l’arte perché specchio del pensiero sul valore della vita.
Sempre che l’interrogativo posto da Giuseppe Chiari sia
valido e all’arte venga ancora riconosciuto un potere catartico per
l’esistenza: “Se questa è arte tu sei pazzo”. E si sa, la
pazzia può cambiare il mondo.
CROSS COLLECTION. Collezioni a confronto
A cura di:
Leonardo Regano e Francesca Passerini
Raccolta Lercaro, via Riva di Reno 57 Bologna
Dal 5 maggio al 18 settembre 2022
Orari di apertura:
martedì e mercoledì, h 15-19
giovedì e venerdì, h 10-13 / 15-19
sabato 14 maggio in occasione di Arte Fiera e ART CITY, h 11-23
giovedì 2 giugno, h 10-13 / 15-19
Ingresso libero (dispositivi di protezione individuale obbligatori)
Informazioni:
Raccolta Lercaro
Tel. 051 6566210-211
segreteria@raccoltalercaro.it
www.raccoltalercaro.it
Ufficio stampa:
Sara Zolla | Tel. 346 8457982 | press@sarazolla.com
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Ultimo
aggiornamento:
26-04-22
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