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Ed è proprio dagli albori del Novecento che la mostra prende il via. Antonella Stelitano, che dell’esposizione curata da Elisabetta Pasqualin, è la consulente storica e ha curato una parte dei testi del catalogo, sottolinea che “La bicicletta fa parte del patrimonio culturale del nostro Paese. La storia di questo mezzo è un racconto di eroi che contribuiscono a creare quell’identità nazionale che si esalta nelle imprese di campioni come Girardengo, Coppi e Bartali. Le grandi corse a tappe, prima tra tutte il Giro d’Italia, sono state un collante che ha unito il Paese, mostrandone le bellezze mentre si raccontavano le gesta dei corridori. Gli italiani imparano la geografia leggendo i nomi dei luoghi attraversati dalla corsa, nascono giochi per bambini ispirati al Giro. Nessuno sfugge al fascino di questa manifestazione, nemmeno scrittori importanti come Buzzatti, Gatto, Pratolini, Campanile e Anna Maria Ortese, che al seguito del Giro d’Italia ci regalano un racconto che non è mai solo sportivo. E’ il racconto di un Paese in movimento”. Due le sezioni principali del percorso espositivo: da una parte lo sport e l’agonismo, con i suoi protagonisti, le produzioni, i marchi e l’esposizione di pezzi storici della collezione Pinarello. Dall’altra gli aspetti sociali: le donne, il costume, i viaggi, il turismo, appunto. “La “terrazza” – scrive la curatrice Elisabetta Pasqualin – accoglie la sezione dedicata allo sport: vengono esposti i manifesti della collezione Salce, che abbracciano un arco temporale che va dai primi del ‘900 al 1955 circa e che illustrano la nascita delle principali industrie: Cicli Maino, con Costante Girardengo, Torpedo con Alfredo Binda e Georges Ronsse, Olympia, Maino, Atala con Ganna, Pavesi e Galletti, poi Piave, Prinetti e Stucchi poi solo Stucchi, Bianchi con Gaetano Belloni, Menon di Roncade, ed altri. Una parte è dedicata alle gare ciclistiche locali e nazionali: dal Trofeo Rinascente (1949) ai Campionati del mondo (1939 e 1951), alla cartina del Giro d’Italia (1922) con le immagini dei più grandi ciclisti (e così gli italiani impararono la geografia della propria nazione!)”. A piano terra trova spazio una sezione dedicata alla società e alla socialità, che abbraccia un arco temporale che va dalla fine dell’800 agli anni ’40 del Novecento. Sono rappresentate anche le prime industrie straniere, come Townend Cycles (1896), Rambler Bicycles (1900) oltre a quelle italiane, come Maino, Stucchi, Dei, e molte altre. “Sono manifesti che raccontano la novità e le sfide del futuro: le nuove libertà di muoversi in autonomia, un nuovo tipo di turismo, il divertimento all’aria aperta, una nuova socializzazione, la nuova moda e, per le donne, un nuovo modo di percepire i propri spazi e di emanciparsi”, sottolinea Alberto Fiorin, autore di un saggio su “Bicicletta e turismo” nel catalogo edito da Silvana. “Con questa nuova proposta, il Museo Salce si conferma una fucina di iniziative in cui l’arte, attraverso la comunicazione pubblicitaria, diventa uno specchio delle trasformazioni culturali e di costume della società”, afferma il Direttore Regionale Musei Veneto, Daniele Ferrara. In mostra, accanto ai manifesti, anche alcune delle le bici di
casa Pinarello che hanno segnato momenti magici della storia del ciclismo
degli ultimi decenni. Infatti Il valore aggiunto della mostra è
proprio l’unione imprenditoriale e culturale, che fa ben capire il
legame profondo che unisce i protagonisti che hanno scritto pagine
di storia dello sport su due ruote al ricco patrimonio anche
culturale della città. “Ruota a ruota. Storie di bici, manifesti e campioni” gode del
sostegno di Assindustria Venetocentro, Imprenditori Padova Treviso,
del patrocinio di Comune di Treviso e della Provincia di Treviso ed
è inserita nel calendario degli eventi del progetto “Capitale della
Cultura d’ Impresa 2022”.
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