Esposte 60 tele, dipinte tra il 1915 e il 1961, provenienti da
importanti collezioni pubbliche e private di tutta Italia, 25
disegni, libri, cataloghi di mostre e articoli di giornale
provenienti dall'Archivio dell'artista, custodito nel suo studio a
Villa Strohl-Fern.
"Moderna non è certo l’arte perché rispecchia il nostro tempo,
che allora si tratterebbe di una questione di moda e formale.
L’arte, moderna come anche antica, è solo quella che riesce ad
esprimere l’essenziale verità delle cose con profonda umanità e
spiritualità …" È una considerazione di Francesco Trombadori
che, chiarendone le aspirazioni e il coerente percorso pittorico, ha
ispirato il titolo di questa mostra antologica di largo respiro.
Pur non essendo romano di nascita, per Francesco Trombadori la
capitale è fonte di ispirazione per molti dipinti, ma soprattutto
luogo di aggregazione in cui insieme a scrittori, critici ed artisti
partecipare all’intenso dibattito artistico e culturale, dando
impulso alla creazione di mostre d’arte e a riviste d'arte e di
cultura.
Il pittore prende parte attiva al dibattito artistico nazionale sin
dagli esordi nel vivace ambiente della cosiddetta Terza Saletta del
Caffè Aragno, nel primo decennio del XX secolo, dove l’artista si
avvicina al formativo ambiente de “Il Convito”, la rivista d’arte e
letteratura fondata da Adolfo De Bosis con Gabriele
d’Annunzio e Angelo Conti.
Di questo primo periodo - raccontato in mostra anche dai disegni
giovanili e da alcune, poco note, prove di illustratore condotte
sotto l’influenza dello “Jugend Münchner illustrierte” – si
propongono, tra le altre, anche le opere “Siracusa mia!” (1919),
considerata il punto di arrivo del periodo “divisionista”, “Il Viale
di Villa Strohl-Fern” (1919 circa), che apre alla nuova fase nella
pittura di Trombadori e “Alberi controluce” (1920), un raro dipinto
di stampo simbolista.
La seconda sezione della mostra è incentrata sulle opere dipinte
all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Trombadori è ora vicino
all'ambiente di “Valori Plastici”, la rivista fondata da Mario
Broglio e, sulla scorta delle suggestioni del cosiddetto
“Realismo Magico” di Bontempelli, avvia una profonda riflessione
sull’antico in rapporto dialettico con le istanze dell’avanguardia e
della tradizione.
Alle Biennali di Venezia e di Roma e alle Mostre del Novecento
Italiano cui è invitato in questi anni perviene ad un proprio,
personale neoclassicismo, immergendo in atmosfere domestiche di
raffinata purezza formale i suoi ritratti, nudi e nature morte,
quali, ad esempio, la “Natura morta con piatto olandese e frutta”
(1922, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), la “Natura morta con i
limoni”, (1923) già in collezione Ugo Ojetti, la “Natura morta con i
cavoli” (1925) esposta alla Prima mostra del Novecento italiano nel
1926 e la bellissima “Fanciulla Nuda” (1929) in mostra. In questi
anni Trombadori inizia un'intensa attività espositiva, in occasione
della quale i suoi quadri vengono acquistati dal Comune di Roma ed
entrano a far parte delle collezioni della Galleria d’Arte Moderna
di Roma Capitale.
Negli anni Trenta prosegue l'ininterrotto rapporto con la città che
si approfondisce nel contatto con la rivista “Circoli” (1931- 1939)
fondata dal poeta Adriano Grande, per cui scrive come critico
d’arte, i cui collaboratori sono Eugenio Montale, Salvatore
Quasimodo, Giacomo Debenedetti, Giuseppe Ungaretti, Marcello Gallian,
Alberto Savinio, Umberto Saba, Romano Bilenchi e Rosso di San
Secondo. In questo periodo dipinge la “Natura morta con i cavoli
rossi, boccale e tela” (1937, Galleria d’Arte Moderna di Roma
Capitale) e l'altra bellissima “Fanciulla nuda” (1934, Collezione
della Civica Galleria d’Arte Moderna, Palermo), opere mature, ricche
di suggestioni musicali e letterarie.
La mostra prosegue con un accenno al difficile decennio 1940-1950,
tra guerra e ricostruzione, con l’anomalo quadro “Lo sbarco del
pilota ferito” (1942, Studio Francesco Trombadori, Villa Strohl-Fern)
e l’insolito “La fabbrica” (1950, Galleria del Premio Suzzara,
Mantova) che in quest’occasione torna nella città in cui venne
dipinto dopo più di mezzo secolo.
Il percorso
espositivo si conclude, infine, con i dipinti dal 1950 al 1961. In
questi anni i luoghi d'incontro sono il Caffè Greco o Rosati a
Piazza del Popolo e Trombadori dipinge prevalentemente paesaggi
quasi tutti dedicati a Roma, scorci immersi in un'atmosfera deserta
e lunare: i “paesaggi del silenzio”. Tra questi si segnala il
rimarchevole “Colosseo” (1958, Galleria d'Arte Moderna di Roma),
“Piazza del Popolo” (1959, Studio Francesco Trombadori, Villa
Strohl-Fern) e il “Campidoglio” (1960).
Ogni sezione della mostra è corredata dal ricco patrimonio
documentario proveniente dall'Archivio dell'Artista a Villa
Strohl-Fern, oggi Casa Museo, con cui si intende illustrare anche
l'importante attività di critico che Trombadori svolse, dagli anni
Venti, scrivendo per diverse testate nazionali.
Nel corso della mostra saranno organizzati incontri di
approfondimento con la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti
di Roma.
Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale
Via Francesco Crispi, 24
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