La mostra organizzata in partnership con il Museo Diocesano Carlo
Maria Martini, è curata da Salima Hashmi, artista, critica e
intellettuale tra le personalità più influenti in Pakistan, e da
Rosa Maria Falvo, critica e scrittrice italo-australiana.
In mostra 60 artisti pakistani - tra nomi affermati e conosciuti a
livello internazionale e artisti emergenti, selezionati attraverso
un concorso indetto da Italian Friends of TCF lo scorso anno. Molti
di questi artisti conoscono e sostengono The Citizens Foundation da
tempo e proprio per questo ognuno di loro ha deciso di donare la
propria opera in occasione della mostra, con l’obiettivo di
raccogliere fondi a favore della ONG pakistana.
Tema cardine del progetto è quello da cui prende il titolo la mostra
stessa, Art for Education: l’istruzione infatti è il motore che
muove l’attività di The Citizens Foundation, ma rappresenta anche un
valore universale di crescita individuale e collettiva. Istruzione e
creazione artistica riflettono il sostrato culturale del Pakistan e
sono da sempre strettamente connessi. Molti degli stessi artisti
presenti in mostra infatti, sono o sono stati docenti, diventando
dei veri e propri mentor per i loro studenti anche al di fuori delle
aule universitarie, a dimostrazione che l’arte può riflettere
esigenze e critiche della società e farsene portavoce.
In occasione dell’apertura della mostra, il 17 ottobre alle 18.30
presso il Museo Diocesano, le curatrici Salima Hashmi e Rosa Maria
Falvo terranno un dialogo sull’arte pakistana contemporanea. A
completare l’approfondimento sulla mostra, un incontro il giorno 20
novembre alle 18.30 presso il Museo Diocesano tratterà il tema “Le
donne del Pakistan: contesto, espressioni, trasformazioni” con le
esperte Elisa Giunchi (Università degli Studi di Milano) e
Anna Vanzan (Università degli Studi di Milano e di Pavia).
Gli artisti pakistani affrontano temi dibattuti e comuni al sentire
contemporaneo attraverso il loro particolare punto di vista e la
sensibilità di chi sperimenta ogni giorno cosa significa vivere in
Pakistan. A differenza di come l’opinione dominante dipinge il
paese, il Pakistan è interessato da un grande fermento culturale e
artistico che convive con una storia contraddittoria e gravosa fatta
di divisioni, dittatura e di quel “sogno musulmano” che ha
trasformato la capitale industriale Karachi in una delle metropoli
più multietniche e popolose del pianeta con i suoi 23,5 mln di
abitanti.
La curatrice Salima Hashmi ci ci restituisce una fotografia precisa
e stimolante dell’arte pakistana oggi affermando: “It’s odd that
the worse things are, the better art becomes” (È strano come più
le cose peggiorino, migliore diventi l’arte). L’arte pakistana ha
a che fare strettamente con la libertà artistica e individuale e con
la possibilità di esprimersi pur in condizioni non sempre favorevoli
al libero pensiero. È un’arte sussurrata e raffinata, fortemente
simbolica ed evocativa che rispecchia e sottintende le incoerenze
della società attuale. Allo stesso tempo è rivoluzionaria perché sa
parlare sottovoce ma in maniera potente, proiettandosi oltre i
propri confini, conservando idealismo, passione e celebrando le
tradizioni della sua terra.
Non è un caso infatti che nelle scuole e università d’arte si
insegnino ancora le tecniche artistiche tradizionali come la
miniatura, il ricamo, la tessitura, la calligrafia; come non è un
caso il fatto che anche gli artisti delle nuove generazioni
attingano a piene mani da esse. Nello studiare e apprendere dalla
storia più o meno recente si evidenzia ancora una volta il tema di
Art for Education e la volontà di non cancellare il passato, bensì
di usarlo come stimolo per cambiare la società in meglio. Un atto di
coraggio e responsabilità che permette agli artisti di affrontare
temi come la povertà, l’ingiustizia, l’Islam, il ruolo della donna,
l’identità di genere, l’amore, l’urbanizzazione. Attraverso l’uso
raffinato della tecnica creano manufatti affascinanti dal punto di
vista estetico, ma che contemporaneamente celano argomenti difficili
da affrontare e a volte tabù.
Faiza Butt, una delle artiste presenti in mostra con l’opera A
Dystopian Fantasy, afferma che la bellezza delle sue opere porta il
visitatore ad avvicinarsi ad esse per scoprirne il significato più
profondo legato all’identità di genere, all’infanzia e alla società
in cui vive. L’artista utilizza la tecnica del puntinismo mutuata
dalla miniatura Moghul applicandola alle fotografie trovate su
giornali e riviste e ai pixel di cui sono fatte. Un’operazione
simile è quella che compie Rashid Rana, uno degli artisti pakistani
più noti al grande pubblico, con War Within VI: partendo da un’opera
iconica del neoclassicismo di Jacques-Louis David, Il giuramento
degli Orazi, crea un effetto di straniamento tra la visione da
lontano e quella ravvicinata, affrontando in realtà il tema del
nazionalismo e i suoi esiti violenti. Allo stesso modo Imran Qureshi,
uno degli artisti pakistani più noti al grande pubblico, che ha
frequentato e ora insegna miniatura al National College of Arts di
Lahore, propone nelle sue tele estremamente eleganti dal punto di
vista pittorico i temi della morte e della vita, della tragedia e
della speranza.
La maggior parte degli artisti esposti in mostra sono donne e questo
non è un caso, ma un aspetto legato alla tradizione e alla storia
pakistana: nell’antichità l’artigianato era un’attività praticata a
casa prevalentemente dalle donne, e persino in tempi recenti per una
donna era molto più facile frequentare la scuola d’arte piuttosto
che l’università. Oggi essere artista e donna in Pakistan è un
valore aggiunto di cui abbiamo molti esempi, primo fra tutti quello
di Adeela Suleman, artista e direttrice del dipartimento di Belle
Arti presso la Indus Valley School di arte e architettura a Karachi
e co-fondatore e direttrice di VASL Associazione Artisti del
Pakistan. Nelle sue sculture/istallazioni dense di significati
allegorici, l’artista lavora proprio sul confine tra bellezza
naturale, violenza e caos, sublimando le paure terrene attraverso
l’arte. Mutuare la tradizione artistica non solo pakistana ma anche
occidentale, combinandola con temi di attualità, è la strada che
perseguono anche altre artiste come Aisha Khalid, Hamra Abbas e
Nusra Latif Qureshi; quest’ultima nell’opera esposta in mostra
lavora sull’interpretazione selettiva dei testi religiosi applicata
alle donne, mostrando come la stessa parola che educa e libera può
diventare uno strumento di soppressione nelle mani sbagliate. O
ancora Naiza Khan che, come molti altri artisti contemporanei,
riflette sul tema dell’urbanizzazione e della rovina, chiedendosi
come re-immaginare la socialità in mezzo alla violenza quotidiana
della globalizzazione postcoloniale.
Anche gli artisti emergenti dimostrano di conoscere bene la storia
del proprio Paese e le tecniche artistiche del passato, e di saperle
traslare nell’attualità proponendo spunti di riflessioni universali
e fortemente contemporanei: dall’opera intimistica di Rehana Mangi a
Mahbub Jokhio, che lavora sui concetti di vedere, leggere, percepire
e interpretare utilizzando il corano e una poesia del poeta Sindhi
sufi Shah Latif; a Sana Obaid che attraverso la wasli paper, una
particolare carta realizzata a mano per le miniature, ci regala
un’immagine lieve e allo stesso tempo scioccante; a Seema Nusrat e
alle sue barricate, arrivando fino a Imran Mudassar che,
raffigurando uno studente (Talib-i Ilm) delle Madrassa e attraverso
i motivi floreali ripresi dai tradizionali modelli di design
islamico, stigmatizza la possessività dei dogmi religiosi che questi
individui incarnano per tutta la vita. E ancora Asif Khan costruisce
nuove narrazioni utilizzando frame da un documentario sulla
partizione del Pakistan dall’India; sulla stessa storia, intrecciata
con vicende personali e drammatiche, lavora Shakila Haider, mentre
Ayesha Durrani indaga il concetto di "bellezza femminile"e la sua
rappresentazione guardando sempre alla miniatura.
La mostra Art for Education: Artisti Contemporanei dal Pakistan, il
cui progetto di allestimento è stato realizzato dall'architetto
Natasha Calandrino Van Kleef, nasce dalla volontà condivisa di
Italian Friends of TCF, delle curatrici e degli artisti coinvolti di
supportare, attraverso l’arte, l’attività di The Citizens Foundation,
ma non solo: l’obiettivo della mostra è quello di contribuire
alla conoscenza del Pakistan in Italia, instaurando un dialogo
interculturale e una riflessione sul ruolo e l’importanza
dell’educazione nell'arte e dell'arte nell'educazione.
Italian Friends of
The Citizens Foundation e Museo Diocesano Carlo Maria Martini
presentano la mostra
Art for Education:
Artisti contemporanei dal Pakistan
a cura di Salima Hashmi e Rosa Maria Falvo
17 ottobre - 25 novembre 2018
Museo Diocesano Carlo Maria Martini, Milano
INAUGURAZIONE 16 OTTOBRE 2018 ORE 18.30
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Ultimo
aggiornamento:
13-10-22
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