Carlo Carrà (1881 – 1966), uno dei più i grandi maestri del
Novecento, protagonista fondamentale dell’arte italiana e della
pittura moderna europea, che ha lasciato un segno indelebile con uno
stile che è rimasto vitale in tutta la sua produzione artistica,
torna quindi a Milano e lo fa con la più ampia e importante rassegna
antologica mai realizzata sulla sua opera, un’occasione irripetibile
che vede assiemate circa 130 opere, concesse in prestito dalle più
importanti collezioni italiane e internazionali, pubbliche e
private.
La mostra, curata da Maria Cristina Bandera, esperta di Carrà e
direttrice scientifica della Fondazione Roberto Longhi di Firenze,
con la collaborazione di Luca Carrà, nipote del maestro, fotografo e
responsabile dell’archivio di Carlo Carrà, è promossa e prodotta dal
Comune di Milano, Palazzo Reale e Civita Mostre, e fa parte del
palinsesto Novecento Italiano ideato dall’Assessorato alla Cultura
per il 2018.
Obiettivo di questa esposizione è ricostruire l’intero percorso
artistico del maestro attraverso le sue opere più significative
dalle iniziali prove divisioniste, ai grandi capolavori che ne fanno
uno dei maggiori esponenti e battistrada del futurismo e della
metafisica, ai dipinti ascrivibili ai cosiddetti ‘valori plastici’,
ai paesaggi e alle nature morte che attestano il suo ritorno alla
realtà a partire dagli anni venti, con una scelta tematica che lo
vedrà attivo sino alla fine dei suoi anni, non senza trascurare le
grandi composizioni di figura, soprattutto degli anni trenta, il
decennio a cui risalgono anche gli affreschi per il Palazzo di
Giustizia di Milano, documentati in mostra dai grandi cartoni
preparatori.
La mostra presenta un corpus di circa 130 opere concessi da alcune
delle più grandi collezioni del mondo come quelle dello State Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, dell’Estorick Collection of
Modern Italian Art di Londra, della Kunsthaus di Zurigo, della
Yale University Art Gallery, della National Gallery in Prague, del
Museum
of Fine Arts di Budapest e dai Musei Vaticani e da prestiti di
numerosi musei italiani, tra cui la Pinacoteca di Brera, il MART di
Rovereto, il Museo del 900 di Milano, la Galleria degli Uffizi di
Firenze, oltre a molte collezioni private, così da ricostruire la
fitta trama di affinità intellettuali e di rapporti d’elezione che
legò Carlo Carrà ai suoi collezionisti e amici del tempo. Fu,
infatti, artista irrequieto, persona dai viaggi significativi che lo
portarono già giovanissimo a Parigi e poi a Londra, e di importanti
incontri internazionali da Apollinaire a Picasso, oltre che uomo di
grandi aperture culturali e di letture che lo spinsero a svolgere
un’attività critica sulle riviste più importanti e di tendenza del
tempo “La Voce”, “Lacerba” e soprattutto “L’Ambrosiano”.
Infine la mostra non intende proporre solo la produzione artistica
di Carrà, ma anche i tratti e i momenti più significativi di quella
che lui stesso definisce “una vita appassionata”. Sarà pertanto
corredata da documenti, fotografie, lettere e numerosi filmati che
documentano l’intensa vita di Carlo Carrà, di cui in prima persona
ci dà conto nelle pagine de La mia vita, l’autobiografia che ha
scritto nel 1942. Tutti i visitatori avranno a disposizione una
audioguida che li accompagnerà nelle varie sezioni con un racconto
accessibile e coinvolgente.
Ne derivano 7 sezioni, ciascuna espressione di uno specifico periodo
della vita e dello stile del grande maestro: Tra Divisionismo e
Futurismo; Primitivismo; Metafisica; Ritorno alla natura;
Centralità
della figura; Gli ultimi anni; Ritratti. In tal modo, il percorso
espositivo, fluido e coerente, scandisce le tappe di una vita
interamente dedicata alla pittura: “La mia pittura è fatta di
elementi variabili e di elementi costanti. Fra gli elementi
variabili si possono includere quelli che riguardano i princìpi
teorici e le idee estetiche. Fra gli elementi costanti si pongono
quelli che riguardano la costruzione del quadro. Per me, anzi, non
si può parlare di espressione di sentimenti pittorici senza tener
calcolo soprattutto di questi elementi architettonici che
subordinano a sé tutti i valori figurativi di forma e di colore. A
questi principi deve unirsi quello di spazialità, il quale non è da
confondersi col prospettivismo; poiché il valore di spazialità non
ha mai origini per così dire visive. Questo concetto nella mia
pittura è espressione fondamentale.” (Carlo Carrà, 1962)
Un prestigioso volume a cura di Marsilio Editori farà da catalogo
della mostra.
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Ultimo
aggiornamento:
13-10-22
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