La rappresentazione della figura umana è uno
degli aspetti più sorprendenti della manifestazione dell’arte perché
è in questa operazione che l’artista rivela chiaramente la sua
riconoscibile calligrafia espressiva e, allo stesso tempo, la sua
inevitabile ambiguità.
Come accade di vedere in queste sei misteriose figure di Mimmo
Paladino, immobili e solenni, indecifrabili.
In altre occasioni, ad esempio nelle sue note sculture bianche,
l’artista le ha chiamate “testimoni”, ma potrebbero essere
pensatori, filosofi, o “matematici”.
A ben vedere, del resto, la filosofia dei numeri può coincidere con
la filosofia delle forme e nel caso di Paladino la “sacra ambiguità”
della rappresentazione può indurre a pensare che si tratta forse di
alchimisti, pensatori medievali che affermano di possedere la
“pietra della conoscenza”.
Questi Matematici sono abbigliati con vesti sontuose, sacerdotali, e
le forme e i numeri che adornano le loro figure appaiono
simbolicamente sacrali.
Forse hanno a che fare con le misteriose sequenze dei numeri di
Fibonacci e conoscono già il valore dello zero e la sapienza del
fuoco.
I numeri e le forme sono peraltro ricorrenti nell’opera di Mimmo
Paladino e risultano infine gli strumenti decisivi delle sue
alchimie immaginative.
A noi riguardanti resta fronteggiare gli interrogativi senza
risposte che questi matematici pongono, per fortuna nel segno
splendente dell’opera d’arte.
Enzo Di Martino
Ha
collaborato con il giornale “Avanti” di Roma dal 1969 al 1979, e dal
1980 è critico d’arte del quotidiano di Venezia “Il Gazzettino”.
Ha curato in sedi museali mostre di Dürer, Rembrandt, Piranesi,
Goya, Picasso, Kirchner, Chagall, Mirò, Depero, De Pisis, Guido,
Santomaso, Saetti, Vedova, Pizzinato, Turcato, Reggiani, Spacal,
Chia, Zigaina, Frohner, Velic?kovic?, Paladino, Lupertz, Rainer,
Tilson, ecc. Per La Biennale di Venezia ha curato le mostre Il
fronte nuovo delle arti (1988) e Oltre il Segno – Quattro Maestri
della grafica contemporanea (1991).
Tra i libri pubblicati ricordiamo: la biennale di Venezia 1895-1995
(Mondadori 1995), Chagall. La Bibbia (1999), Paladino l’opera
grafica 1974-2001 (Art of this century, New York 2001), The History
of Venice Biennale (2005), La grafica d’arte (Editalia 2008),
Paladino, la Scultura 1980-2008 (Skira 2009), Tilson, the Printed
Works 1963-2013 (2013), Paladino, l’opera grafica 2001-2014 (Gli Ori
2014), ecc.
La sua collaborazione con la Pinacoteca di Bari ha avuto inizio nel
2012 con la mostra Paladino. La scultura (2012), ed è continuata con
Mimmo Paladino nel bastione di Santa Scolastica (2016), Sandro Chia
e i guerrieri di Xi’An (2017), Mathematica (2018).
Negli anni più recenti il Di Martino ha fatto alcune donazioni di
particolare significato. Ha iniziato nel 2013 con la donazione di 30
importanti opere grafiche al Museo di Palazzo dei Pio a Carpi,
mentre nel 2016 gli è stata dedicata una sala a Palazzo Farnese di
Ortona per ospitare la sua donazione di 20 opere grafiche di artisti
italiani e stranieri e 150 libri d’arte. Nel 2017 ha donato 550
libri d’arte alla Biblioteca annessa alla Pinacoteca di Bari e,
nello stesso anno, ha donato 100 disegni storici alla Fondazione
Giorgio Cini di Venezia, documentati da un volume ed. Marsilio.
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Ultimo
aggiornamento:
13-10-22
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