Raffaello, un genio che trovò ad Urbino quell’ “ambiente di coltura
e cultura” che gli consentì di diventare quello che è stato.
Ad Urbino, e nelle Marche, respirò arte fin da subito, nella
attivissima bottega del padre Giovanni Santi, innanzitutto.
Non meno che dal confronto con gli artisti impegnati alla Corte dei
Montefeltro e nel Ducato, artisti che lo avvicinarono ai venti nuovi
che sul mutare del secolo, tra Quattro e Cinquecento,
rivoluzionarono l’arte in Italia e in Europa.
“La mostra indaga e racconta, per la prima volta in modo così
compiuto, anticipa il Direttore Aufreiter, il mondo
delle relazioni di Raffaello con un gruppo di artisti operosi a
Urbino che accompagnarono, in dialogo ma da posizioni e con stature
diverse, la sua transizione verso la maniera moderna e i suoi
sviluppi stilistici durante la memorabile stagione romana”.
Fondamentale il ruolo giocato dagli umbri Perugino e Luca
Signorelli nella formazione e nel primo tratto dell’attività di
Raffaello e in parallelo dei più maturi concittadini Girolamo
Genga e Timoteo Viti, artisti che ebbero a intersecarsi con il
periodo fiorentino e con i primi tempi della presenza romana di
Raffaello.
“È muovendo dal retroterra comune, dalle esperienze condivise, e
dal confronto con le differenti reazioni di fronte ad analoghe
sollecitazioni di cultura figurativa, che meglio risalta
l’eccezionale ‘stacco’ compiuto dal giovane Raffaello, e che si
intendono caratteri e limiti del percorso degli artisti urbinati
contemporanei a lui in quel momento più legati,” sottolineano le
Curatrici della mostra.
“Nella nuova dimensione di scuola assunta dal lavoro di Raffaello
durante il pontificato di Leone X stanno le premesse per i
successivi svolgimenti della pittura moderna nel ducato urbinate,
con l’emergere della personalità di Raffaellino del Colle
dalla costola di Giulio Romano e soprattutto con il
commovente omaggio ai modelli formali e decorativi raffaelleschi
tentato da Genga all’indomani della morte di Raffaello ma in
piena continuità e contiguità con il suo magistero”.
“La mostra è dunque – ribadiscono le Curatrici
Barbara Agosti e Silvia Ginzburg
– un’occasione di misurare, in un contesto specifico di estrema
rilevanza quale quello urbinate e nelle sue tappe maggiori, la
grande trasformazione che coinvolse la cultura figurativa italiana
nel passaggio tra il Quattro e il Cinquecento. A queste scansioni
corrispondono, nella riflessione storiografica costruita da Vasari e
fatta propria dagli studi successivi, il momento iniziale
dell’adesione dei pittori della fine del secolo XV alle prime novità
introdotte da Leonardo, ovvero alla adozione di quella “dolcezza ne’
colori unita, che cominciò ad usare nelle cose sue il Francia
bolognese, e Pietro Perugino; et i popoli nel vederla corsero, come
matti a questa bellezza nuova e più viva, parendo loro assolutamente
che e’ non si potesse già mai far meglio”.
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Raffaello e gli amici di Urbino
Galleria Nazionale delle Marche
Palazzo Ducale di Urbino
Piazza Rinascimento 13, 61029 Urbino (PU)
Telefono: 0722 2760
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Ufficio Stampa :
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Ultimo
aggiornamento:
13-10-22
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