Marco
Goldin, a partire dal 2002, ha contribuito in modo determinante
ad approfondire in Italia la figura e l’opera di Vincent van Gogh.
Principalmente con diverse, ampie esposizioni ma anche con alcuni
spettacoli teatrali dedicati alla vita e al lavoro dell’artista
olandese. Sempre grazie a una ramificata collaborazione con i musei
di tutto il mondo, tale da consentire di far giungere in Italia
molte tra le opere significative di Van Gogh. Tra l’altro, Linea
d’ombra ha offerto la propria collaborazione al Van Gogh
Museum di Amsterdam per il grande progetto dedicato alla
pubblicazione di tutto l’epistolario.
Nel 2002/2003, con la mostra svoltasi a Treviso nella Casa dei
Carraresi (L’impressionismo e l’età di van Gogh), è stato
studiato specialmente il rapporto tra Van Gogh e la pittura
impressionista. È stata anche la prima occasione nella quale
giunsero a Linea d’ombra prestiti da parte del Van Gogh Museum e del
Kröller-Müller Museum di Otterlo, che da soli detengono la metà
delle opere di Vincent.
Nel 2005/2006, con la mostra svoltasi a Brescia nel Museo di Santa
Giulia (Gauguin/Van Gogh. L’avventura del colore nuovo), a
essere studiata fu specialmente la straordinaria novità cromatica
portata da Van Gogh nella storia dell’arte, anche nella sua
relazione con Gauguin.
Nel 2008/2009, con la mostra svoltasi ancora a Brescia nel Museo di
Santa Giulia (Van Gogh, disegni e dipinti), lo studio cadde
sul caso del collezionismo legato alla figura di Helene
Kröller-Müller, con una scelta di opere dal museo a lei intitolato.
Nel 2011/2012, con la mostra svoltasi a Genova nel Palazzo Ducale (Van
Gogh e il viaggio di Gauguin), è stato studiato, grazie anche
all’eccezionale arrivo dal Museum of Fine Arts di Boston del dipinto
di Gauguin Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, il senso del
viaggio come moto non soltanto fisico ma ancor di più interiore,
nell’opera di Van Gogh. Nella relazione non solo con Gauguin ma
anche rievocando le figure di artisti che l’hanno preceduto e che
gli sono succeduti.
Infine, nel 2017/2018, con la mostra svoltasi a Vicenza nella
Basilica Palladiana (Van Gogh. Tra il grano e il cielo), al
centro è stata collocata l’opera di Van Gogh dal punto di vista
spirituale, facendo ampio ricorso alla rilettura di tutte le sue
lettere, anche con una forte attenzione alla sua attività di
disegnatore e al periodo della sua formazione, ancor prima
dell’inizio della sua attività di artista.
Di tutte queste esposizioni Marco Goldin è stato il curatore e molto
spesso ha scritto libri interi sui temi a esse connessi, che così ne
sono diventati i relativi cataloghi. Dal 2005 poi, sono stati
diversi gli spettacoli teatrali che ha portato su alcuni tra i più
prestigiosi palcoscenici italiani per raccontare la figura di
Vincent van Gogh. Ultimo quello partito a metà novembre 2018,
dedicato al passaggio dall’impressionismo alla pittura del
post-impressionismo in Van Gogh e Gauguin. Questo in seguito alla
pubblicazione del suo primo romanzo, in libreria sempre dallo scorso
novembre, I colori delle stelle. L’avventura di Van Gogh e Gauguin,
che racconta, appunto in forma di romanzo, la storia dell’amicizia
tra Vincent e Paul.
Ora, nel biennio (2020/2022) che ruota attorno al 2021 che
rappresenta il traguardo dei venticinque anni di esistenza di Linea
d’ombra, si è pensato di realizzare una mostra con un taglio diverso
rispetto alle cinque appena ricordate. Van Gogh. I colori della
vita, intende ripercorrere l’intero cammino della sua attività,
concentrandosi sui principali punti di snodo di quel cammino. I
luoghi che lo hanno visto diventare il pittore che tutti conosciamo,
grazie proprio a quei luoghi medesimi, al fascino che hanno
esercitato su di lui, alla loro storia che si è incisa nella sua
storia. Verrà precisamente analizzato il rapporto tra l’esterno
della natura, e talvolta delle città, e l’interno dell’uomo e del
pittore. Per comprendere il motivo per cui sia stata così rapida
l’evoluzione dell’artista e perché sia stata necessitata e indotta
dall’aver vissuto in determinati posti, prima in Belgio e Olanda e
poi in Francia.
I quadri, e anche i disegni, rappresenteranno proprio questo
percorso, in una sorta di itinerario che terrà insieme l’esigenza
del vedere fisico e quella dello sprofondamento interiore. Il
Brabante sarà quindi il luogo di elezione di tutta la prima fase
della mostra, con specifica attenzione sì ai paesaggi ma molto anche
alle figure che hanno caratterizzato questa parte inaugurale della
vita artistica: dunque i contadini e i tessitori a Nuenen, ma prima
ancora i contadini a Etten e nei dintorni dell’Aia, gli anziani
nell’ospizio dell’Aia, le figure famigliari. Assieme all’affermarsi
di una natura che poco per volta, e in anticipo su quanto avverrà in
Provenza, comincia ad assumere un ruolo determinante nel farci
riconoscere l’immagine del pittore in quella stessa natura.
Così la seconda parte dell’esposizione, da Parigi a Auvers-sur-Oise,
avrà al suo centro il paesaggio, quell’afflato misterioso che ha
fatto diventare l’aria, la luce e soprattutto il colore il segno
dell’uomo Van Gogh sulla terra. Il segno che si è incarnato negli
autoritratti ed è per questo che la mostra ne comprenderà, tra i
quali quello, celeberrimo, con il cappello di feltro, prestito
eccezionale del Van Gogh Museum, quale segno di riconoscimento nei
confronti del lavoro che Linea d’ombra ha svolto sul pittore in
tanti anni. Così come dovrà trovare testimonianza nelle figure che
hanno accompagnato la vita di Van Gogh, dai Roulin ai Ginoux. In
questo modo Arles si intreccerà con loro, così come Saint-Rémy e
Auvers saranno principalmente natura. L’ambizione della mostra -
forte di un centinaio di opere tra dipinti e disegni e che si fa
grazie alla decisiva collaborazione del Van Gogh Museum e del
Kröller-Müller Museum oltre che di molti altri musei nel mondo, sia
americani sia europei - sarà quella di accompagnare il visitatore a
incontrare Vincent a ogni svolta della sua strada, senza escluderne
alcuna.
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Ultimo
aggiornamento:
13-10-22
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