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Promossa dall’Associazione Culturale Flangini in collaborazione con la Provincia di Mantova, è curata dal prof. Antonio d’Avossa, critico d’arte e docente emerito all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, studioso dell’opera e del pensiero del Maestro tedesco e curatore di numerose esposizioni in Europa e in America. Joseph Beuys, artista tedesco (Krefeld 1921 - Düsseldorf 1986), grande protagonista della sperimentazione artistica concettuale del dopoguerra, notissimo in Europa e negli USA dal 1974, ha lavorato ed esposto con notevole intensità in Italia. Legato in un primo tempo a Fluxus, gruppo che intendeva ricreare il senso dell’arte in relazione alla vita, è sempre stato molto attivo nel proporre temi ecologici. «La difesa della natura di Beuys va letta non soltanto nel senso ecologico, ma principalmente nell’aspetto antropologico: difesa dell’uomo, della creatività, dei valori umani» (A. d’Avossa). Oltre 100 esemplari di multipli e opere uniche, provenienti da collezioni private e pubbliche, dimostrano un uso strategico di questo “arsenale” creativo e pacifico come arma di propaganda di un pensiero divenuto oggetto di svariate interpretazioni. Circa 150 documenti rari guidano il visitatore lungo il percorso della Casa del Mantegna: i manifesti firmati dal Maestro tedesco, le cartoline e le fotografie presentano in mostra il suo messaggio. I multipli e i documenti sono accompagnati da una serie di video realizzati tra il 1964 e il 1986, che testimoniano le famose “azioni” durante le quali l’artista coinvolgeva il pubblico con discussioni su temi sociali, dando vita a un nuovo concetto di scultura: la “scultura sociale”. La mostra offre l’opportunità straordinaria di vedere una selezione di rari filmati, dodici tra silenziosi o sonori, di “azioni” e discussioni dell’artista, collocati in quattro differenti postazioni lungo il percorso espositivo. In questo modo essi «rendono visibile l’invisibilità delle sue parole» (A. d’Avossa). Di particolare interesse la ricostruzione simbolica dell’incidente dell’aereo Stuka J-87 avvenuto in Crimea nel febbraio 1943. Vi fu coinvolto l’artista, successivamente salvato da nomadi tartari, i quali praticarono una medicina sciamanica “di ricostruzione”, gli ricoprirono il corpo di grasso animale e lo avvolsero nel feltro. Da questa esperienza strettamente legata alla natura – ritenuta da alcuni una leggenda – nasce la sua idea di arte come esperienza salvifica del mondo malato e l’uso del feltro e del grasso come materiali ricorrenti nelle sue “azioni”, installazioni e opere. Parte integrante del progetto è la realizzazione di percorsi didattici, con “immersione” nella natura, organizzati dalla Cooperativa Alkémica sui temi dell’ambiente, dell’inquinamento e del rapporto tra uomo e natura (prenotazione al numero 333 5669382). Nel corso della mostra (in data da stabilirsi in relazione alle disposizioni DPCM), verrà piantumata una giovane quercia nel giardino di Casa Mantegna a ricordo delle 7000 querce che l’artista piantumò a partire dal 1982 a Kassel durante la Documenta 7. La mostra è occasione per una riflessione sul percorso artistico e biografico di questo rivoluzionario artista del ‘900. Saranno pertanto organizzati incontri e confronti sulla concezione dell’arte beuysiana e del suo rapporto con società, scienza e cultura. Infine un simposio, a cui interverranno studiosi e testimoni internazionali, con introduzione e presentazione del curatore Antonio d’Avossa (calendario su www.casadelmantegna.it). Nei weekend saranno possibili visite guidate per gruppi, previa prenotazione e nel rispetto delle norme di sicurezza.
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