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“Miró (Barcellona 1893 – Palma di Maiorca 1983) dipinge ispirandosi – annota Roffi – alle forme della natura, ma anche alla musica; per un periodo compone inoltre poesie di stile surrealista, seguendo meccanismi psicologici simili a quelli adottati in pittura. Egli aspirava chiaramente al divino e la musica e la poesia erano le sue fonti di ispirazione. Talvolta le parole compaiono anche nei quadri, costituendo la loro chiave di lettura. Un rapporto fra pittura-musica-poesia che ben si accorda con gli interessi e la sensibilità di Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca”. La mostra, realizzata in collaborazione con Fundación MAPFRE di Madrid, attraverso cinquanta opere fra gli anni Trenta e gli anni Settanta per la gran parte a olio su tela, propone un percorso che, orchestrato come una partitura musicale, evidenzia la sfida continua operata dall’artista nei confronti della pittura tradizionale, “con opere come Cheveaux mis en fuite par un oiseau dove Mirò letteralmente massacra – evidenzia il curatore – la pittura comunemente intesa, con un certo parallelismo con l’Espressionismo americano nell’idea che la pittura dovesse essere un getto continuo scaturito da una profonda esplosione creativa, pur garantendo alle proprie forme una dirompente integrità individuale malgrado le metamorfosi subite”.
Ad essere particolarmente
documentati in mostra sono gli ultimi decenni di attività di Miró,
con tele di grande formato e poetica bellezza come Personnage et
oiseaux devant le soleil e Personnage devant la lune, e i temi
ricorrenti che egli reinventa con frequenza – con l’uso costante di
simboli come le stelle, gli uccelli o la donna, e le fantasiose
rappresentazioni di teste – nello stesso tempo sottolineando
influenze così diverse come la tradizione popolare, la calligrafia
asiatica o i graffiti urbani. La pittura di Miró tende
all’astrazione; tuttavia nelle variopinte forme fantastiche tra loro
accostate, permane quasi sempre una traccia del reale: un occhio,
una mano, la luna. Alcuni quadri presenti in mostra fanno pensare a
cieli stellati, come Personnage, oiseau, ètoiles del 1944 o Après
les constellations del 1976.
“Visitare la mostra
significa – conclude Stefano Roffi – viaggiare dentro
i sogni di Miró perché questa è la trama della sua arte”.
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