Piero
Tartaglia (5 ottobre 1933 Civitavecchia – 1 maggio 2008 Roma) -
Pittore, è stato l'ideatore e maestro del Disgregazionismo
geometrico.
E' stato il fondatore della romana Galleria Tartaglia Arte -
punto di riferimento nella Capitale, da allora, per la sua arte, per
quella di tantissimi artisti, per cultori e collezionisti d'arte -
attualmente gestita in maniera eccelsa dal figlio Riccardo.
Nel 1951 si avvicina alla corrente avanguardistica “The European
Group” di Serge Poliakoff, con Karel Appel, Santomaso,
Albert Bitram, Lucembert, Pierre Alechinske, Corneille.
Attratto dalle tendenze astratte e informali, matura una ricerca
pittorica attraverso i territori che non si pongono in orizzontale,
ma si sviluppano in apparizioni verticali, secondo una legge di
gravità dove non è necessario saggiare la statica delle masse e dei
volumi, ma semmai sfruttare al massimo la capacità di associazione e
di eclettismo dei materiali. E nel suo caso, anche se i materiali
sono materie pesanti, Tartaglia con leggerezza pragmatica usa questo
patchwork di colori e segni liberandosi visibilmente del problema
della committenza ideologica.
Spatole e pennelli trasmettono inquietanti “segnali d’occupazione”
su ineludibili forme che si addensano e si frantumano nello spazio
tridimensionale su cui l’immagine dipana e dispone il suo percorso.
È questo l’ingombro minimo del diaframma tra l’idea e la sua
realizzazione; è uno spessore minimo che permette una contrazione
tra momento ideativo e momento esecutivo. Il campo di immagine
prodotto ci riporta al senso morale, etico (non c’è dramma intorno
alla mutazione), è il disgregare per poi riedificare. In altri
termini, è come sovrapporre un’idea sull’altra, un edificare vero,
un’immagine sopra all’altra, l’architettura come neo/oggettistica
per mettere fine al turbamento dello “sbarco” della “superarte”
sull’architettura dell’impossibilità. Che naturalmente non è
personale, ma sociale e storica.
Piero Tartaglia usa questa architettura non come denuncia
moralistica, ma come capacità lucida dell’utilizzo
dell’impossibilità stessa nello stravolgimento possibile di un
linguaggio, dove nulla è impossibile ma tutto diventa oggetto di una
messa in immagine.
L’Artista prova a contestare la brutalità tridimensionale della
vita, e si presenta a Venezia, negli anni 70, in Piazza San Marco,
con una carcassa d’auto crivellata di colpi. È una
scultura/provocazione/architettura in contrapposizione alla Biennale
d’Arte.
Il Movimento Moderno lo costringe ad interrogarsi in maniera
deviante sul suo ruolo di artista, sulla sua capacità di incidere
sulla realtà. Il primo punto di partenza di Piero Tartaglia è
finalizzare i suoi progetti allo “sguardo”. Progetti che non sono
semplici passaggi, ma punti di sosta, di sospensione, “trappole”
delle visioni, capaci di suscitare estasi e piacere. Quindi il
“disgregazionismo” è una creatura architettonica di Piero Tartaglia;
è lui il fondatore e caposcuola riconosciuto dalla critica mondiale
che si assume la responsabilità della riedificazione dei valori
costruiti e da costruire.
Per concludere, le opere del Maestro segnano in qualche modo il
“punto dell’impossibilità” a costruire il limite di questa
impossibilità. Ed ecco perché può esserci un nuovo interesse a
partire da lavori come il suo, collocati sul confine
dell’impossibilità, della rinuncia al progetto materiale. La sua
architettura ha questa capacità di riproporre l’immagine improvvisa,
come svelamento, come apparizione. Apparizione di un linguaggio
visivo che usa le convenzioni del colore per dare verticalità a
strutture architettoniche imbevute di equilibrio tra naturale e
artificiale, tra Natura e Linguaggio, tra sovrastruttura e Storia.
Cose che tutti gli architetti dovrebbero portare dentro di sé.
Per
conoscere altro del maestro Tartaglia vi invito a visitare il sito
della galleria che è www.tartagliaarte.org
Qui
il mio piccolo contributo video alle opere del maestro
Piero Tartaglia
|
Ultimo
aggiornamento:
01-02-22
|
|
|
|