"Si stanno affermando nel mondo, in particolare nelle città
internazionali delle nazioni avanzate d'avanguardia culturale le
mostre empatiche: nello specifico quelle a divulgazioni storiche
come quella nel Museo dell' Olocausto a Washington, quella sull'
emigrazione internazionale in Belgio ...e sono già in preparazione
in Europa quelle sulla prima guerra mondiale per l' anno prossimo di
cui ricorrerà il centenario ( quella italiana nel 2015 poiché l'
Italia entrò in guerra l' anno successivo).
Quale il motivo? Semplice: fondere fatti storici con la
partecipazione delle emozioni, mescolando cioè conoscenze razionali
con quelle irrazionali che vengono dal cuore. La conferma dell'
utilità di tale 'fusione' e funzione viene dagli studi delle
neuroscienze. Lo studioso De Luca conferma che, durante la
partecipazione visiva ad una mostra di tal genere, '' nel cervello
si attivano zone che comprendono i famosi 'neuroni specchio' ,
quelli che ci permettono di provare empatia...e in queste zone del
cervello sono tanto più attivi quanto maggiore e' la conoscenza che
abbiamo..''.
Noi della galleria Adsum, pur nei limiti oggettivi locali, abbiamo
voluto creare un piccolo evento artistico- mediatico fondato su una
possibile empatia ..quella del dono partecipativo tra gli artisti
offrenti una piccola opera da portare a casa quale augurio di un
anno migliore e i visitatori che, se sorteggiati, potranno iniziare
il nuovo anno con un segno di creatività e affettività convissuta.
Le opere degli artisti che vi hanno aderito spontaneamente ed
empaticamente le hanno presentate sono qui – ancora empaticamente-
analizzate e possibilmente interpretate tenuto conto della
difficoltà di una lettura semantica di un autore da una sola opera.
La scultura cartacea di
Maria Addamiano e' un tronco surrealistico:
irto e spigoloso ma ricco di doni fruttiferi e fruttuosi che
risaltano colorati sulla struttura doreggiante: una icona natalizia
di giusta occasione. /Un recuperato, ma ancora attuale nella moda e
nella bigiotteria, surrealismo estetico quello di Grazia Maria
Addante : una maschera decorata in oro e pietre viola gestita
aggressivamente da dita dalle graffianti lunghe unghie rosso sangue:
un allusivo erotico montaggio di 'foemina ludens'.
Cosmo Allegretta
, ancora una volta con coerenza , insiste sull' analisi dei rapporti
sociali: la solitudine della protagonista dominante sulla destra che
nervosamente fuma e il gruppo sullo sfondo a sinistra che pare
colloquiare..ma lo iato e' evidente.
Il figurativismo di
Angiolo
Barracchia ha una leggerezza da fumetto giapponese, cui
rimandano anche la stilizzazione dei visi e soprattutto l' eleganza
cromatica e decorativa delle vesti dei protagonisti : un evento
sconcertante determina un dolore lancinante ma contenuto.
Il 'Fiore -sole'
di Leonardo Basile esplode irradiandosi a riccio e coinvolge
tutti per la sua vitalità sia grafica che cromatica: una luce-colore
che investe e colpisce la mente e i sensi del fruitore.
Raffaella Benetti
intitola 'Parigi' una visione di nuvole biancastre sotto un cielo
azzurro: esperienza forse più che vista, vissuta su un volo di linea
aerea per cui la città francese diviene emozionante visione.
Una memoria paesaggistica del nostro territorio e' l'opera di
Maria Bonaduce dal titolo quasimodiano ' Ed e' subito sera': il lontano
Castel del Monte invaso di luce gialla contrasta con il cielo e la
bassa pianura di un mauve più o meno pastoso. La bellezza della
Puglia nella sua icona più specifica.
Franco
Bratta rinvigorisce la grande
tradizione astratta con frantumate ed irregolari forme dai più vari
colori, vivacissimi, luminosi e materici: forme che si incastrano
così dinamicamente da rendere incerto se si tratta del crollo di una
struttura vecchia o viceversa di una riedificazione organica nuova
segnando così il continuo rinnovarsi delle forme.
Loredana Cacucciolo
allestisce ancora una volta un elegantissimo pranzo con vasellame
ottocentesco su un tavolo in una prospettiva obliqua..ma senza
presenze umane e dai colori cerei e dalla materia pastosa...comunque
e' sempre assente Andrea, pur essendo nelle sue stanze.
Il volto femminile di
Daniela Calfapietro s' impone su tutta la tela con una serie
di varianti sfumature di azzurro: una sciarpa circonda come un '
aureola il volto reale e trasfigurato di una donna in cerca di più
alti ideali di vita.
Plastica e pittura
sono gli ingredienti dell' opera di Valentina Capurso: sul nero
supporto una stropicciata carta argentea da regalo e sopra ancora
delle mattonelle sporgenti poste in diagonale dall' alto in basso
macchiate di filamenti e gocciolature dai colori pastello. Solo su
quella centrale un indirizzo di posta elettronica: parole della 'imagerie'
mediatica giovanile ma che esprimono un bisogno profondo quali 'www
love.it'.
Con la calda creta cotta
Emma Chiavarone stilizza la
testa di una giovinetta che si deterge le lacrime con un panno.
Pianto delle sofferenze di un primo amore nelle forme
patetico-sentimentali della cultura visivo-mediatica adolescenziale.
Di
Mario Colonna un piatto di ceramica della
tradizione appula: contiene, sul fondo di frammenti misti di pietra
e cotto, un volto femminile di sapienza tecnica e di ascetica
bellezza ravvisabile nello specifico nello sguardo rivolto in basso.
Antonia Copertino con criptiche pennellate di materia fluida
ma coloratissima elimina tracce figurative per lasciare lo spazio ad
una ' sauvage' forza espressiva dall' oscura semanticita'.
Misteriosa la scultura di
Alessandra Cossu: su una tavoletta lignea dalle venature
bruciacchiate una informe materia biancastra che riproduce in grigio
un misterioso lepidottero tra bruco e farfalla: mostro notturno o
materia-futura vita?
In un primo piano da
inquadratura cinematografica una 'Cesta di frutta autunnale' e'
l'opera di Vito Cotugno. Coloristicamente vivace e pregnante
solletica il gusto del mangiare a dimostrazione che ' si mangia con
gli occhi'. L' autore e' sicuramente da annoverare nella grande
tradizione naturalistico- realistica meridionale che va dai
caravaggeschi agli impressionisti ottocenteschi.
Enrico De Leo con
una ricerca personale e una abilita' tecnico-ottica inventa una
accensione cromatica di giallo caldo da flash improvviso: una
illuminazione di immaginario visivo più agognato che reale.
''In
qualche modo arrivera' la sera'' e' di Vito De Leo: questo titolo
poetico che ricorda il famosissimo verso di Quasimodo esprime la
sicura speranza di conseguire una serenita' tardiva in uno spazio
superiore rosato, quello della attesa sera, attraverso una linea
rossa di confine.
L' uva fotografata di
Francesco De Marco, tutta
in controluce su un fondo luminoso ma sfocato, gioca sul rapporto
tra definizione della natura, ora viva, e indefinitezza dello
spazio, ora dissolto; forse una metafisica del vissuto.
Elementarmente figurativo, di derivazione pop,
Carlo Dicillo gioca
tra dolcezza e violenza: l' uovo killer e la
pistola-giocattolo...entrambi elementi specifici dei fanciulli..ma
fino a quando?
Di
Franco D' Ingeo un albero secolare, irregolare
ma tenace, espanso nello spazio del foglio scelto: monocromo nel
tronco si espande vigoroso con i suoi rami nodosi e tortuosi fino al
grigio della possibile fronda. Un rinnovato classicismo nella
essenzialita' della forma e nella forza energetica compressa.
Dallo
stilnovismo e quindi anche da Dante fino a Montale un figura
letteraria salvifica e' quella della donna-angelo: la 'visiting
angel'.Nasce da questa tradizione letteraria alta l'opera 'L' angelo
dormiente' di Nicola Filazzola, in cui il protagonista dalla
costruzione plastica, come l'altra figura presente, riporta i segni
volumetrici dello scultore Henry Moore, che qui pero' vengono resi
mediante una tecnica grafica luminosa e leggera.
Di
Sabino Gesmundo
uno dei diversi paesaggi naturali , dipinti nel corso della sua vita
appartata ma dallo sguardo acuto. Più distanziato nella dilatazione
prospettica, ma fortemente ravvivato nei colori materici ed
espressionistici, e' una veduta d' insieme organizzata
razionalmente: un rosso garde rail alla base, un vario verde nelle
costruzioni collinari, un mare celeste-viola e infine un cielo
striato ma non minaccioso. Un momento di serenità di sguardo diverso
dalle successive immagini inquietanti.
Caratterizzata da scansioni
spaziali irregolari nei tagli ora obliqui ora orizzontali e' l'opera
di Pasquale Guastamacchia. Gli spazi ricavati si intingono di
incerte colorazioni dalle tonalità ora pesanti e scure ora leggere e
chiare: una metafora delle alternanze del vissuto quotidiano..ma una
sottile smagliatura di rosso sangue lancinante pur compressa emerge
e s' impone.
Enza Luiso con i pastelli piu' luminosi reinventa la
grande tradizione pittorica dell' impressionismo naturalistico
rappresentando un viale di campagna garganica che in curva porta un
indefinito altrove./ Enza Mastria elabora un altro dei suoi sogni
dechirichiani: in un mare celeste tanto che il confine con il cielo
non si nota su una barca a folle velocita' una donna voga con un
remo-pennello: forse o sicuramente una icona autobiografica.
La
maschera africaneggiante di Fabrizio Molinario gioca tra terrore
infantile e divertimento adulto senza discrimine tra l' uno e
l'altro per l' accattivante resa materico- coloristica tutta
contemporanea.
La scultura di
Roberto Montemurro e' sicuramente,
come spesso nel contesto culturale contemporaneo, 'spaesante' in
quanto mescola un naturalistico cavallo sormontato da un soldato con
elmetto e cappotto di foggia ottocentesca che porge non armi, ma un
mazzo di fiori: lo spaesamento si rafforza con la figura di una
bimba sul retro e con una automobilina-giocattolo a terra: una
'Festa a Lodz' per dissacrare il militarismo e renderlo solo gioco
memoriale per l' aggressività infantile?
Il cavallo con possibile
cavaliere di Giovanni Morgese e' una immagine indefinita e precaria:
disincarnata sia nella materia volumetrica che corrosa nella visione
ferrigna.
Un 'Autoritratto' quello di
Katya Murrighile, realistico
ed espressionistico: una indagine introspettiva a nero carboncino
schizzato da macchie di rosso-sangue rappreso...ma la sua forza di
vita e di lotta e' negli occhi..
'I risvegli' sono quelli di un
bimbo, forse il proprio figlio, di Maria Pansini ritratto nelle sue
articolazioni parcellizate in una struttura geometrica quadrata che
ricorda nelle sue varietà fortemente colorate un Mondrian per cui
razionalità di organizzazione spaziale e affettività di sguardo si
fondono in una unita' etico-estetica.
Una elaborata scansione
tripartita caratterizza l' opera di Stefano Pelle: nella metà
inferiore una stesura calligrafica di piccole pennellate materiche
gialle viene attraversata al centro da un percorso verde, mentre in
quella superiore un stesura piatta di azzurro cielo. Una immagine
naturale di un campo che diviene astrazione geometrica purificata di
luminosa bellezza.
Pasquale Petrucci stilizza una composizione di
rettangoli irregolari nelle dimensioni e sovrapposti nella
giustapposizione pop acida dei colori elettronici. La ripetuta icona
della batteria da realistica diviene immaginaria nella
rielaborazione grafica computerizzata: il risultato finale e' un
inno al ritmo ossessivo delle nuove generazioni.
Massimo Romani fa
brillare una mini car di rosso splendore su un paesaggio spoglio e
grigio, pur nelle sue svariate sfumature : solo uno stilizzato
albero popola il paesaggio si' che asfalto e cielo si lambiscono.
Condanna della motorizzazione inquinante o unico oggetto del
desiderio personale?
Ilaria
Alessia Rutigliano ritrae con il mezzo
tecnico della fotografia immagini naturali in cui legge ed evidenzia
simbologie scientifico-mistiche. Nello specifico la sua foglia
parzializzata e ravvicinatissima evidenzia una membratura che
diviene 'segno' icastico della vita naturale ed umana.
Piero Sani
seziona lo spazio dell' opera in un terzo con stracci di carte
varia, stampata e non, e due terzi in un paesaggio vitalistico
naturale di azzurro cielo e verde terra con svettanti alberi che
contrastano con una rossa tenda: la razionalità della natura arborea
in forte dissenso con lo spreco cartaceo della società
contemporanea.
Domenico Scarongella con Horse crea un' opera
movimentata sia nella scansione spaziale che in quella coloristica
tanto da valorizzare la mossa vitalità degli 'Horses': spazi
tripartiti tra uno verticale e due orizzontali e colori caldi
sfumati e liquidi assemblando così impressionismo e por art.
La luminosita' e vivacita' coloristica caratterizzano l' opera di
Giuseppe Sciancalepore: e' 'Una via di fuga' l'occhio centrale di
una cupola-cielo che s' irradia per lo spazio con una festosa gioia
di rami, fioriture dai colori pastello ma pregnanti, quasi sorretti
da un pergolato di rami centripeti: una rinnovata 'joie de vivre'
nella rimembranza di una pura felicità vissuta.
Di
Pietro Tempesta una prova di stampa per una incisione grafica di straordinaria
tecnica e di idilliaca poesia campestre: tutta risolta in infiniti
piccoli tratteggi neri più o meno scuri per creare gli effetti
luminosi di una giornata limpida. Un piccolo frammento di vita
arcadica ed arcana tra realismo atmosferico e notazioni emozionali.
Una indicazione di necessaria eversione dai modelli artefatti della
civiltà industriale contemporanea. Un residuo di vita bruciata dal
tempo e dai conflitti interiori. Estraniante, ma in maniera più
algida e dadaista, la scultura di Francesco Tullo: una forma lignea
irregolare, fenestrata ed invecchiata da scorticature sulla
dipintura celeste cielo: pezzo oggettivamente smarrito e
soggettivamente recuperato con un intervento personale tra
metafisica ed ironia. Dal grigio di base si elevano forze
direttrici.
La 'Vibrante armonia' di
Vincenza Vasalluci nasce in
dissonanza dall' opera che presenta: domina un nero su un fondo
bianco. L' immagine e' costituita da tre alberi dai vetusti tronchi
ma dalla quasi inesistente chioma espressionisticamente resi fino
alla parvenza di una mostruosità..ma da quei tronchi nascono
virgulti e getti tali da ipotizzare la rinascita 'armonica' della
natura per sua intrinseca forza.
In cotto la scultura di
Sabrina Vendola tra surrealismo e fantasy: una forma che si avvolge in
rigonfiamenti decrescenti fino a terminare in una fiammella
ondeggiane..ma il mistero e' nel centro del manufatto: un minuscolo
volto sembra aspirare alla vita: fisica o psicologica come
desiderio-desiderante.
Nell'opera di
Giuseppe Visentini ancora una
immagine simbolica resa in successione dinamicamente incalzante: o
arida sabbia e laghi di azzurre acque o pozzanghere nel fango. La
speranza di una 'terra promessa' che diviene trappola dell'
indistinto e dello smarrimento...cioè la ricerca di un miraggio che
e' falsa 'imago' della propria soggettività." - a cura di Luigi Dello Russo, critico d'Arte
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