Queste le tre mostre presentate nei tre differenti spazi che
compongono la Galleria 20 :
Paulus Helbling: Variété d'abstraction
(mostra di fotografia)
Giuseppe Orsenigo: La vita che vorrei – mostra antologica 2000/2013
(tecniche miste)
Ezio Mazzella e Dennis Fazio: La forma e la sintesi
(mostra di
pittura e scultura)
La Galleria 20: quattro vetrine su strada, sei sale spaziose, per
oltre 170 mq complessivi di esposizione sulla riva del fiume Po. Uno
spazio dedicato all’arte contemporanea emergente, soprattutto
italiana, nato dalla collaborazione tra la Galleria Ariele di
Torino, la Rivista 20 e Zamenhof Art di Milano. Sotto la direzione
organizzativa di Enzo Briscese e quella artistica di Virgilio
Patarini.
Per un'Arte Contemporanea vera, di sostanza, al di
là delle mode e del sensazionalismo.
Paulus Helbling:
Variété d'abstraction
Paulus Helbling (nato a Milano nel 1956, attualmente vive e lavora a
Basilea) presenta lavori di fotografia che tendono ad un'astrazione
geometrica e "minimal" al tempo stesso. Le sue opere si
caratterizzano per la realizzazione di particolari strutture in cui
predomina l'aspetto intellettuale rispetto a quello emozionale.
Buona parte dei lavori effettuati si basano su attenti studi e
lunghe ricerche svolte negli archivi d'arte, fotografici e
architettonici di vari musei, fondazioni, istituti, gallerie e nel
mondo del web.
Le immagini che propone nelle sue mostre sono state realizzate con
apparecchi analogici degli anni sessanta (hasselblad serie 500c e
nikomat). Il suo lavoro parte dall'idea, prosegue con lo scatto, poi
in camera oscura procede con correzioni, migliorie, accorgimenti
tecnici o alcune manipolazioni necessarie, come assemblaggi ed
altro, rimanendo però sempre fedele alla struttura dell'immagine di
base.
L'utilizzo del colore viene riservato spesso a quelle opere più
"emozionali" che per il fruitore hanno una lettura meno impegnativa
rispetto ai lavori in bianco e nero. Usa raramente obiettivi
abituali sull'apparecchio fotografico. Utilizza invece delle lenti
molto particolari fabbricate appositamente e spesso pellicole
vecchie non usate. A volte lavora con il solo corpo macchina senza
obiettivi e lenti. Dall'idea primaria alla realizzazione finale di
queste opere sono necessari a volte anche lunghi periodi di
“incubazione”. - Virgilio Patarini
Dennis Fazio e Ezio Mazzella: La forma e la
sintesi
Mentre la scultura di Dennis Fazio (nato a Melbourne nel 1963 e
residente a Pieve di Teco, Imperia) presenta una serie di
silhouettes di legno scolpito e levigato, allungate, dalle forme
sinuose ed ellittiche, filiformi ed elegantemente stilizzate, la
pittura di Ezio Mazzella (nato a Milano nel 1936 e ivi residente) si
gioca tutta tra una gestualità espressionista dinamica e decisa, che
può richiamare alla memoria il magistero di Vedova o di altri
protagonisti dell’Action Painting come Kline o De Kooning, e una
sapiente costruzione di spazi virtuali, immaginari, fatta di piani
che si sovrappongono, intersecano, di vaga reminescenza
proto-cubista, con una tavolozza calda, intensa, decisa in cui si
privilegiano le ocre, i gialli, i rossi, le terre.
Il maturo pittore milanese giunge a questi traguardi dopo aver
praticato per decenni una solida pittura figurativa dalla pennellata
pastosa e dalla sintesi decisa delle forme, dichiaratamente
debitrice dell’esperienza di Ennio Morlotti. Verso la fine degli
anni novanta Ezio Mazzella varca il rubicone della figurazione per
addentrarsi nei territori dell’astrazione pura, rivelando
un’inquietudine e una vocazione alla ricerca fino ad allora forse
insospettabili. Allo stesso modo la scultura del più giovane artista
ligure nasce da una matrice figurativa in cui un processo di sintesi
formale trasforma delle figure femminili ad un puro gioco di forme
allungate allusive ed elusive.
Entrambi gli artisti fanno tesoro dell’esperienza acquisita in tanti
anni nell’arte della composizione e della distribuzione degli
equilibri delle forme, per giungere, grazie all’abbandono della
componente figurale, ad una essenzialità e ad una efficacia inedite.
Ed è come se assistessimo al prodigio di vedere materializzarsi,
davanti ai nostri occhi, l’essenza dei paesaggi e delle nature morte
dipinti nei decenni precedenti da Mazzella o delle figure dipinte o
scolpite da Dennis Fazio. E l’astrazione rivela il suo etimologico
significato primigenio di ‘distillato’ della figurazione. - V. P.
Giuseppe Orsenigo:
La vita che vorrei. Mostra
antologica 2000-2013
Giuseppe Orsenigo (Cantù, 1948) è il prototipo dell'artista
post-moderno. In lui c'è un impulso irrefrenabile ad una sintesi
estrema di elementi lontani tra loro, apparentemente incongruenti,
discordanti. La contaminazione per l'artista canturino è una seconda
natura, un habitus mentale che è diventato una seconda pelle. Egli
usa di tutto per le sue composizioni: fotografia, disegno, pittura,
disegno geometrico, materiali di ogni tipo come metallo, legno,
resine, carte applicate.
Spesso i suoi quadri sono veri e propri bassorilievi, con bombature
metalliche, parti in rilievo, aggettanti. Gli elementi figurativi si
mischiano a quelli informali, l'uso pop di fotografie tratte da
riviste patinate si alterna a guizzi geniali di arte provocatoria e
concettuale, in una ridda ubriacante di riferimenti, citazioni,
allusioni, capaci di conciliare la dimensione onirica e delirante
del mito con la quotidianità.
Ogni opera di Orsenigo è l'esplorazione di un mondo. Ogni volta un
nuovo mondo, in un gioco differente di razionalità e emozione, di
sogni affastellati, scomposti e ricomposti e di concreti, puntuali
riferimenti alla realtà. Con colpi di scena e alzate d'ingegno
uniche e spiazzanti. Come ad esempio nell'opera intitolata
'Psicanalisi': una grande lastra di metallo nero, un metallo
cangiante alla luce, lucido e opaco al tempo stesso, con al centro
un buco, in profondità, qualche centimetro nel buio, una minuscola
superficie di specchio infranto e ricomposto, in cui, non chiunque,
ma solo il fruitore che si avvicini e guardi dentro, nel buco, può
scorgere se stesso: il proprio volto, il proprio occhio infranto e
ricomposto.
Un'opera così, che coniuga Fontana e Pistoletto (e che li supera,
almeno in sense of humour), basta da sola a sancire la statura di un
artista. Perchè , certo, un artista come Orsenigo è un nano rispetto
a giganti come Fontana e Pistoletto, ma se il nano si arrampica
sulle spalle dei giganti ... (..) - V. Patarini (Da
“Post-Avanguardia”, a cura di Paolo Levi e Virgilio Patarini, Ed. Mondadori,
2010)
Le mostre saranno visitabili fino al 31 ottobre 2013, tutti i giorni
- escluso i Lunedì - , dalle 15 alle ore 19.
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