Comunicato stampa - L’esposizione intende mettere a fuoco la complessità dei valori e
dei significati di un quadro-simbolo del XX secolo come Il Quarto
Stato che, dopo una lunga permanenza alla Galleria d’arte moderna di
Milano, è oggi esposto al Museo del Novecento ad aprirne il percorso
museale.
Il dipinto è il frutto di un costante impegno culturale e sociale e
di un progressivo raffinamento della tecnica pittorica compiuti da
Pellizza nel corso di un decennio, tra la fine del XIX e l’alba del
nuovo secolo.
La mostra presenta circa trenta opere tra disegni e dipinti di
Pellizza da Volpedo allestiti nello spazio mostre al piano terra del
museo. Nell’atrio del Museo inoltre è esposta la radiografia a
grandezza naturale del Quarto Stato, scelta che vuole essere punto
di partenza per riflettere su una possibile ricollocazione dello
stesso. Così come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite
una pubblica sottoscrizione - il Museo chiederà ai cittadini e ai
visitatori di esprimere il loro parere in merito ad un eventuale
spostamento del capolavoro di Pellizza, trasformando così l'atrio in
sala museale.
La lunga e studiata vicenda creativa di quest'opera, fondamentale
per l'arte italiana ed europea, conduce a una lettura in profondità
dei suoi significati e della sua portata storica, sociale,
culturale.
Pellizza, proprio a partire dalla sua formazione in storia e
filosofia, si era convinto della necessità di confrontarsi con le
problematiche sociali e politiche dell’Italia unita, in particolare
quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta
in disegni e bozzetti ad olio realizzati dal 1890, assecondando la
convinzione che la pittura di storia doveva trattare temi di
assoluta contemporaneità.
I primi bozzetti dello studio che avrebbe portato alla realizzazione
del Quarto Stato furono sviluppati nel 1892 in una tela dal titolo
Ambasciatori della fame, risolta a colori luminosi a larghe
pennellate. Pellizza sceglie il luogo e il tempo dell'azione: la
piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere
signorile, con la pieve extramuraria sulla destra ed altre
costruzioni a ridosso del Torraglio.
Nella calda luce solare di un tardo mattino primaverile - la data è
il 25 aprile – sull’imbocco di Via del Torraglio, Pellizza fece
avanzare un gruppo di lavoratori guidati da due portavoce dal piglio
deciso in primo piano, visti un po’dall’alto, e affiancati da un
ragazzo più giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo
quadro di più grandi dimensioni, cercando di mettere meglio a fuoco
soprattutto il gruppo centrale dei personaggi. Decise inoltre di
abbandonare la tecnica a larghe pennellate per adottare una tecnica
divisionista a piccoli punti e linee di colori divisi disposti puri
sulla tela, per raggiungere effetti di maggior luminosità ma anche
di espressività, ed avere più forza nella costruzione complessiva.
Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza eliminò il punto di
vista dall’alto per una presa diretta frontale dei suoi
protagonisti: numerose figure di artigiani e contadini che avanzano
guidati dai due capi affiancati ora da una donna con un bimbo in
braccio.
Lo stesso anno, l’artista sviluppò il soggetto su una tela di più
grandi dimensioni, a cui poi diede il titolo di Fiumana, allusivo
all’ingrossarsi della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un
fiume in piena, puntando sulla diffusione del messaggio idealmente
rivolto a tutti i lavoratori e sull’adesione di massa ad esso.
La volontà di dare un significato “ideale” e simbolico al quadro si
vede nella cura dell’impianto delle figure della schiera retrostante
che si allungano, ricordando raffinatezze della pittura
quattrocentesca, a sottolineare non solo la forza e la dignità dei
lavoratori, ma anche la loro bellezza.
Completata l’opera nel 1896, il pittore volle fotografarla proprio
sulla piazza dove era stata eseguita. La fotografia è preziosa
perché documenta le scelte dell’artista, soprattutto in riferimento
alla disposizione delle figure in secondo piano prima che Pellizza,
accorgendosi di un errore di luce nel rapporto fra il terreno della
piazza e la cromia delle vesti della schiera avanzante,
incominciasse a ridipingere tutta la tela.
Nel 1898 Pellizza decise però di affrontare il tema su una nuova
tela ancora più grande, ricominciando ad eseguire disegni per tutte
le figure e facendo nel 1899 un nuovo bozzetto dalle cromie calde e
intense a cui diede per titolo Il cammino dei lavoratori. Ancora una
volta alla rielaborazione pittorica il pittore accompagnò letture
sempre più attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un
novo cambio d’impostazione generale, sostituendo alla massa
indistinta di lavoratori una sequenza di uomini e qualche donna
disposti su più file a occupare tutta la scena.
A questa tela Pellizza lavorò incessantemente dal 1898 al 1901,
quando scelse di intitolarla Il Quarto stato. La radiografia del
dipinto in scala 1:1 – eseguita nell’ambito di complesse analisi a
cui il dipinto è stato sottoposto – evidenzia come l’impianto del
paesaggio di fondo e di buona parte delle figure fossero ancora
simili a quelli di Fiumana, ma che verso il 1900 il pittore mutò
progressivamente, mascherando l’architettura sul fondo e riducendo
il numero delle figure che con piglio sicuro avanzano verso il primo
piano in una calda luce solare. La tela è divenuta dunque il simbolo
della fiducia che il cammino di lavoratori avrebbe portato ad un
futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici
del secolo XX.
La mostra è accompagnata da un libro di approfondimento sul Quarto
Stato edito da Electa.
Giuseppe Pellizza da Volpedo e il Quarto Stato. Dieci anni di
ricerca appassionata
MUSEO DEL NOVECENTO
Milano - dal 14 novembre 2013 al 9 marzo 2014
Piazza Del Duomo (20122)
+39 0288444061
c.museo900@comune.milano.it
www.museodelnovecento.org
|