Recensione a cura di Gaetano Cristino
La figurazione fantastica e surreale di Antonio Lanotte.
La figurazione di Antonio Lanotte si muove nell’ambito di
quella pittura fantastica e surreale che pur prendendo le
distanze dalla riproposizione del reale “tale e quale”
tuttavia riesce, in maniera efficace e potente, ad esprimere
pensieri ed a riflettere proprio sul “reale”, ossia sulle
tragedie e le paure che assillano il mondo contemporaneo, da
quelle sociali a quelle individuali, facendo leva sulla
forza persuasiva e coinvolgente delle forme
dell’immaginazione, del sogno e del’ironia.
Il linguaggio pittorico di cui l’artista barlettano si
avvale per trasporre sulla tela i suoi racconti fantastici e
le sue meditazioni è quel melange optique, caro a Georges
Seurat e poi a Paul Signac, che consentì di raffinare e
portare fino in fondo le soluzioni date dagli impressionisti
al problema della luminosità cromatica.
Com'è è noto, l’eliminazione della cosiddetta sintesi
sottrattiva, che quasi spegneva i valori timbrici del
colore, fu ottenuta da Seurat mettendo in atto il principio
del ‘contrasto simultaneo’. Accostando tra loro colori
complementari o colori primari, attraverso la tecnica del
pointillisme, si riesce ad ottenere una maggiore luminosità
degli stessi o addirittura si riesce ad ottenere un colore
diverso proprio attraverso la mescolanza ottica anziché
quella dei pigmenti dei colori. Ovviamente la distanza
dell’osservatore dal dipinto ha un ruolo fondamentale in
questo processo ed anche la caratteristica della pennellata,
tonda o piatta, a puntini piccoli o più grandi, svolge un
ruolo, e questo rende in certo senso dinamica la
rappresentazione.
Questa tecnica consente a Lanotte di modulare gli effetti
cromatici a seconda delle esigenze espressive, delle
atmosfere e dei valori simbolici attibuiti alle sue
rappresentazioni, che vanno dal tragico all'ironica
castigazione di atteggiamenti mentali fino alla critica del
potere delle convezioni sociali più ipocrite. Per parlare
solo di alcune delle problematiche cui Lanotte dà voce nei
suoi dipinti, pensate a un quadro che l'artista ha
intitolato Chernobyl. E' un dipinto in cui sono i valori
formali e cromatici congiunti ad una originale e surreale
raffigurazione e aggregazione di elementi ad esplicitare non
solo il senso di quel che è avvenuto in Ucraina ma il
precipizio dell'olocausto nucleare su cui l'umanità è in
bilico. Un precipizio che contempla non tanto e non solo la
distruzione della natura, ma l'esistenza stessa del genere
umano, quasi che l'uomo, apprendista stregone, non riesca
più a dominare le forze immani che ha evocato con il
progresso scientifico. Sicché Lanotte dipinge un arcobaleno
la cui striscia rossa si frantuma, colando sulla terra quasi
pianto di sangue. La natura, la bellezza della natura è
violata, è violata la sua intima struttura, rappresentata
dall'arco cromatico dei colori dell'iride ravvisati dal
Sole, ma la sua ferita si riflette sulla vita umana: in
corrispondenza con l'arcobaleno un girotondo di bambini,
elegante con la danza di Matisse, viene infatti interrotto.
Sicuramente il riferimento è all'infanzia negata dei tanti
bambini colpiti dalle radiazioni in quella tragica
circostanza, ma le immagini hanno un più alto valore
simbolico che supera lo stesso avvenimento per farci
riflettere sui destini del mondo.
Le immagini surreali, inventate dalla fantasia creatrice
dell'artista, così rigorose nel loro impianto formale e
nitide nei colori, riescono così ad emozionarci e ci
costringono ad evocare interrogativi profondi. E che altro
ruolo può avere un artista se non parlare per metafore per
catturare la nostra attenzione?
A volte è il particolare che ci cattura, come nell'opera Ci
penso io (in realtà il titolo è in dialetto menighino, Ghe
penso mi). Un personaggio a tre quarti di figura tira i fili
di un siparietto di marionette. Non sa il presuntuoso che
anche lui è manovrato da un altro puparo. Dalle sue spalle
emergono, infatti fili che sono tirati dall'alto. Chi
manovra chi? E' l'eterno problema di libertà e del rispetto
per l'altro, che non può essere considerato nostra pedina ma
invece, compartecipe delle decisioni.
Altre tematiche sono quelle terribili dei migranti o del
velo che copre la realtà delle cose, ma quel che qui conta
dire è che Antonio Lanotte riesce, a volte anche con
citazioni colte, come quell'angelo con forbici che ricorda
l'eleganza e lo slancio della cavallerizza del Circo di
Seurat, riesce dicevo, a costruire situazioni fantastiche e
suggestive che si rivolgono a noi quasi come fossero rebus,
invitandoci a decifrarlo, a dipanarne i contenuti andando
oltre lo stupore per la bella forma e gli equilibri
cromatici. Gaetano Cristino
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Opere pittoriche di Antonio Lanotte
Ghe Pensi Mi (olio su tela
80x61)
Attenzione al Cane (olio su
tela 122 x 61)
Porta Marina - Dogana (olio
su tela 52x86) |