"Un'opera che deve essere
centellinata con cura e con amore per poterne avvertire gli
occulti e impalpabili aromi."
Gillo Dorfles ne
parla così... E ancora: "Quella particolare sottigliezza espressiva
e, al tempo stesso, sobrietà e riservatezza che sono tra le
caratteristiche del temperamento toscano non potevano far
difetto nell'opera di Antonio Papasso.
(..)Sin dai primi lavori più maturi - a partire dagli anni
settanta circa - l'artista ha seguito un cammino suo proprio
che sarebbe troppo semplice definire come "astratto"; ma che
indubbiamente ha scartato ogni retaggio figurativo del
passato, lasciando che fossero la materia, il colore, e
soprattutto il segno, a narrare una leggenda personalissima
e recondita.
Già a partire da una lunga serie di opere incisorie - nelle
quali è un maestro - era possibile avvertire la quasi
impalpabile volontà dell'artista di tracciare delle immagini
il cui equilibrio fosse basato su impercettibili differenze
di piani, di livelli, di chiaroscuri.
Così nella sua prima raccolta di stampe "genealogia" (1976),
che inizia l'uso dei Papiers Froissés, così in quella
dell'81 (Canta), così nelle successive "Re-spira", "Forma
Naturae", "Racconto" (dell'82 e 83). Ed è, infatti, a
proposito della pubblicazione di "Canta", che ebbi a
scrivere (e mi scuso per l'autocitazione, che peraltro può
valere da "chiave" anche per le opere successive): "Un disco
bianco, percorso da una sottile traccia sanguigna: due
losanghe irregolari che si confrontano; un foglio lacerato
su cui sono distesi minuti segni d'un alfabeto asemantico;
una figura ovoidale percorsa da brevi tracce su cui è
sovrapposto un minuto frammento di trina…sono tavole di
calibrata levità, di sofisticata esecuzione, dove ogni segno
si riallaccia al precedente, quasi a completare un discorso
appena iniziato…".
Attraverso la ripetizione - persino coatta - di alcuni
moduli grafici (figure ovoidali, punteggiature, rettangoli e
cerchi frammisti) che ne fanno immediatamente riconoscere la
paternità, distinguendoli nettamente da qualsiasi altra
opera, Papasso proseguiva così nel suo difficile cammino
solitario.
"Carte stropicciate" (Papiers Froissés): carta
velina utilizzata in molte composizioni, vuoi lasciandola
completamente bianca, vuoi con tenue nuances cromatiche con
le quali viene costruita un'immagine che è al tempo stesso
bi-e tridimensionale. La presenza di carte sovrapposte, dai
lembi increspati, che interrompono la superficie della carta
o della tela, unite alla presenza di forme disegnate con
sottilissimi tracciati pittorici e grafici, fa si che
l'opera in toto venga a presentarsi come una abbagliante
superficie candida, nella quale assumono un incredibile
rilievo le scarne forme disegnate, estroflesse, o
sovrapposte, sicché la qualità tipica del collage si allea
con la particolare icasticità che di solito è caratteristica
dell'incisione
Non è facile - anzi è persino gratuito - voler descrivere a
parole il "contenuto" di simili opere sempre al limite
dell'astrazione e che solo raramente denunciano una vaga
reminescenza naturalistica (ad esempio una sorta di
paesaggio marino) o un ricordo formale (certe figure
ovoidali).
Ma proprio questa difficoltà ermeneutica che mi sembra più
significativa per la definizione di quest'opera; come lo è
la sua assoluta lontananza dagli influssi di artisti passati
o contemporanei. Forse soltanto qualche lontano eco di certe
opere di Arakawa, di certe concrezioni materiche d'un Tapies,
di certe estenuate superfici di Fautrier o di Tobey,
potrebbe valere da pietra di paragone; ma di un paragone del
tutto improprio perché ognuno di questi artisti è privo di
quella assoluta "compostezza", di quella precisione rigorosa
ma al tempo stesso leggiadra, che costituisce una delle
costanti dell'opera di Papasso.
Un'opera, insomma, che è indubbiamente tutt'altro che
"facile", proprio perché priva di effetti marcati, di
violenti chiaroscuri, di sciabolate di colore: lontana,
dunque, tanto dal più recente espressionismo germanico,
quanto dalle truculente figurazioni della transavanguardia,
e ancor più dalla grossolana e massiccia scanditura delle
"strutture primarie" oggi nuovamente rivisitate.(..)"
-
Il testo completo della recensione critica di Gillo Dorfles
sul sito del maestro
Antonio Papasso
che mi permetto di invitarvi a
visitare per dar gioia ai vostri occhi e al vostro animo. |
“Large
oval"
”
Papier froissé
- cm 220x125 - 2003
Papier n.
20
Papier
froissé su carta Magnano (su faesite) - cm 150X70 - 2000
Papier n.
22
Papier
froissé su carta Magnano (su faesite) - diam. cm 100 - 2000
Per la
visione completa delle opere vi rimando alla Galleria dei
Papiers Froissés con oltre 200 lavori online:
http://www.papasso.net/WebSite/PapiersFroissés.htm |