Ho
"conosciuto" David Hamilton su una "bancarella del libro ad un euro".....è
stata una piacevole, inattesa scoperta. Sono stato colpito dalle sue foto,
dalla romantica magia delle luci e dei colori che in esse riesce ad
armonizzare in maniera veramente unica. Il sospetto che sia opera di filtri e
manipolazioni è legittimo... ma clamorosamente falso: David Hamilton non usa
assolutamente nulla di tutto ciò. "L'abilità tecnica? E se vi dicessi che non
ne ho affatto?" In effetti non ha neanche avuto la curiosità di sviluppare le
proprie fotografie e di ignorare il corretto uso dei filtri e degli
esposimetri. Le uniche abilità "tecniche" che si riconosce sono il senso della
luce e il gusto della composizione.
Dicono che David Hamilton incominciò ad usare la macchina fotografica nel 1969
, esattamente a seguito del suo incontro con la poesia. Non la "poesia" in
senso lato ma una in particolare: "Suzanne", la canzone di Léonard Cohen, che
lo colpì profondamente e intensamente, tanto da consentirgli di "tirare fuori"
tutto il suo talento nel campo della fotografia, sino allora celato in sé.
TWEN , importante rivista tedesca dell'epoca, pubblicò il suo primo lavoro: le
fotografie di Suzanne, racchiudevano tutte le qualità che, nel loro armonico
complesso, costituiscono la sensibilità artistica di Hamilton e che troviamo
nella luce sfumata e incerta dei suoi crepuscoli, la segreta penombra dei
tendaggi socchiusi, l'intimità, il riserbo, il pudore e, apparentemente in
contrasto, l'abbandono totale.
In molti hanno tentato di carpire il segreto delle sue fotografie, ma lui ha
sempre rivelato: "non c'è alcun segreto....solo la bellezza, l'innocenza, la
fragilità".
In effetti, il suo cosiddetto segreto, forse consiste nel profondo, quasi
ossessivo interesse per la "fanciulla adolescente", che è il simbolo perfetto
della bellezza allo stato puro, non ancora contaminata dal mondo degli adulti,
in cui tutti gli atteggiamenti perdono spontaneità.
Per le sue foto Hamilton non cerca generiche modelle, ma "innocenti e pudiche
senza alcun turbamento per la loro nudità". E vuole che esse non sappiano né
truccarsi né tanto meno posare e che abbiano "una maniera assolutamente
naturale di correre, di stirarsi o di accavallare le gambe". Per le ragazze deve essere quasi un gioco, perché non intravedano nel posare per un celebre
fotografo un secondo fine, una futuribile speculazione professionale.
Un'altro "segreto" è St. Tropez, il sole di quella latitudine, le spiagge,
l' habitat incantevole. E' così che prepara psicologicamente le sue modelle, in
un'atmosfera di fiducioso abbandono.
"Le lunghe colazioni sulla spiaggia, la vita in comune nella casa di
Ramatuelle semplificano molte difficoltà; sentendosi protette, le fanciulle si
abbandonano al fotografo, che si limita a cogliere i loro atteggiamenti
naturali..."