Tato,
all'anagrafe Guglielmo Sansoni, nacque a Bologna nel 1896 e
si spense a Roma nel 1974; è stato un artista futurista italiano tra
i protagonisti dell'aeropittura.
La sua adesione al movimento futurista avvenne nel 1920 con un gesto
eclatante: organizzò un finto funerale per far morire
Guglielmo Sansoni e farlo rinascere come Tato futurista.
Conobbe F.T. Marinetti a Bologna nel 1922, diventandone da
subito stretto amico. Nel 1929 assieme ad altri futuristi pubblicò
sulla Gazzetta del Popolo il Manifesto dell'Aeropittura e nel
settembre 1930 insieme a Marinetti organizzarono il primo concorso
fotografico nazionale, e fra quell'anno e quello successivo
proposero il Manifesto della fotografia futurista. Ha scritto
diversi saggi e libri, tra i quali si menziona l'autobiografia 'Tato
Raccontato da Tato' scritta nel 1941.
Ha
scritto Aurelio T. Prete in una pubblicazione del 1963 edita
da ERS Roma : " Sfogliando le innumeri pagine dedicate al movimento
futurista nelle enciclopedie, nei molteplici libri che trattano
dello scapigliato movimento italiano dell'ante e dopo guerra
1915-18, in riviste qualificate come in giornali, il nome di Tato
appare stagliato quale gemma che - seppur a volte in tono minore al
confronto dei maggiori artefici della corrente - possiede
indubbiamente la sua splendente e chiara luce.
Scatenato da quei geniali vulcani che furono Filippo Tomaso
Marinetti, Remo Chiti, Luciano Folgore, Paolo Buzzi, Aldo
Palazzeschi e tanti altri (chi non fu futurista in quell'epoca?
chi ancora - uomo d'ingegno come d'arte non restò attratto e
conquiso dal rivoluzionario evento?) il movimento ebbe
artefici principali anche degli scrittori-poeti-pittori quali in
primissimo piano Ardegno Soffici fino a Francesco
Cangiullo, ad artisti plastici che con Umberto Boccioni,
Giacomo Balla, Severini, ed i giovani Depero, Prampolini,
Dottori e Tato furono convinti e geniali assertori dell'idea
nuova. Ed il nome di Tato correva di bocca in bocca, varcando d'apprima
i confini regionali e poi quelli nazionali. Lo stesso volume 'Tato
racconTato da Tato' nella sua seppur girandola d'avvenimenti,
rappresenta una valida testimonianza a tutto) dette - per anni
fedelissimo - al futurismo.
Nell'arroventato clima del prima e dopo-guerra, nella decadenza
delle arti, nello stantio senso passatista che dominava pittura e
scultura, ogni geniale artefice non poteva restare sordo all'appello
scatenato da F.T. Marinetti attraverso i suoi ormai storici
manifesti. E non si sottovaluti questo italianissimo movimento
poiché esso sta a reazione contro un passatismo decadentista ed a
spinta verso un sagace e quanto mai utile aggiornamento delle arti
più ancora che della letteratura. E seguaci del futurismo si ebbero
in Germania, Francia, Russia, Giappone, ecc.
Gluglielmo Sansoni (Tato) aveva iniziato a dipingere sin
dall'adolescenza. Più tardi, durante la guerra del 15-18 s'incontrò
con Boccioni e prese maggiori contatti con le correnti allora alla
moda. Inutile qui ripetere il suo battesimo futurista, quel funerale
che mostra, con l'audacia, la spregiudicatezza dell'Artista. Inutile
ancora rifarsi ai lusinghieri giudizi di Marinetti (che lo ebbe
assai caro) ed alle glorie pittoriche futuriste che videro Tato
piazzato in un posto tra i primi sia per l'estro compositivo che per
la tecnica. Libero nella tematica, originale nella stesura, Tato è
oggi l'unico vessillifero superstite di quella corrente che -
impossibile negarlo - seppe dare un calcio al retrivo
post-ottocentismo per far nascere il novecento in prima e le
correnti tutte d'oggidì, poi.
E questo Maestro va considerato analiticamente sotto i diversi
aspetti del futurista del neo-impressionista dell'espressionista
del pittore di figura come di composizioni, di nature vive (come
giustamente usa chiamarle lui) e di paesaggi, ed in materia di
tecniche: di olio come di tempera, di sassopittura come di
ceramica, ecc...
Impossibile, quindi, inquadrare in questa od in quell'altra tendenza
Tato che, al di sopra d'ogni regola, resta un maestro
qualificatissimo ma inqualificabile, siccome pochi altri nostri
contemporanei. Dinanzi ad opere futuriste, di aeropittura
(peculiare vanto dell'Artista), di sassopittura, di scultura, di
tematica paesistica come di lavori sacri non si può negare di
trovarci dinanzi ad uno dei più significativi artisti dei nostri
giorni.
Accanto a Boccioni, Soffici, Balla Severini, Tato fu tra i più
giovani e portò con l'aeropittura una innovazione nel già
arditissimo campo.
Uomo d'azione oltre che di pensiero, fu tra i primi ad organizzare
manifestazioni futuriste dappertutto.
Poi venne il periodo di grande produttività. Furono gli anni dei
lavori di affresco (La Madonna dell'Aria, commissionata da Balbo del
Corriere Padano di Ferrara), quelli dell'aeroporto di Nicelli a
Venezia, ancora le decorazioni degli aeroporti di Siracura, di
Tripoli, di Guidonia, delle prefetture di Palermo, Trento,
Gorizia...
Oggi, accanto a quei lavori trovo quadri a soggetto sacri. Trattasi
di autentici capolavori e, credetemi, non son solito usare questa
parola, chè anzi...
Tato ha saputo fondere i valori estetici degli artisti della
Biccherna, per presentarci composizioni sacre nelle quali - tessere
preziosissime - s'alternano campiture fecenti quadro a sé, sulle
quali a volte campeggia un crocefisso in ceramica (ancora di sua
produzione) o di metallo. L'impostazione è bizantineggiante, eppure
quanta, quanta personalità dell'Artista è in queste opere che
bastano da sole a denudare le peculiari e molteplici sue doti.
I paesaggi, invece, (trattati con un'espressionismo colorito e ricco
di grafico) cantano una poesia tutta ancora particolare,
accostandosi (senza per nulla emulare, nè sottostar) a motivi cari
ad Utrillo come a Vlaminck, agli incisori germanici come ai recenti
nostri maggiori artefici della gravure. Ed in questi scorci
paesistici oltre al colore iridescente e talvolta tenuto e
trattenuto in chiave sommessa, s'alternano cavallucci, tendoni da
circo ecc... in un dinamismo in sempre più difficile velocità.
Questo è l'ultimo Tato. Colorito e tonale allo stesso tempo. Moderno
e composto. Tato che non ha raccolto echi più o meno alla moda, che
non è disceso nell'astratto, lui che sin dal 1922 con 'solitudini di
pietre' aveva insegnato che anche nell'oggetto più banale v'è una
poesia, quando questa viene scoperta e posta in essere dall'artista.
E le pietre di Tato erano descritte col pennello, non già disposte
sulla tela con la colla...!
Il mosaico delle virtù di Tato è stato da noi lealmente steso nel
rispetto della verità e della giusta pesa. Altri diranno ancora, chi
bene chi male, ma una cosa è da tenersi per sempre presente: Tato è
e sarà sempre considerato un Maestro poiché tale è chi crea,
sostiene, afferma, lascia attraverso l'indelebile contrassegno della
propria personalità. E questa , senza dubbio alcuno ha dimostrato
nelle opere di Guglielmo Sansoni sin dalla nascita delle stesse.
Ed abbiamo trattato del pittore come più volte abbiamo
ripetuto, poiché Tato scrittore e saggista occuperebbe
argomentazione a sé stante, data l'altrettanta mole di estrosa e
quanto mai sincera espressività."
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Ultimo
aggiornamento:
30-01-22
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