Artisti si nasce , pittori si diventa :
L' encausto
Letteralmente encausto significa
"bruciata dentro". Era in grande uso presso i greci ed i romani, uso che si
protrasse fino ai primi secoli dell'era cristiana. A poco a poco l'encausto
fu sostituito dalle tempere e dai colori oleo-resinosi.
Si trovano però anche più tardi sporadiche pitture su muro o miniate su
messali con colori a cera. Gli studi su ristabilimento di questa tecnica
pittorica ricominciarono nel Seicento.
I tre sistemi annoverati da Plinio e variamente interpretati poi da studiosi
e ad artisti erano:
1] Una pittura fatta con colori sodi impastata a cera, poco olio e resina
stesi e modellati col cestro (una specie di spatola dagli orli dentati come
la foglia betonica);
2] Una pittura su avorio lavorata con cestro o verricolo;
3] Infine una pittura eseguita col pennello e con colori a cera resi fluidi
col calore.
Gli antichi hanno conosciuto altri impasti non nominati da Plinio: quelli di
colore e cera diluiti con oli essenziali, e quelli con cera saponificata.
Secondo alcuni, la cera a caldo, raffreddandosi, si rinserra e conferisce
forza agli impasti e non resta suddivisa in bioccoli sottili come nelle
emulsioni o soluzioni a freddo: queste, ben fissate col calore e verniciate
con vernice calda e cera e nuovamente fissate a caldo, perdono in parte la
loro fragilità.
Il vero encausto, quello cioè a caldo, è una pittura chiara, stabile,
smagliante : si possono usare tutti i colori considerati fragili come quelli
vegetali perché la cera sembra proteggerli. Gli altri sistemi a freddo e le
saponificazioni sono più facili da usare e permettono fattura più varia e
celere, sono però guastati facilmente dall'umidità.
Per l'encausto a caldo sono da preferirsi i pennelli di setola: per quelli a
freddo e per le saponificazioni quelli di puzzola.
Fondi e preparazioni
A encausto si può dipingere su tela (preparata a gesso), su tavola (con o
senza preparazione gessosa), su cartone, su masonite.
Le emulsioni contenente olio ed olii essenziali possono essere usate anche
su preparazioni a gesso e ad olio. Per le ricette di encausti piuttosto
vitrei per la presenza di resine è meglio usare legno o masonite spalmati
con uno strato di gesso sottilissimo.
Per imbiancare la cera
Con il metodo di Desaint bisogna sciogliere la cera a caldo aggiungendo 20
grammi di nitrato di soda in circa 3,5 kg di cera e 49 grammi di acido
solforico diluito in dieci volte il suo volume di acqua. Si mescola
accuratamente sempre tenendo al caldo la cera. Si lascia riposare qualche
minuto e si aggiunge acqua bollente, poi si lasca raffreddare. Si lava
infine ripetutamente per togliere ogni traccia di acido che farebbe
ingiallire la cera.
Con il metodo di Churc si scioglie la cera alla temperatura più bassa
possibile e la si versa a poco a poco in acqua fredda satura di allume,
agitando continuamente il liquido. La cera è così convertita in granellini;
la si stende poi su tele al sole e alla rugiada. Si può anche trattarla con
una soluzione debole di acido cromico o di acqua ossigenata lavando poi la
cera e fondendola di nuovo: il punto di fusione della cera è migliorato da
questo trattamento.
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Ultimo
aggiornamento:
13-02-21
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