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Dalla omologazione sperduta, anonima e sofferente, segno di una dispersione dell’identità umana vagante per strada, senza meta, in attesa di essere colta da un cambiamento dietro l’angolo, Sambiasi ci presenta uno sviluppo interessante della propria arte pittorica. Un cambiamento appunto, che ci fa considerare un uomo nuovo desideroso di essere considerato soggetto e non oggetto.
E’ la ricerca dell’uomo post moderno schiacciato dal peso della incomunicabilità personale e comunitaria, paradosso di una società tecnologicamente ipercomunicativa, che non lascia respirare le coscienze.
D’altra parte il linguaggio dominante dei mass media è il linguaggio della persuasione, accuratamente scelto dal marketing pubblicitario fino a cambiare l’identità delle persone in consumatori, oggetto e non soggetto della loro stessa esistenza. Sambiasi propone una rappresentazione della gente sospesa, senza prospettiva pittorica, con le ombre del peregrinare che si mantengono vive, sospettose, incerte, dubbiose della quotidianità. Dubbiose anche della luce che appare improvvisa oltre la strada, ampliando orizzonti nuovi e sconosciuti ricchi di interrogativi.
Ed é il colore a dare una mano alla gente di Sambiasi in questa nuova dimensione oltre il caos. Il colore che abbandona grigiori insignificanti e muti per quanto urlanti di dolore. Il colore che sembra segnare la nuova via, sembra illuminare il percorso verso la relazione più intima tra le persone appunto. Persino i volti cominciano a delinearsi, ad annunciare la possibile espressione di un sentimento, una preghiera, un pensiero. Giusto per ricordarci che l’uomo è relazione.
Dino Sambiasi nasce a Brindisi nel 1968 dove vive e lavora. Il suo percorso artistico comincia nei primi anni Novanta. Vincitore di numerosi premi viene subito invitato a partecipare a importati mostre, rassegne e fiere nazionali ed internazionali. Numerose sono le opere che fanno parte di collezione pubbliche e private. La sua particolare tecnica pittorica rientra nella ricerca del materiale di utilizzo quotidiano, quali carta, giornali, sacchetti di juta, etc. riutilizzati e miscelati con sapienza per creare un caleidoscopio di soggetti e contesti urbani, di sagome umane e di paesaggi metropolitani. Una pittura minimale ed estetica, asciutta ed evocativa, un'arte applicata e reinterpretata che richiama la forza del colore.
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