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«Dopo alcune mostre mirate a porre in risalto singoli aspetti di Kandinskij, l’obiettivo di questo progetto è di aiutare a cogliere l’arco unitario del percorso dell’artista», anticipano i curatori. Ciò avverrà «individuandone le costanti che, dai primi anni del Novecento sino alla fine, innervano il suo modo personalissimo di dipingere: la ricerca di un’autenticità interiore, la volontà di creare un mondo visivo nuovo e libero, il riferimento alla musica, l’irrazionalismo spiritualistico e il legame con l’arte popolare russa e soprattutto con le espressioni creative dei popoli della Siberia, le cui tracce agiscono alla stregua di un fil rouge. La componente musicale e quella etnografica rivelano una comune radice spiritualistica».
Il tutto mentre, via via, si assiste al prender vita del graduale
passaggio dalla figurazione all’astrazione, che si impone come
chiave di volta di una delle rivoluzioni più radicali della pittura
della prima metà del XX secolo. Come questa mostra evidenzia, il fascino di Kandinskij sta anche nella sua imprendibilità, nello sfuggire a spiegazioni del tutto razionali. E l’obiettivo dell’esposizione pensata per il Roverella è di analizzare il costante mutare ed evolvere della sua arte evocativa e visionaria, anzitutto nel passaggio fondamentale dalla figurazione all’astrattismo, nella dialettica tra libertà espressiva e princìpi ordinatori.
Già l’elenco delle sezioni della grande mostra rodigina mette in
chiaro la volontà dei curatori di analizzare con taglio originale la
vicenda Kandinskij. Si prende avvio dagli esordi dell’artista, a
Monaco di Baviera, per approfondire poi il suo approdo a Murnau e la
scoperta dello “spirituale nell’arte”, per sfociare quindi nel
magico momento del “Cavaliere azzurro” e della conquista
dell’astrattismo (1911-1914). Poi il ritorno in Russia (1914-1921) e
l’esperienza al Bauhaus (1922-1933), sino agli ultimi anni del
Maestro in terra di Francia. Ovvero un percorso puntuale che entra
nel vivo di tutti i momenti creativi della vicenda di Kandinskij,
documentandola in mostra attraverso una sequenza di opere che, di
questa qualità, difficilmente si sono potute ammirare in una mostra
italiana su di lui. Opere concesse da musei russi, innanzitutto, ma
anche da numerose istituzioni europee.
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