Il disegno non è mai concepito dall'artista come fase preparatoria
per la realizzazione di un dipinto, ma come opera autonoma: in
questo senso, è significativo considerare che quasi la metà della
sua vasta produzione – che comprende circa 9.000 opere – sia
costituita da disegni. Abile e versatile disegnatore fin dai suoi
esordi, Klee nutre un particolare interesse per la qualità della
linea nelle opere d’arte preistorica e nei disegni infantili, di cui
apprezza la spontaneità, l’autenticità e la riduzione delle forme.
La linea viene da lui impiegata in tutte le forme possibili: come
riga dritta, a zig-zag, verticale, orizzontale, per disegnare
circonferenze, frecce, numeri, lettere, segni e simboli, creando
opere grafiche dalla connotazione spesso ironica e umoristica, che a
tratti sfiora il sarcasmo, ma che a volte si colora di una sfumatura
più drammatica. Inoltre, la linea occupa una posizione chiave anche
negli scritti teorici di Klee e rappresenta un elemento ricorrente
nelle sue lezioni al Bauhaus di Weimar e Dessau, dove insegna per
dieci anni.
La mostra è allestita in uno spazio raccolto per permettere un
dialogo ravvicinato tra le opere e riflettere il rapporto
privilegiato che una collezione privata consente di avere con esse.
Il percorso è ritmato secondo sette sezioni che esplorano temi
ricorrenti nell’opera di Klee e momenti chiave della sua traiettoria
artistica: il confronto tra natura e architettura, la figura umana e
il mondo animale, gli anni d'insegnamento al Bauhaus, il rapporto
con le arti performative, fino a toccare il tema della malattia in
relazione alla produzione dell’ultimo periodo (1935-1940). Una
speciale sezione è dedicata a edizioni d’epoca di libri illustrati
da Klee, cataloghi di esposizioni, monografie e un raro esemplare
completo del portfolio Meistermappe des Staatlichen Bauhauses del
1923.
Il percorso espositivo
La prima sezione della mostra è dedicata al rapporto con la natura,
importante fonte di ispirazione per l’artista nel processo creativo:
come la natura infatti, anche l’artista dà vita alle proprie opere
grazie ad un impulso vitale che guida il susseguirsi delle fasi di
genesi, crescita e proliferazione degli aspetti formali che
caratterizzano l’opera stessa. Klee disegna e dipinge senza avere in
mente a priori il soggetto o la scena che vorrebbe rappresentare
che, al contrario, scaturiscono spontaneamente per mezzo di segni,
fino ad assumere forme che trovavano somiglianze con elementi
presenti nella realtà, siano essi organici o inorganici.
Nella sezione successiva dedicata al periodo fra le due guerre e
agli anni del Bauhaus spicca l’opera L'altra stanza dei fantasmi
(nuova versione) del 1925. In questa composizione Klee combina
abilmente l'uso della prospettiva centrale e un'atmosfera di
ispirazione dechirichiana, dando vita a una visione che oscilla tra
suggestioni cubiste e metafisiche. Prima opera di Klee acquistata da
Jorge Helft nel 1970, occupa un posto speciale nella collezione.
Viene esposta nel 1925 alla Galerie Vavin-Raspail a Parigi,
occasione in cui gli acquerelli di Klee sono presentati per la prima
volta al pubblico francese.
Il percorso prosegue con due sezioni dedicate all’esplorazione della
figura umana e del mondo animale e alle suggestioni narrative che
contraddistinguono molte delle opere in mostra. Le figure di Klee
sono spesso delineate in maniera sintetica, pochi tratti bastano a
suggerire un’espressione o un atteggiamento. Al tempo stesso quando
nelle sue composizioni essenziali compaiono più personaggi,
l’artista riesce a sempre stabilire una relazione dinamica e
intrigante fra loro. Attento osservatore dell’agire umano,
particolarmente interessato ad esplorare nella sua opera le
interazioni sociali, Klee si diverte a creare scene dalle
connotazioni drammatiche e caricaturali dove spesso sono proprio gli
animali ad adottare comportamenti che fungono da specchio a
contraddizioni e virtù dell’uomo.
La solida formazione musicale di Klee – figlio del professore di
musica Hans Klee e della cantante Ida Frick e a sua volta eccellente
violinista – emerge sia nella struttura delle sue opere sia nella
scelta dei soggetti. Klee si ispira a tipologie caratteristiche
della scrittura musicale quali la variazione, la fuga e la polifonia
per elaborare opere contraddistinte da un’estrema armonia formale.
Nella sezione dedicata al rapporto tra Klee e le arti performative,
diversi lavori riflettono il grande interesse dell'artista per il
teatro e per i personaggi comici e del circo, in cui egli
identificava metafore dei comportamenti umani, talvolta
riconducibili a esperienze personali.
L’ultima sezione della mostra è dedicata ai lavori dell'ultimo
periodo che si caratterizzano per la rapidità del tratto, la
riduzione delle forme e l’impiego di una matericità quasi tattile,
resa attraverso l’uso di colori a colla d’amido molto spessa, che fa
sembrare le sue opere dipinte direttamente con le dita, come accade
nel verso di Stahl den viertel Mond. Nonostante siano segnati dalla
malattia, gli ultimi anni di Klee costituiscono un momento
estremamente produttivo. Sono qui presentate opere su cui “la morte
getta la sua ombra”, come ricordato da Juan Manuel Bonet nel
suo saggio pubblicato in catalogo: il progredire di una malattia
incurabile stava infatti trasformando progressivamente il corpo
dell'artista, che si rappresenta letteralmente “a pezzi” nel disegno
Unterbrochene Metamorphose del 1939.
Una speciale sezione della mostra è dedicata a pubblicazioni d’epoca
che gli Helft, appassionati bibliofili, hanno raccolto negli anni.
Si tratta di edizioni rare e preziose, che documentano gli sviluppi
artistici e letterari promossi dalle avanguardie del primo
Novecento. Tra queste è esposto anche un esemplare eccezionalmente
completo del portfolio Meistermappe des Staatlichen Bauhauses, che
contiene, tra le altre, una litografia di Vasilij Kandinskij
e una composizione costruttivista di László Moholy-Nagy.
Il catalogo
In occasione della mostra viene pubblicato il catalogo “Paul Klee.
La collezione Sylvie e Jorge Helft” disponibile in italiano, inglese
e tedesco. Oltre alle riproduzioni a colori di tutte le opere
esposte, il catalogo include un’intervista ai collezionisti
realizzata da Tobia Bezzola, direttore del MASI Lugano e
testi di Juan Manuel Bonet, Francisco Jarauta e Achim Moeller.
Paul Klee - La collezione
Sylvie e Jorge Helft
a cura di Francesca Bernasconi e Arianna Quaglio
4 settembre 2022 – 8 gennaio 2023
Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano
Piazza Bernardino Luini 6
CH – 6900 Lugano
masilugano.ch
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MASI Lugano
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Ultimo
aggiornamento:
02-09-22
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