"Trame e intrecci, sentieri e crittografie. Si ha l’impressione di aver trovato una mappa o un suo frammento, una misteriosa indicazione, traccia di una strada da percorrere o di un varco da tentare. Il segno affonda in mondi ancestrali, di cui lascia apparire costellazioni di senso percorribili in molteplici e molteplici modi. Ordini che si riscrivono nell’interpretazione e che le vibrazioni dell’emozione sovvertono, inesauribili. E i caratteri svelano così la loro natura ancipite: grafie personalissime, ma anche simboli con una vocazione all’universalità. Differenze e increspature del singolo punto di vista che diventano apparizioni di una verità capace di svelare fratellanze e corrispondenze del sentire. I diversi caratteri dismettono la loro peculiare origine – l’abito onirico, psicologico o intimamente proprio con cui ci avevano interrogato di primo acchito – e offrono la possibilità a chi si lascia coinvolgere di un riconoscimento, un risuonare comune. Ci sovviene quella volta in cui eravamo bambini e quella forma ci ha raccontato una storia; riemerge un pensiero che era stato anche nostro; la sensazione di un sogno che aveva intonato una nostra giornata.
Anna Ronchetti ci invita in una zona franca, un universo puntellato di stelle e di soli; nelle sfrangiature della stoffa richiama il nostro legame alla terra e alla materia; mette il colore in musica; gioca lettere come enigmi da percorrere in sensi contrari all’abitudine e, lasciando affiorare dall’acquarello simboli, spinge la nostra intuizione al fondo dell’essere. A toccare l’origine che precede il linguaggio e le sue strutture, il punto in cui il pensiero è ancora avvinto al sentimento e la comprensione non ha la forma di un discorso, ma è palpito di vita. Non a caso la fruizione è sinestetica: la linea è melodia, la lettera è colore, il colore evocazione.
Per Roberto Rigano il carattere è materia in metamorfosi e il segno si anima senza regole in infiniti mondi. Non conta la narrazione e il dispiegamento delle possibilità, ma la loro contrazione ironica in forme allusive che mescolano l’intuizione dei futuri sviluppi ai tasselli della memoria; la parola è decostruita, si fa suono e onomatopea, sistema insieme decorativo ed espressivo, dove non si percepisce più l’alto e il basso, il verso e la distanza, la profondità e la superficie. I codici fluttuano liberi dimenticando la loro struttura in arditi intrecci e il significante rivendica la sua indipendenza dal significato a suggerire – amore del paradosso – sia l’arbitrarietà totale dei nostri segni sia la loro naturale provenienza dal nostro modo di stare al mondo e il legame indissolubile con la nostra umana realtà. Anche Laura Peterlongo non teme la soglia che tutti gli ordini sovverte e accetta la sfida dell’indefinito e delle sue suggestioni potenti e destabilizzanti. I caratteri si mescolano a forme di sogno e conferiscono profondità all’immagine, suggerendo uno sfondamento della tela e una spazialità analoga a quella fisica, in cui siamo immersi. Per contro l’intonazione è metafisica: lirica sospensione, fusioni impalpabili, tracce, stratificazioni e riscritture oniriche e simboliche.
Franco Duranti procede per suggestioni visive, attraverso soluzioni grafiche allusive e movimentate come gli eventi che cerca di far apparire o, addirittura, che fa accadere. La percezione diventa comprensione e viceversa, il globale si annuncia nel particolare, l’analisi è colta nell’abbraccio sintetico che tronca il fluire sequenziale del tempo. C’è un’attrazione per il gioco e il travestimento, per la metamorfosi e la possibilità di rappresentare in modi, diversi e contraddittori, la nostra realtà.
Le “chiavi” usate sono molteplici: lettere, colori, forme ataviche e simboliche. I caratteri – ambiguamente intesi come segni e come disposizioni individuali – vivono di supporti differenti: carta, stoffa, filo, trama, pura evocazione intuitiva. Testimonianza della passione di questi artisti per il potere del segno di trasferire un complesso di messaggi e riferimenti associativi pressoché infiniti e, insieme, di farsi simboli. Una svolta del respiro e un’oscillazione del pensiero che tutti possiamo afferrare per un istante, fortuitamente, come dono gratuito e inaspettato." Testo critico di Vera Maria Carminati
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