Gallerie selezionate, stand più raccolti, eleganti superfici espositive dedicate a progetti curatoriali. KunStart serra le fila e si accinge a presentarsi dal 5 al 7 marzo con una veste più vicina al concetto di mostra che non a quello di mercato. Un premoi finalizzato alla scoperta dei migliori talenti (finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano), una project room ("intersections") volta a porre in dialogo artisti affermati e nuove leve (setacciate di concerto con i musei locali), una vocazione internazionale più meditata (testimoniata da un focus sul Giappone che unisce diverse gallerie di Tokyo ad altre italiane che ne seguono arte e mercato), un radicamento più forte sul territorio (che, a differenza di altri, pare esibire un potenziale ancora intatto), ma anche originali incentivi a non dimenticare che una fiera rimane soprattutto un mercato (come l'iniziativa "sold out", finanziata dal Gruppo Itas, che estraendo a sorte un'opera da 5.000 euro stimolerà la curiosità del pubblico a scovare il migliore affare). Il tutto parte dalla consapevolezza che, proprio in tempi bui, la struttura apertura di eventi come le fiere d'arte possa rivelarsi più adatta di altre, come le esclusive transazioni delle case d'asta, a sopravvivere, a reinventarsi e a dare rilevanza al lavoro degli artisti contemporanei. Perché è noto: la crisi incombe, tutto si è fermato. È finita la sbronza delle aste milionarie trasformate in party, dove i collezionisti facevano a gara a chi spendeva di più e più velocemente. Eppure, proprio da questa crisi, può emergere una nuova generazione di artisti insospettabili, pronti a rianimare mercanti in apnea e collezionisti in crisi di astinenza. O di gallerie che tornano a fare vera ricerca. Perché quando il telefono piange e il collezionista latita, critici e galleristi, anziché frequentare cene e feste, tornano a rovistare negli studi degli artisti, che più sconosciuti sono meglio è. Accadde già alla fine degli anni ottanta: il crollo, poi la rinascita. Molti dei nomi diventati familiari in questi anni scompariranno dal radar dell'arte contemporanea, mentre altri, snobbati perché non abbastanza chiacchierati, si rafforzeranno. E anche questa volta la crisi agirà come una cartina di tornasole, aiutando a capire cosa è una bufala e cosa no. La pragmatica fiera altoatesina sa bene che si tratterà di una maratona, non di una corsa sui cento metri. Anche per questo altri progetti (come la sezione "very contemporary") sono stati rinviati al prossimo anno. Perché l'importante è restare costanti, senza rischiare il fiato corto. L'obiettivo più vicino è quello di riuscire ad andare lontano. (www.seroxcult.com)
Molti gli eventi collaterali attravesro un fitto dialogo col mondo del design, della comunicazione e dell’industria. La sfida tra gli espositori va in scena con il premio The Glocal Rookie of the Year, in cui ogni galleria presenta un proprio giovane candidato, under 35, che esprima la sua creatività attraverso tematiche locali, in cui l’elemento locale trova nuova determinazione nel contesto globale. Il tutto in un contesto culturale ed economico la cui solidità suscita invidie non solo in campo nazionale. Un orizzonte ampio e ancora da esplorare, al centro del quale KunStart si propone come catalizzatore di idee, di collaborazioni e di risultati. Offrendo strumenti innovativi a 360°, dai contenuti alla logistica, all'organizzazione: pensati non per riproporre una fiera del visto e rivisto, ma per realizzare un appuntamento originale e una tappa da non perdere per chiunque, nell'arte, intenda esprimere molto più che un ruolo da comparsa.
Nell'immagine: Nero, "Quando qualcuno mi studierà ovvero Non sono altro che la pelle che indosso". Legno, pellicce riciclate ritagliate e cucite a mano, elastico sintetico, piedini di gomma, cm 123 x 197 x 106. Courtesy Galleria De Faveri, Feltre (BL) - KunStart 2010, "intersections".
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