La mostra presenta opere che, come racconta lo stesso Liberatore, sono «ottenute per interazione, per stratificazione, per strappi di fragili reperti estratti dalla memoria che si articolano intorno alla riflessione sul tempo e sulla “ricerca di una spiritualità più ampia per il nostro lacerato presente”. Reperti che restituiscono altri significati al mio percorso espressivo come “arte della crisi/crisi dell’uomo”. “Confeziono” opere ricche di narrazione e sorprese metaforiche, che consentono la lettura del rapporto fra la soggettività, la storia, il tempo. Dalla stratificazione di stoffe, merletti, carte, dalla materia slabbrata e tra pastosità cromatiche di pigmenti, emergono segni, reperti, scritture, sindoni, “ sembianze di donne e madonne, sante e regine”, icone minimali avvolte da garze e veli, che rendono le opere enigmatiche, impalpabili e introspettive e che solo la memoria può custodire ben oltre lo scorrere del tempo».
Santa Fizzarotti Selvaggi, critico d’arte, scrive di lui in catalogo: «Nicola Liberatore ritrova l’antica dignità della parola pittorica ponendo in scena il senso del mistero che accompagna la storia dell’umanità. La questione delle origini ritrova le sue radici nel percorso di questo sentiero. Nella notte dei tempi forse l'emozione divenne gesto, il gesto si tramutò in suono, il suono si trasformò in parola e musica. Nacque il segno che generò la scrittura. I graffiti sulle pareti delle grotte di Altamira o Porto Badisco, come in altri luoghi del nostro pianeta, sono la rappresentazione del desiderio di lasciare traccia di sé nel mondo. Noi pensiamo per immagini che volta per volta si fanno linguaggio condivisibile delle arti. Ritrovare la memoria, in questo caso, significa riscoprire quella terra lontana, tutto ciò che è stato, le prime sensazioni, le prime percezioni di una realtà Altra i cui confini sono sfuggenti e indefinibili. Non a caso Nicola Liberatore afferma che ci restituisce attraverso le sue Opere: “fragili reperti estratti dalla memoria che si articolano intorno alla riflessione sul tempo e sulla “ricerca di una spiritualità più ampia per il nostro lacerato presente”.
Nicola Liberatore, nato a S. Marco in Lamis, sul Gargano, vive e lavora a Foggia. Negli anni ’70 frequenta l’Accademia di Belle Arti e si abilita all’insegnamento in Disegno e Storia dell’Arte; dal 1984 è tra gli artisti del Laboratorio Artivisive di Foggia e collabora alle iniziative di Spazio55 -arte contemporanea- di Foggia. La sua attività espositiva, iniziata nel 1979 e sviluppatasi attraverso itinerari svolti da Nord a Sud, ha fatto sì che la sua arte fosse conosciuta in tutto il territorio nazionale, riscuotendo un costante e crescente apprezzamento da parte della critica più raffinata. Numerose sono le sue opere che figurano in musei e collezioni pubbliche e private.
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