A Palazzo Reale di Milano, dal 22 settembre al 30 gennaio, una mostra che analizza il rapporto del grande artista spagnolo con il paesaggio, il sogno e il desiderio, attraverso una cinquantina di opere selezionate da Oscar Tusquets Blanca, grande amico e collaboratore di Dalì. |
Dopo più di cinquant'anni - è del 1954 l'ultima mostra - torna a Milano il genio di Dalí: in esposizione il rapporto dell’artista con il paesaggio, il sogno e il desiderio attraverso una cinquantina di opere; l’allestimento, curato da Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Dalí, prevede anche la visione del cortometraggio Destino realizzato dal maestro del Surrealismo tra il 1945 e il 1946, in collaborazione con Walt Disney, e completato soltanto nel 2003. un’opera unica del suo genere, mai proiettata in Italia, della quale verranno esposti anche alcuni disegni originali creati durante la fase di progettazione.
Genio indiscusso del Surrealismo e personaggio dal fascino inesauribile, Salvador Dalì è stato uno dei più straordinari artisti del XIX secolo. Antesignano del concetto di ‘look’, ha avuto uno spiccato gusto per i travestimenti. Ha costruito una vita destinata a essere vista e raccontata. Prima di Warhol, egli ha capito i meccanismi della cultura di massa, trasformandosi in “attore”, con baffi a manubrio ritoccati con la matita. Dalí ha saputo unire regioni lontane: Il dandismo con il glamour, sfere alte e territori bassi. Si è confrontato con la psicoanalisi e si è sbizzarrito nell’universo luccicante delle rock star. Ha frequentato attori e cantanti, passando da Breton a Walt Disney, da Cocteau ad Amanda Lear. Istrione, che ha fatto del proprio corpo un veicolo di promozione, abile nel disorientare, nel superare confini e barriere. Erede della tradizione dannunziana dell’artista romantico e stravagante. Identità lontane, che si uniscono in uno sfrenato gusto per l’esagerato.
Salvador Dalì non rientra fra gli artisti da me amati (troppi i miei pregiudizi politici nei suoi confronti), ciò nonostante non posso che riportare una frase - che condivido- scritta da George Orwell in un suo saggio, sul genio Dalì: «Bisognerebbe essere capaci di tenere presente che Dalí è contemporaneamente un grande artista ed un disgustoso essere umano. Una cosa non esclude l'altra né, in alcun modo, la influenza.»..... ed io, vivaddio, ho questa capacità.
La mostra è da vedere........potrebbero passare altri cinquant'anni prima di rivederla.
Alcune fra le opere in esposizione (fra le quali "Gli orologi molli: la persistenza della memoria" - a destra- 1931, olio su tela, 24.1x33 cm. Museum of modern Art, New York.
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