“Un fondamentale dettato didattico degli antichi maestri afferma che l’allievo sia da considerarsi un “fuoco da accendere” più che un “vaso da riempire”, e Vito Cotugno, alimentando quel fuoco, ha voluto percorrere anche dopo gli studi accademici e le esperienze didattiche (ha insegnato nelle Accademie di Belle Arti di Bari, Venezia, Roma, Catanzaro ed ora di Foggia), strade e forme linguistiche maggiormente aderenti alla propria sensibilità ed al bisogno di chiarezza e comunicabilità che sempre più ha avvertito urgenti.
Il confronto tra l’opera dei maestri e le esperienze contemporanee, che pur interessandolo non riuscivano più a soddisfare il suo desiderio di pienezza espressiva e di dialogo chiaro, lo ha spinto sempre più ad accostarsi alle proposte avanzate tra gli anni ’80 e ’90 da un gruppo nutrito di artisti che, sulla scena italiana ma anche internazionale, ha affermato la necessità di recuperare le tecniche tradizionali. Importante l’apporto americano del movimento del “Realism Revisited” e della “The New York Accademy of Arts” nonché delle diverse esperienze dei gruppi italiani dagli “Anacronisti” ai pittori “della “Nuova Maniera”. Così Cotugno ha ripreso con umiltà e caparbietà ad indagare attraverso la pratica del disegno, gli spazi, le tensioni, le fantasie , ed anche le allucinazioni ed i turbamenti, degli antichi maestri che ha riconosciuto più vitali di tanti artisti viventi.
Anche la vasta area della mitologia lo ha affascinato e, con il sostegno di numerose letture di testi classici, gli ha fornito pretesti pittorici. Una operazione “colta” dunque, alla base del suo operare, ma non asfittica né limitante, perché integre e definite sono sempre state l’autonomia creativa e la libertà fantastica.
I dipinti, i disegni, le incisioni che Cotugno presenta in questa personale, sono il risultato degli appassionati studi condotti in questi anni e che hanno motivato, alimentato, sostenuto, la sua caparbia solitudine. Solitudine, non isolamento, riappropriazione, non archeologismo, rivisitazione metastorica dei linguaggi, non pedissequa e anacronistica assuefazione, confronto vitale con il passato nella consapevole partecipazione alle ragioni del presente.” Riflessione critica di Mario Colonna
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