"Se, come dice Rosalind Krauss, nel suo ultimo e lucido saggio, l' abbandono della specificità del 'medium' segna oggi la vera e fatale morte dell' arte, Maria Grazia Pontorno sembra accogliere il monito e procedere al contrario verso una sua duratura conservazione. La ricerca dell' artista siciliana, ora di casa tra Roma e New York, inizia infatti da un consapevole utilizzo di tecnologie sofisticate, non trattate alla stregua di semplici supporti ma assunte quali veicolo di precise scelte estetico- formali. E così video in 3D, quadri tecnologici, elaborazioni digitali, sfuggite al pericolo di palesarsi come meri effetti speciali, diventano materia di produttive occasioni esegetiche.
Un incantesimo già eloquentemente manifestatosi nel progetto 'Roots', dedicato a Central Park e ad una natura che, a dispetto della sua concretezza, complice appunto la tecnologia, è in grado di farsi immateriale e onirica visione, con piante che si spogliano e si rivestono di rami e foglie o alberi che lasciano definitivamente la terra per innalzarsi in ardite e antigravitazionali traiettorie celesti.
'Volincielo' è, invece, un progetto da camera in due movimenti, come una sonatina fatta da un esordio che accenna allo sviluppo del tema e un tempo finale che lo ricapitola e lo espone in seducente varianti. Due i linguaggi, uno più tangibile, i tondi di raffinata porcellana, l' altro impalpabile, affidato ad un video. Il soggetto è lo stesso, uno stormo, seguito dalla sua epifania, quando sagome nere raccolte in moltitudini migrano verso vitali obiettivi, fino al loro dissiparsi in segni, in astratte e puntiformi grafie destinate all? inconsistenza di un pulviscolo e ormai incuranti di qualsivoglia progetto di sopravvivenza della specie.
Sono trattenute in piccoli tondi di cinerea tonalità, vago ricordo di un cielo riempito e reso astratto dalla saturazione luminosa, contrappuntano lo spazio in una elegante sequenza modulare, come un orizzonte che disciplina il cielo dalla terra. Nella seconda stanza, tutto si ripete, gli stormi da blocchi compatti si disperdono in rarefatte impronte, ma si animano in un video dove il tempo ha un incedere compatto, dove ogni cosa è pervicacemente programmata per la sua ripetizione, come, del resto, l?andamento circolare, antinarrativo del loop . E allora a scandirne l' inesorabile avanzamento, ci sono i cicli stagionali o diurni, segmenti di tempo introdotti dal cambiamento del colore di fondo, dagli algidi toni dell' alba e dell' inverno o dalle calde nuances del giorno maturo e dell' estate, da godersi nel più religioso silenzio. Aiuta la proiezione circoscritta, un' immagine di formato ridotto che reclama un raccolto e solenne approccio." - Marilena Di Tursi
Mariagrazia Pontorno (Catania, 5 luglio 1978) vive e lavora a Roma. Insegna Multimedia e Installazioni all?Accademia di Belle Arti di Frosinone.
Oltre a numerose collettive in Italia e all' estero, l' artista ha all' attivo anche diverse personali, tra cui:
Alice Hair Deflector (Monitor 2004 - Roma); Il giardino di Maresa (MLAC 2007 - Roma); Matera 2019, una porta sulla città (Matera 2009); Scaffoldings (HSF, 2009 - New York); Lithium_1/Roots (Not Gallery, 2011 - Napoli).
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