Paolo
Caponi, Arezzo [1943] - Le fotografie di Paolo Caponi disvelano
luoghi ideali, aprono spazi del possibile, carichi d'allusività.
Luoghi che affondano le loro radici in un'identità capace di
riaffiorare come immagine e memoria. È per di più l'immagine stessa
che, contenendo il proprio perdurare (e dunque la propria verità),
permette a quei luoghi l'uscita, il varco che li traduce oltre la
frontiera, facendoli giungere qua dove noi, gli osservatori, siamo
collocati. Lo sguardo visionario di Caponi annuncia che il mondo
reale, l'essere delle cose e il tempo storico sono profondamente
sospesi, come in un punto d'oscillazione, tra questo nostro spazio
concretamente, propriamente umano e quella sua intercettata
dimensione metafisica.
André
Vranken, Maestricht [1961] - Il lavoro dello scultore André
Vranken sembra restituire il senso della scultura classica. Tanto la
tecnica quanto la materia di cui l'artista si serve riconducono
all’origine di questa relazione. Siamo di fronte a un'arte che
condensa e raggiunge il proprio punto di massima tensione creativa
nella rappresentazione della forma umana, e prevalentemente in
quella del torso femminile. Le opere di Vranken non riplasmano
questa figura nell'interezza, nella completezza che le è propria: le
statue, infatti, sono prive di testa, braccia e gambe. Tuttavia, non
ci troviamo davanti a corpi mutilati, a frammenti umani. È
attraverso l'uso della sfaccettatura che l'artista restituisce ai
torsi muliebri l'unità dinamica della loro essenza, il loro centro
più luminoso.
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Ultimo
aggiornamento:
13-10-22
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