"All’inizio degli anni Sessanta dipingevo quadri e rapide
scritture che, distese sulle tele, formavano paesaggi fantastici.
Ancora oggi traccio i miei segni alla ricerca di una “mia
territorialità”, sempre più residua, in cui coltivare i miei
desideri... Tracce che vanno scomparendo, souvenir di esperienze
passate, pagine di un diario di esploratore delle periferie urbane,
di territori e paesaggi coltivati pazientemente in un vaso".
(Ugo La Pietra)
Questa dichiarazione di Ugo La Pietra racchiude in modo esemplare il
suo percorso artistico che lo ha visto, fin dagli anni Sessanta con
il Gruppo del Cenobio, protagonista della scena artistica milanese,
e poi italiana e internazionale. Il suo personalissimo segno, che lo
accompagna negli oltre cinquant’anni di attività artistica e di
ricerca, è un segno definito “randomico” da Gillo Dorfles: un
segno, cioè, che procedendo libero da qualsiasi definizione e
incasellamento (espressione quindi perfetta del suo autore) conduce
a nuovi punti di vista e a ribaltamenti di senso, un segno sempre
alla ricerca di nuovi percorsi, un segno che è una continua
scrittura e ri-scrittura della realtà osservata e attraversata
dall’artista. La realtà, così attraversata, disegnata e definita,
diventa finalmente per l’artista “territorio” personale: la ricerca
approda a una propria realtà, a una propria territorialità.
La Pietra, attraverso il suo segno acuto e allo stesso tempo lieve,
compie il suo viaggio spaziando dalla raffigurazione caotica della
città nel flusso continuo del suo scorrere quotidiano, fino ad
approdare alla serenità di un ideale paesaggio naturale, di un
personale giardino.
Il focus di opere su “La mia territorialità”, comprende opere
realizzate con diversi medium: tele, disegni, ceramiche incise a
mano e dipinte.
Nella serie di acrilici su tela dedicati alla città (“La città
scorre ai miei piedi”, 100x100 cm, 2010/2018), l’artista interviene
sulla tela stendendo campiture di colore sovrapposte dalle quali
ricava, graffiando il colore ancora fresco, minuziosi disegni di
città contemporanee: grattacieli, campanili, fabbriche, cupole,
ponti, strade, residui di verde pubblico, camini fumanti si
rincorrono in un flusso continuo e caotico.
“La città cresce come un fiume in piena” – ci dice l’artista – e
manca di una pianificazione urbana che metta al centro l’uomo. Con
la tela “Bosco in città” (70x50 cm, 2013) ci mostra come il verde,
usato nelle città solo come elemento ornamentale, sia invece capace
di riprendersi una rivincita sul costruito, diventando esso stesso
“architettura”.
Nelle tele “Territori” (100x100 cm) e “Itinerari” (60x60 cm)
l’artista esce dalla città, proseguendo in un percorso “alla
deriva” (pratica cara ai surrealisti, cui l’artista fa spesso
riferimento): in questo caso il suo segno graffia sulla tela linee
che definiscono campiture disegnate in una prospettiva a volo
d’uccello: La Pietra ci mostra il paesaggio italiano, racchiudendo
in ogni frammento identità diverse e uniche che lo caratterizzano e
caratterizzano la nostra cultura ricca di “diversità”. Anche nella
serie di disegni “Itinerari” (2000), realizzati a china su carta con
delicati interventi a matita sui toni del beige e del rosa,
l’artista traccia segni che definiscono campiture di un paesaggio
naturale: distese d’erba attraversate da un sentiero, campi di grano
arati da poco e pronti per accogliere la semina, e un ruscello lì
vicino che li attraversa. È nell’installazione “Libri aperti”
(2006/2008) che, infine, il segno di La Pietra conclude idealmente
il viaggio. Una serie di libri in terracotta ingobbiata e incisa a
mano raffigura il suo territorio ideale: un paesaggio naturale, una
casa con un piccolo orto, “segni” che rappresentano una natura non
ancora del tutto estinta, e quindi pazientemente coltivata e creata
dalla mente e dalla mano dell’artista.
UGO LA PIETRA Artista, architetto, designer, nato nel 1938, vive e
lavora a Milano. Si definisce ricercatore nel sistema della
comunicazione e delle arti visive, muovendosi contemporaneamente nei
territori dell’arte e del progetto. Instancabile sperimentatore, ha
attraversato diverse correnti artistiche (dalla Pittura segnica
all’Arte concettuale, dalla Narrative Art al Cinema d’artista, dalla
Nuova scrittura all’Architettura Radicale) e utilizzato molteplici
medium, conducendo ricerche che si sono concretizzate nella teoria
del “Sistema disequilibrante”. Realizza ambienti sperimentali nel
1968 alla Triennale di Milano e nel 1972 al Museum of Modern Art di
New York; è curatore della Sezione Audiovisiva alla Triennale di
Milano del 1979, della mostra “Cronografie” alla Biennale di Venezia
del 1980, della Sezione “Naturale-Virtuale” alla Triennale di Milano
del 1996. Vince il Compasso d’Oro per la Ricerca nel 1979 e il
Compasso d’Oro per la Carriera nel 2016. Sue opere fanno parte delle
collezioni permanenti del MoMA di New York e San Francisco, del
Centre Pompidou di Parigi, del Museo di Arte Moderna di Saint-Étienne,
della Neue Galerie di Graz, del museo ADAM di Bruxelles, del Museo
di Arte Contemporanea di Zagabria, del Museo Nazionale di Arte
Moderna di Tokio e Osaka, della Fondazione Cineteca Italiana di
Milano, del FRAC Centre di Orléans, del MIC di Faenza, del Museion
di Bolzano, del Museo del Novecento di Milano e del Museo del Design
della Triennale di Milano, del MA*GA di Gallarate, del MAC di
Lissone.
giovedì 5 marzo ore 21: incontro con l’artista. Introduce Giovanna
Canzi Ugo La Pietra presenterà tre libri (Manfredi Edizioni) in cui
ha raccolto gli incontri (dagli anni Sessanta ad oggi) con artisti e
intellettuali che hanno condiviso con lui istanti di vita. Relazioni
profonde, occasionali, istantanee, significative, conflittuali, in
un affresco realizzato con furia, minuzia e ironia.
Ugo La Pietra
– La mia territorialità. Itinerari di ricerca attraverso il segno
Dal 16
febbraio al 07 marzo 2020
LeoGalleries
Monza, Via Raffaele De Gradi, 10, (Monza e Brianza)
T+39 0395960835 info@leogalleries.com www.leogalleries.it
Orario di apertura
da martedì a venerdì 15-19; sabato 10-13 e 15-19
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Ultimo
aggiornamento:
13-10-22
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