"Artista
vigoroso ed incisivo, Aaltona risente dello studio dei
Fiamminghi come dei pittori rinascimentali italiani, avendo
superato l'impressionismo francese per abbracciare un
espressionismo tutto suo, improntato ad una cromatica
efficace, qua e là saporosa di vivaci accenti, ricca com'è
di di pastosità pura, stemperata da una pennellata sagace e
quanto mai armoniosa. Gli è che Aaltona fa appello a tutte
le forze sue culturali, possedendo altresì il gusto del buon
taglio dell'opera, una incisività di toni giammai stridenti,
nonchè un occhio attento ed una potenza recettiva
singolarissima.
Incline
alla "scena", amante delle composizioni religiose, il Nostro
stende cromi e linee con un misticismo lirico a volte
toccante, specie nel racconto biblico, nelle esaltazioni
evangeliche. La sua dialettica è libera, nè risente di
quell'accademismo purtroppo solito negli esecutori di temi
sacri, sciorinando il suo cromatico periodo attraverso note
spontanee ben stese, dopo una attenta riflessione interna,
lotta e tenzone tra il suo spirito mistico e la sua ragione
meramente pittorica. Egli pertanto ha informato la sua
pittura ad un espressionismo singolare, risultato dal suo
prediligere i soggetti sacri, composti sui dettami delle
parabole del Vangelo e sulle descrizioni delle tappe più
salienti della vita di Cristo. La sua maniera è la
risultanza d'un misticismo non già esasperato, bensì
elaborato e lirico allo stesso tempo. Una descrittiva pacata
ed ardente insieme, raccontata da una vivacità cromatica su
una schematicità lineare disinvolta e scorrevole. Aaltona
sacrifica la parte per l'assieme, il dettaglio per la scena,
preferendo le risultanze f'effetti all'acume del
particolare.
Più
che impressionista egli è espressionista, poichè mentre per
la prima maniera avrebbe dovuto esaltare l'oggettività della
sensazione, l'Artista ha preferito invece porre in luce la
soggettività dell'espressione. Ma nell'espressione ha
smussato gli angoli della teatralità drammatica, per
abbracciare una condotta misticissima che, restando nel mero
campo pittorico, gli permette un sagace attardarsi sul
soggetto sacro per nulla intaccando lo scettro dei suoi
conquistati allori pittorici." Testo di Aurelio T. Prete
Tratto dal volumetto
AALTONA
della collana Artisti d'Oggi, pubblicato nell'ottobre del 1956 a
cura della ERS, Roma.
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